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"We don't have to be ordinary
Make your best mistakes
'Cause we don't have the time to be sorry
So baby be the life of the party."
LIFE OF THE PARTY – SHAWN MENDES


BLUE

Scesi le scale lentamente, attenta a non cadere dai tacchi neri eleganti che ero solita indossare in occasioni speciali, come quella: il compleanno di una ragazza che avrebbe potuto diventare importante per me, se solo mi avesse lasciata entrare nella sua vita.

Ci speravo.

Non appena raggiunsi il cortile interno, inspirai profondamente, cercando di calmarmi.

Non potevo permettere che la gente venisse a sapere delle mie debolezze. Non volevo le usassero contro di me, non volevo apparire debole ai loro occhi.

Odiavo sentirmi debole perché odiavo l'insicurezza, eppure ne ero piena.

Nonostante tentassi con tutta me stessa di nasconderlo, a volte proprio non ce la facevo e il panico s'impossessava di me. C'erano volte in cui guardandomi intorno, tutto ciò che vedevo era perfezione, mentre osservando il mio riflesso allo specchio, l'unica cosa che mi veniva spontaneo fare, era romperlo lo specchio, per non essere mai più costretta a vedere quell'immagine.

Ed era proprio quello che mi era successo quella notte, durante la festa.

Mi guardavo intorno e mi sentivo fuori posto: un'estranea in un mondo che non mi apparteneva.

Scossi la testa, cercando di scacciare quei pensieri dalla mante, e mi avvicinai al minivan di Ashton.

Aprii la portiera scorrevole sulla sinistra e salii, entrando nel retro spazioso che lui stesso aveva adibito a salotto.

Ero certa di aver dimenticato li la mia polaroid quando eravamo arrivati. La portavo con me ovunque, era un regalo di mio nonno. Mi piaceva scattare ogni tanto delle istantanee che avrei potuto conservare come un tatuaggio per tutta la mia vita.

Mi guardai intorno nervosamente, spostando ogni singolo oggetto mi capitasse a tiro per essere certa non si trovasse proprio sotto di esso.

D'un tratto, mettendo da parte un cuscino, la trovai.

La mia polaroid ed accanto ad essa un pacchetto di Lucky Star, probabilmente le sigarette di Ashton.

Mi stupii di me stessa quando presi entrambi per poi sedermi sul pavimento del furgoncino, lasciando le gambe penzolare verso l'esterno.

Estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la portai alla bocca, prendendola tra le labbra screpolate.

Mi bloccai chiudendo gli occhi per un istante, per poi riaprirli e decidermi ad accenderla una volta per tutte.

Non era niente di che, lo sapevo, solo una sigaretta, eppure per me e la mia maschera da brava ragazza, quella sigaretta rappresentava tutto.

"Me ne passi una?" Una voce bassa e roca mi fece tornare alla realtà.

"Tu non fumi", dissi semplicemente alzando gli occhi verso l'ammasso di ricci disordinati che era il ragazzo in piedi di fronte a me.

"Nemmeno tu", rispose lui quasi in un sussurro prendendo posto accanto a me.

Non appena lo fece, il suo ginocchio sfiorò il mio e dei brividi attraversarono tutto il mio corpo, facendomi improvvisamente sentire fuori posto, ancora.

Prese il pacchetto di sigarette che avevo posato in grembo e ne estrasse una, portandosela alla bocca.

Osservai le sue labbra e come in una serie di flashback, ricordai come quelle stesse labbra mi avevano fatta sentire.

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