Parte 68

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"Dobbiamo parlare Sabrina"

"Te devi parlare prima con te stessa, amore caro!", dico irritata.

"Sabrina io..."

"Tu sti cazzi Maria!", la interrompo.

"Ti va di parlare?", mi domanda.

"Se nun te ne vai te do papagna, ca ta ricordi pe tutta a vita".

"Perchè?"

Insiste, non si arrende, persevera ed io davvero mi sto infuriando.

"Per quello che mi hai detto a casa mia, adesso te stai con Barbara. Non venire più a casa mia a dirmi quelle cose, a dirmi che mi vuoi scopare Maria. Te a letto, nun me ce porti più", dico dirigendomi verso l'uscita del bagno. Lei mi ferma con un braccio.

"Sabrina, ti prego, fallo perchè ci conosciamo da 17 anni".

"Ho fatto troppe cose, che non farei con nessuno. Abbiamo rovinato la nostra amicizia, scopandoci e nemmeno te ne rendi conto. D'altronde che te frega! So sempre io quella ingenua".

Inizio a piangere, lasciando che il mascara coli sul mio viso.

"Non piangere!", dice asciugandomi le lacrime, le sposto la mano.

"E' colpa tua, fia de na brava donna, perchè tu madre lo era davvero, tu no, tu sei na... meglio che nun to dico, me sembra che tu mi abbia già riempita di belle parole, stamattina, a casa mia".

"Tu lo sai che sono innamorata di te, non l'ho detto con cattiveria. So che hai vinto anche il David, io il 3 maggio, voglio essere li', accanto a te. Sabrina, mettiamo fine a cose che non riguardano noi due".

"Te presentavi con un mazzo de fiori, te mettevi un bel vestito, te facevi da dai tuoi amici il numero di Eva, le scrivevi e lasciavi Barbara, te presentavi qui. Magari ce potevo pensa', te potevo di' de si".

"Sono una cogliona, non posso dirti che non ti voglio più, se non è la verità!".

Mi fa una carezza sul viso, le afferro la mano e porto il suo braccio dietro la mia schiena, lei mi abbraccia, appoggio il mio viso tra l'incavo del suo collo. Ci guardiamo negli occhi, le nostre anime tremano entrambe.

Continuando a restare abbracciate, entriamo in una stanza, ci baciamo con molta foga. Maria mi sbottona la cerniera del vestito, io le tolgo la giacca, sbottonando il suo pantalone.

Lascio cadere il vestito a terra, sono di nuovo nuda, davanti a lei, desideriamo fare l'amore, come due ragazzine, in un posto scomodo, ma qualcosa ci frena.

"Non sarei leale se mi approfittassi di te, devo farmi perdonare".

"Ti sembra il momento di dirlo, Maria, sono nuda, e tu me vieni a dire che devi farti perdonare. Te stai a gioca, sai che chi gioca se squaglia viva, vuoi questo?!", dico rialzo il vestito e sistemandolo.

"Te sembro bella per scopare con un'altra donna?".

Maria resta impassibile, non sa come rispondermi.

"Chi tace acconsente!", le dico seccata.

"Non mi fare questo", dice sussurrando, indifesa, Maria.

"E' quello che tu me fai da almeno un paio de mesi. Non te voglio ricambia il favore, voglio solo andare avanti!".

Ogni stella merita di brillareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora