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"Wish that we could be alone now
We could find some place to hide
Make the last time just like the first time
Push a button and rewind."
SUMMER LOVE – ONE DIRECTION

GEMMA
"Chiama qualche volta" , raccomandò mamma ad Harry, abbracciandolo con trasporto.

Mio fratello aveva ritardato la partenza per il tour il più possibile, ma doveva essere a Barcellona per la mattina seguente. Perciò, tolto il tocco e la toga, mi ero subito precipitata in aeroporto per salutarlo.

Nostra madre teneva moltissimo a quella nuova piccola tradizione: trovarci tutti e tre prima di ogni partenza di Harry da Londra, per un ultimo, piccolo, abbraccio.

Beh, in realtà non era l'unica che ci teneva. Lei si separava da un figlio, ma io mi separavo da un fratello, un confidente, il mio migliore amico.

Quando nostra madre mise fine all'abbraccio, Harry si voltò dalla mia parte, un sorriso triste sulle labbra, lo stesso che vi si dipingeva ad ogni ricorrente partenza.

Gli gettai di slancio le braccia al collo e lui mi strinse con forza di rimando. Per quanto ci prendessimo in giro a vicenda e fingessimo di non sopportarci, ci volevamo un bene enorme, un bene talmente grande da essere in grado di strisciare sotto pelle indisturbato, giungendo poi fino al cuore, sede della vita.

"Mi mancherai, ritardato" , gli dissi affettuosamente, sciogliendoci da ogni sentimentalismo. Tra noi era così: le porte del cuore si aprivano e si sbarravano in un batter di ciglia.

"Anche tu mi mancherai, Gem." Mi trattenni a fatica dall'aggrottare le sopracciglia; il mio vero fratello avrebbe sicuramente risposto al mio lieve insulto con uno ancor più colorito.

Forse fu proprio in quel momento che notai nel suo sguardo un certo turbamento. Pareva lo stesso Harry di sempre, ma i suoi occhi, racchiusi in quel viso tanto simile al mio, sembravano portare un nuovo peso senza nome.

"Vai, tesoro. O perderai l'aereo" , lo esortò nostra madre, apprensiva.

Io alzai il pollice e lui si voltò, entrando nel tunnel di imbarco; prima di sparire alla vista, però, si voltò ancora una volta, regalandoci un bacio volante, che mi fece scoppiare a ridere. Sempre il solito.

Negli occhi di nostra madre lessi tutta la preoccupazione e il dolore di una madre che si ritrovava costretta a schiudere la presa su una delle proprie creature, gettandola in pasto al grande e cattivo mondo.

"Forse è il caso che raggiunga Robin in auto. Si annoia da solo" , mi informò mamma, alzando gli occhi al cielo e aggiungendo in un sospiro rassegnato: "Uomini."

Io ridacchiai e la vidi allontanarsi con passo sicuro.

Grinta, allegria, eleganza, un pizzico di pazzia. E se vi si aggiungeva un grande cuore, si aveva il ritratto di mia madre e, forse, dell'intera famiglia.

L'aeroporto era quasi deserto e mi chiesi cosa ci facessi ancora lì, in piedi davanti alle partenze, come in attesa di un'imminente calamità naturale.

Una vocina nella mia testa non faceva altro che sussurrarmi un nome in risposta, ma mi stavo sforzando ardentemente di ignorarla sin da quando avevo messo piede in quel posto.

E poi, la calamità naturale, giunse. Un tornado nello stomaco. Un terremoto tra i pensieri. Una tempesta nel cuore.

La figura slanciata di Ashton apparve da dove Harry era sparito pochi minuti prima e il suo sguardo cominciò a scandagliare l'enorme sala d'attesa.

Sapeva che Harry sarebbe partito a quell'ora.

Sapeva che sarei andata in aeroporto.

Sapeva che stavo aspettando solo lui.

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