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Sto lavorando insieme ad Ernesto, quando si avvicina Gio con una cartuccia di tabacco tra le labbra.
<< Buongiorno.>> saluta entrambi appoggiandosi con la gamba al tavolo.

Lo salutiamo anche noi.
<< Come mai da queste parti? Veronica è dall'altra parte della villa.>> lo prendo in giro facendogli l'occhiolino.

Mi fuma sul viso, facendomi tossire.
<< Come sei spiritosa.>> aggiunge.

<< Se lo rifai un'altra volta, te la butto per terra.>> lo avverto alzando l'indice.

Non si cura della mia minaccia, ma si gira dall'altra parte.
<< A proposito di fidanzati... il tuo è parecchio nervoso.>>
<< Il povero Matteo, si è preso un bel cazziatone.>>

A queste parole mi blocco.
Alzo lentamente gli occhi.
<< Cosa ha fatto?>> chiedo per capire la situazione.

Alza le spalle.
<< Niente di che, però continuava a rimproverarlo per qualsiasi cosa.>>
<< è arrivato persino a dirgli che non svolge seriamente il suo lavoro.>> Gio mi mette a conoscenza della situazione e non credo mi stia mentendo, visto che non sa nulla al riguardo.

Mi tocco i capelli.
Non voglio che Matteo passi brutti momenti a causa mia. Devo aggiustare il tiro.

<< Non preoccuparti... avrà avuto una giornataccia.>> dice Giovanni ignaro di tutto.

<< Sarà...>> rispondo avviandomi poi in biblioteca, sicuramente sarà lì.

Apro la porta senza bussare. Lo trovo a camminare avanti ed indietro, mentre con le dita si tortura il labbro inferiore.
Appena mi vede, si ferma.
<< Buongiorno Gea.>> cerca di riprodurre un sorriso.

<< Tutto bene?>> vado al dunque, incrociando le braccia al petto.

Si gratta la barba... è nervoso.
<< Si certo, non potrebbe andare meglio di così.>> prorompe allargando le braccia, è visibilmente irritato.

<< E con Matteo?>> domando, per sentire cosa ha da dire.

Si volta, riprendendo a camminare.
<< Cosa vuoi che ti dica? Non è nei miei pensieri tutto il tempo.>> si siede sulla poltrona, mostrando sicurezza.

<< Ah si? Eppure ho saputo che lo avete sgridato.>> getto la bomba.
Il suo viso diventa pallido.
Ha finito di fare il fenomeno?

Si alza in piedi.
<< E quindi? Sapete che tengo al lavoro dei miei dipendenti.>>
<< se sbagliano è giusto che glielo faccia notare.>> cerca di giustificarsi, ma si sta solo arrampicando sugli specchi.

Mi avvicino di qualche passo, giusto per guardarlo bene in faccia.
<< Se proverete a dargli ancora fastidio, non vi rivolgerò mai più la parola.>> lo minaccio.

Storce la bocca infastidito.
<< Vedo con mio piacere, che ci tenete a lui.>> ingrossa la mascella.

Annuisco senza esitare.
<< esattamente, quindi stategli alla larga.>> concludo prima di uscire.

Il Marchese di Corvalle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora