"You look so wonderful in your dress
I love your hair like that
The way it falls on the side of your neck
Down your shoulders and back."
TENERIFE SEA – ED SHEERANBLUE
Lessi il messaggio nello stesso istante in cui il Big Ben, poco lontano da me, scoccava l'ultimo rintocco delle 10 di mattina di quel fin troppo caldo sabato di luglio.
Ero in ritardo.
Sudata e tremendamente in ritardo.
Sporsi la testa fuori dal finestrino per cercare di capire quale fosse la causa del traffico che stava intasando il centro di Londra, ma ci rinunciai subito, tornando immediatamente a sedermi sul sedile della mia Cinquecento bianca.
Faceva caldo, avevo sete ed ero incazzata.
Allungai la mano verso la radio e premetti il tasto PLAY, sperando che un po' di buona musica sarebbe riuscita a distrarmi e a portarmi in un'altra dimensione. Magari un mondo in cui la gente era sempre puntuale e non esisteva il sudore.
Loving can hurt, loving can hurt sometimes,
But it's the only thing that I know.Chiusi gli occhi, cullata dalla dolce voce di uno dei miei cantanti preferiti, quando il forte rumore di un clacson mi risvegliò ed in pochi istanti mi ritrovai a picchiare la fronte sul volante della mia auto.
Qualche deficiente mi aveva tamponata.Feci una smorfia per poi aprire la portiera e precipitarmi al di fuori della vettura, con ancora una mano sulla fronte. Scesa, la prima cosa che vidi fu il retro della mia macchina, completamente ammaccato.
"Perché cazzo non sei partita quando si è mossa la colonna davanti a te?"
La voce di un ragazzo arrivò roca alle mie orecchie, attirando la mia attenzione, per cui mi voltai verso di lui.
Lo riconobbi subito.
Era il famoso Harry Styles, che faceva sciogliere i cuori di migliaia di ragazze. Si sarebbe facilmente sciolto anche il mio (dato il caldo allucinante che c'era quel giorno), ma la smorfia infastidita che aveva dipinta in volto mi fece inarcare le sopracciglia e solo in quel momento immagazzinai le parole che aveva pronunciato poco prima.
"Come scusa?" chiesi leggermente alterata.
"Mi stai facendo arrivare tardi ad una cerimonia", disse semplicemente facendo scorrere il suo sguardo su tutta la mia figura. Il disprezzo era palpabile nelle sue parole.
"Fammi capire un secondo", iniziai poco amichevolmente, facendo qualche passo verso di lui e togliendo la mano dalla fronte per indicarlo. "Tu non solo mi hai tamponata senza degnarti di chiedermi se stessi bene, ma ora pretendi anche di potermi dare la colpa perché arriverai in ritardo ad una stupida cerimonia?" chiesi sarcastica arrivando a circa mezzo metro da lui e puntandogli un dito al petto. "Mi prendi in giro?" conclusi, cercando di ignorare dei fastidiosi brividi che mi percorsero tutta la schiena fino ad arrivare al collo, non appena il mio dito entrò in contatto con il suo corpo tonico sotto la camicia sottile che stava indossando.
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photograph
FanfictionPoi mi rivolse quello sguardo. Il mio sguardo. Quello di cui avrei voluto possedere una foto, da osservare e riosservare nei momenti bui. Vi riversava tutte le proprie sensazioni e poi me lo donava, in tutta la sua disarmante purezza. "Ti aspetterò...