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"It's been raining since you left me
Now I'm drowning in the flood
You see I've always been a fighter
But without you I give up
Now I can't sing a love song
Like the way it's meant to be
Well, I guess I'm not that good anymore
But, baby, that's just me
And I will love you, baby, always."
ALWAYS – BON JOVI

MICHAEL

Parcheggiai, per la seconda volta quel giorno, di fronte al palazzo di Calum. Non ci potevo credere: Mali mi aveva incastrato anche per quella sera.

Avevo cercato di farle capire che avevo altri piani, ma, quando ci si metteva, Mali era davvero insistente. Non sapevo perché ci tenesse così tanto a passare la serata con me, dato che non avevo fatto altro che snobbarla per tutto il giorno.

Scese dall'auto incamminandosi verso l'entrata del palazzo, con me alle calcagna.

"Cosa mi devo mettere?" mi chiese una volta entrati, premendo il tasto di richiamo dell'ascensore.

"Quello che vuoi", le risposi, non sapendo ancora dove saremmo andati. Di certo non a fare una passeggiatina romantica in riva al Tamigi: era passato il tempo in cui il mio cervello pensava a Mali in chiave romantica. Passato da un pezzo, ormai.

Entrando in ascensore, non potei trattenermi dal lanciare un'occhiata all'immagine di noi due riflessa nello specchio. Per anni avevo sognato di vederci in quel modo, spalla a spalla, a portata di abbraccio.

Peccato che Mali avesse preso in considerazione una storia tra noi due quando ormai era troppo tardi. Feci un passo da parte, per allontanare le nostre braccia, così vicine da sfiorarsi, improvvisamente interessato ai pulsanti dell'ascensore.

Vidi la sua espressione delusa riflettersi nello specchio. Dovevo aver avuto la stessa espressione quel giorno, quando lei era saltata al collo del suo ragazzo del tempo come se non fosse successo nulla. Come se la notte precedente non avesse minimamente scalfito l'andamento della sua vita.

Non dimenticherò mai la sensazione che provai. Mi ero sentito scomparire. Avevo percepito la mia inutilità scorrermi addosso.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono, fui il primo a sgusciare fuori e ad incamminarmi verso la porta dell'appartamento di Cal.

Mali estrasse le chiavi dalla borsa e fece scattare due volte la serratura, aprendoci la via.
Io puntai direttamente al divano di pelle nera, così comodo da sembrar essere stato creato appositamente per le tue chiappe. Di certo, le mie, ormai ci avevano lasciato l'impronta, data la quantità spropositata di tempo che ci passavo seduto a giocare alla Play Station con il mio migliore amico.

"Fai con comodo", le dissi, appoggiandomi al morbido schienale di quell'abbraccio di gommapiuma.

Lei si limitò a lanciare la sua borsa al mio fianco e a dirigersi verso la camera da letto degli ospiti.
Appena fu sparita alla vista sbuffai, infilandomi le dita tra i capelli. Avevo bisogno di una bella doccia calda e di... di... sesso. Volevo un bel paio di cosce in cui affogare i brutti pensieri. E, questa volta, le cosce che bramavo avevano un nome.

Lanciai un'occhiata all'orologio digitale vicino al televisore a schermo piatto. Non era troppo tardi per dileguarmi.

Mali avrebbe rotto un po' le palle a Calum, ma, alla fine, si sarebbe rassegnata e lui con lei.
Lanciai un'occhiata alla porta della stanza occupata da Mali. Proprio nel momento in cui i miei occhi vi si posarono sopra, questa si spalancò e una Mali-Koa in biancheria intima con un vestito ripiegato fra le braccia ne uscì, per raggiungere il bagno posto di fronte alla sua stanza.

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