Parte 31

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Lascio che risponda al cellulare, mentre mi avvicino al frigo per prendere una bottiglia di vino.
"Non hai lo champagne? Prosecco? Solo il rosso?", le chiedo in modo insistente.
"Fammi rispondere", esclama.
Dal telefono sentiamo il suono di Giovannino, il suo:"iiih", con micetta finale, che stranamente esplode anche in casa. Non che io c'entri qualcosa.
"Mery, mia cara", le dico sorridendo.
Lei incrocia le gambe.
"Ti sei giocata l'unica possibilità che avevi per farmi eccitare", dice irritata.
"Mi dispiace che non sia più divertente", affermo con orgoglio.
Prendo un calice dalla lavastoviglie, verso un po' di vino, bevo e con la lingua bagnata, mi avvento verso la sua genitale.
"Ho un modo tutto mio di farmi perdonare", le do un bacio sul clitoride.
"Ti avverto, che se richiama di nuovo, ti caccio da casa mia".
Le passo la lingua tra le sue sensibili labbra vaginali, geme.
"Adesso, non ti diverte più? Ti divertiva fino a pochi giorni fa. C'avevi messo pure i saltelli..."
"Perchè parli ancora? Non ti piaccio abbastanza da stare zitta ed eseguire?", mi chiede.
"Quanto ti senti bagnata Maria?".
Riprendo il vino, verso due goccetti sulla mia mano e gliela passo sul seno, dopo aver riposto la bottiglia a terra, le suggo i capezzoli.
La vedo avvolta dal più ardente desiderio, di venire, di essere esplorata in ogni sua intimità, ma oggi mi sento abbastanza vendicativa, oggi voglio farle venire i sensi di colpa, più che i sensi di orgasmo.
D'improvviso esplode un'altra miccetta, si spaventa, portando una mano al petto.
"Senti, cretina... anche basta! Se mi fai esplodere casa, io ti faccio esplodere a modo mio".
Le rido in faccia, nel senso più letterale, in modo assolutamente spontaneo, per giunta senza riuscire a smettere.
"Non mi costringere ad utilizzare le manette, quelle rosse. Te le feci vedere anche in diretta nazionale", ribatte.
"Ah, le hai ancora? Ogni tanto, dimentico che conservi anche la copertina di quando avevi tre mesi".
"La conservo per quando avremo una bambina" .
La guardo negli occhi, sospiro, e trattengo le lacrime, a volte mi fa male vedere un bambino e pensare che io non ho avuto la possibilità di averne uno mio.
"Sarebbe stato bello, soprattutto portarla a spasso con Giovannino", sorrido, ma solo per lei, per farla sentire una sognatrice ancora in giovane età.
"Perchè non lo facciamo?", mi chiede.
"Stiamo in menopausa, non scherzare".
"Lo adottiamo, io avrei voluto adottare un altro figlio dopo Gabriele, ma il mio matrimonio con Maurizio, non è sempre stato rose e fiori. Ho aiutato Luciana, nell'adozione".
"Aiutasti anche me, non ebbi fortuna. Non me ne faccio un problema, non tutte le donne hanno bisogno di un figlio per sentirsi complete. Poi ce lo darebbero già in età adulta, avrebbe quasi 18 anni. Che ce cresciamo? Una persona già cresciuta?"
"Insegnargli altre prospettive di vita non sarebbe male".
"Senti Maria, al massimo adottiamo un cane insieme. Adottare un figlio alzerebbe un polverone, sul mio tradimento, sulla tua omosessualità. Non è razionale, dovremmo andare all'estero, non mi va di lasciare Roma".
"Perchè a te non piacerebbe svegliarti con due bambine, una di quattro anni e l'altra di nove, guardare l'alba insieme, accompagnarle a scuola".
"Tu hai già fatto tutto, senza dirmelo vero? Come tuo solito. Cosa potevo aspettarmi da te. Incoscienza. Maria, ho ancora in corso il mio matrimonio, non si sa quando divorzieremo, casa già sembra uno zoo con tutti gli animali. Tu al posto di pensare che hai l'età per diventare nonna, pensi a costruirti una famiglia con me?"
"Che c'è di male? Non ti sta bene? Sai quante persone della nostra età diventano genitori?"
"Sono uomini", ribadisco.
"Parità di genere", controbatte.
"Siamo in Italia, non sarebbero tutelate", affermo.
"Sarebbero amate", dice con voce stanca.
"Scendi dalle nuvole, svegliati, Maria mia... vivi nel mondo reale".
"Tu dovresti vivere un po' nel mio mondo".
"L'hai fatta o no, sta adozione?"

Ogni stella merita di brillareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora