"You'd rather leave it broken
Then own an empty heart
We were better left unspoken
Then a million miles apart
It's torture here in this space between
As you're loving an leaving me
You say there's nothing left to fight for
Cause it feels like too much
Your heart is afraid to want more
Of the pain you left to touch."
WAR IS LOVE – BOBI ANDONOVDANNY
Al lavoro. Dove avrei dovuto essere, d'altronde?
Io ero solo forza lavoro, nient'altro. Il lavoro chiamava, Danny arrivava. E Danny arrivava sempre, anche se avrebbe dovuto essere all'aeroporto a salutare una delle sue più care amiche.
"Danny, quanto gin devo mettere nell'Havana?" mi chiese Lucy, il nuovo acquisto del Dirty Shame, la nuova barista parttime assunta da Malcom.
Misi le fette di limone nei Margarita che mi avevano ordinato, mi pulii le mani nel grembiule e, dopo aver afferrato la bottiglia di gin, ne versai, a occhio, la giusta quantità nello shaker di Lucy. Tutto questo tenendo lo Smartphone in una mano.
"Oh, grazie", esalò la barista fin troppo gracile, spostandosi dietro le orecchie i liscissimi capelli castani e sigillando lo shaker.
Lo sguardo mi cadde nuovamente sullo schermo del cellulare, dove il messaggio di Mali giaceva solo, senza risposta.
Merda, non potevo non andare a salutarla. Ma non potevo neanche prendere e andarmene lasciando il locale nelle mani di una barista mediocre e inesperta. O forse... Potevo farlo.
"Lucy?" chiamai la ragazzetta, che piantò i suoi occhi azzurro slavato nei miei, incerta. Aveva l'aria sempre terribilmente confusa. "Devo lasciarti sola per un po'."I suoi occhi da confusi, si tramutarono in spauriti. "D-da sola?"
Mi slacciai il grembiule in fretta e furia e recuperai le chiavi del furgoncino del locale, appese su un gancetto sotto il bancone. Feci per gettarmi verso la porta come una furia, ma esitai un attimo: mi avvicinai a Lucy e le posai una mano sulla spalla. "Ce la puoi fare."
"Spero lei ne valga la pena", sbottò lei, prendendomi in contropiede.
"Come..?"
Lucy mi sorrise, un sorriso candido, ma vuoto. "Una risolutezza del genere non può essere che a causa di una donna", disse, versando i suoi Margarita succosi nei bicchieri. "Vai", mi esortò.
E io andai.
Uscii di corsa dal locale, salendo in un balzo sul furgoncino e partendo qualche secondo dopo aver girato la chiave, senza neanche darmi il tempo di indossare la cintura di sicurezza. Grazie al cielo, quella sera, il traffico di Londra era clemente, così non avrei moltiplicato la gravità del mio ritardo.
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FanfictionPoi mi rivolse quello sguardo. Il mio sguardo. Quello di cui avrei voluto possedere una foto, da osservare e riosservare nei momenti bui. Vi riversava tutte le proprie sensazioni e poi me lo donava, in tutta la sua disarmante purezza. "Ti aspetterò...