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"Let's have an adventure
Head in the clouds but my gravity's centered
Touch my neck and I'll touch yours."
THE NEIGHBOURHOOD – SWEATER WEATHER

ALASKA
"Non puoi stare qui sotto..."

"Non è quello che dicevi l'altro giorno."

"Questo è un colpo basso." Risi, per poi voltarmi nella sua direzione. La flebile luce a neon si rifletteva sui suoi capelli biondo platino, freschi di parrucchiere e spettinati a regola d'arte.

"Bei capelli", commentai. Le mani formicolavano per la voglia di infilarsi in quel groviglio di luce.

Lui si avvicinò con passo felpato, prendendomi per i fianchi e spingendomi con il suo corpo contro uno scaffale di vodka.

Le labbra umide e leggermente schiuse mi accarezzarono un guancia, per poi spostarsi sempre più in basso, fino a raggiungere la base del mio collo.

"Mi sei mancata ieri notte." Il suo alito bollente mi fece venire la pelle d'oca e quasi gemetti per il piacere di sentirlo così vicino. Il calore della sue mani sui fianchi mi faceva ardere dall'interno.

"Una parte in particolare?"

"Mmmh, si. Questa." La sua lingua stuzzicò la parte più sensibile del mio collo e le mie mani si aggrapparono ai due lembi del suo giubbotto di pelle da motociclista, aperto sulla t-shirt dei My Chemical Romance tutta strappata.

Mi succhiò la pelle come avrebbe fatto con una pesca matura, mordicchiandola con gusto. Sarebbe di certo rimasto il segno, ma, in quel momento, il mio cervello non avrebbe potuto pensare razionalmente nemmeno di fronte ad una crisi di portata mondiale.

Le sue dita si avventurarono sotto la mia maglietta con il simbolo del pub, proprio mentre la sua lingua iniziava ad esplorarmi la bocca.

Feci scivolare le dita dal suo petto all'allacciatura dei jeans, guadagnandomi un gemito di approvazione mentre il suo corpo aderiva con voracità al mio.

Slacciai il bottone dei suoi pantaloni e abbassai la cerniera. Le sue mani superarono il ferretto del reggiseno e si chiusero sui miei seni, sotto cui il cuore palpitava di eccitazione. Infilai una mano nell'elastico dei suoi boxer e dalla sua gola provenne un verso indefinito, gutturale, quasi paragonabile a quello di un animale a caccia. "Cristo, Alaska", aggiunse poi.

Io sorrisi sorniona sulla sua bocca e, in tutta risposta, lui separò le mie gambe con una delle sue e spostò una mano sull'allacciatura dei miei jeans, che si aprì in pochi secondi ad opera delle sue dita esperte.

Dovetti sfilare la mano dai suoi pantaloni per aggrapparmi con entrambe le braccia alle sue spalle, scossa da fremiti di piacere, mentre le sue dita si muovevano sopra il tessuto delle mie mutandine.

Era una gara di provocazioni, di lussuria. E lui stava decisamente vincendo.

Cercai di svincolarmi dalla sua stretta per sfuggire alle sensazioni che il suo tocco mi trasmetteva, ma lui risaldò la presa, stringendomi la vita con il braccio libero.

"Dove scappi?" esalò in un sospiro.

Quando le sue dita iniziarono a scostare il bordo delle mutandine, gemetti e infilai le unghie nella pelle della sua giacca.

Un rumore però, richiamò la mia mente libidinosa alla realtà e dei passi che si avvicinavano mi spronarono ad allontanare Michael, spingendolo dietro il muro della cantinetta a forma di elle.

Quando Malcom, il mio capo, entrò, non si rese neanche lontanamente conto della presenza di Michael.

"Alaska?"

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