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Avverto una fitta alla tempia.

Il Marchese urla spaventato, sollevandomi il busto. Mi appoggia al suo petto, e un gemito di dolore esce dalle mie labbra.
<< Signorina Gea, mi sentite? Potete muovervi?>> domanda di fretta, mangiandosi le parole.

<< signorina Gea, mi sentite?>> ripete posizionando due dita sul mio collo.
Strizzo gli occhi per il dolore, mentre provo ad alzarmi.
<< Sto bene.>> dico, ma il dolore aumenta sempre di più.

Sposta i capelli dalla mia fronte.
<< state perdendo molto sangue>>

Schiudo le labbra, mentre mi solleva da terra. Il suo calore, mi riempie l'anima.

<< solo un'incosciente poteva fare una cosa del genere.>> mi rimprovera.

<< sempre meno grave di licenziare colei che vi ha cresciuto.>> mi difendo aprendo gli occhi. Il suo profumo mi destabilizza, la barba invece mi provoca. Adagia il mio corpo sul prato davanti al laghetto, prende un po' d'acqua pulendomi la ferita.
<< Siete come i bambini...>>
<< non potete stare senza sorveglianza, altrimenti vi ferite.>> mi brontola, premendo più forte per bloccare la fuoriuscita di sangue.

<< Ahi...>> sussulto spostando la sua mano.

<< Che testarda.>> si alza in piedi.

Cosa ha detto?

Seguo il suo movimento e per un attimo perdo l'equilibrio.
<< invece voi saccente.>>

Ingrossa la mascella.
<< non lo sarei, se vi limitaste a seguire le regole.>>

Allargo le narici.
<< ormai non dovrò più farlo..>>
<< mi avete cacciata, non ricorda?>> ci fissiamo e siamo un centimetro l'uno dall'altro.

Alza un dito << vi-siete-licenziata.>> puntualizza a denti stretti.

<< non lo avrei fatto se voi..>> mi fermo a causa di un'altra dolorosa fitta.
Mi tengo la fronte mettendoci un po' d'acqua.

Mi afferra il viso, ma io mi allontano.

Sospira esausto.
<< eh va bene!>>
<< nessuno lascerà la casa.>> mette le mani sui fianchi.
<< adesso fatemi controllare.>>

Assottiglio lo sguardo.. non sono del tutto convinta.

<< per favore.>> aggiunge a fatica.

A queste parole mi lascio toccare.
Dei brividi percorrono la mia schiena.
I suoi occhi sono precisi e attenti, il naso sembra scolpito da uno scultore e le labbra.. sono morbide, ma allo stesso tempo selvagge, mi sento inspiegabilmente attratta.. soprattutto dalla piccola cicatrice in basso a sinistra.
Mi avvicino sempre di più, fino a sfiorarle... lui le schiude dalla sorpresa, allontanandosi da me, infastidito.

prendo atto di ciò che ho fatto, arrossendo. << io- non so.>> blatero.

<< è colpa della botta.>> si lecca le labbra, prima di tornare verso il suo cavallo.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora