"Emotions aren't that hard to borrow
When love's the word you never learned
And in a room of empty bottles
If you don't give me what I want
Then you'll get what you deserve."
GIVE YOU WHAT YOU LIKE – AVRIL LAVIGNEBLUE
"Gemma ti prego, rallenta. Sono stata tutto il pomeriggio in università, ho ancora le gambe atrofizzate!" mi lamentai, tentando di togliere il mio braccio dalla sua presa.
"Siamo quasi arrivate, tieni duro", disse lei, per poi voltarsi, lanciarmi un sorriso e tornare a puntare lo sguardo verso la strada di fronte a sé.
"Mi vuoi dire almeno dove stiamo andando?" tentai ancora, riuscendo finalmente ad allontanare il mio braccio dalla sua morsa.
"Dai, Blue..." supplicò, fermandosi e guardandomi implorante. "Fidati di me."
E come avrei potuto non farlo?
Avrei fatto qualsiasi cosa per lei.
Le sorrisi annuendo, per poi scuotere la testa divertita e seguirla.
Chi l'avrebbe mai detto? Io, Blue Madison Thomas, ero riuscita ad affezionarmi veramente ad una persona.
Avevo avuto brutte esperienze, soprattutto nell'ambito delle amicizie.
Non ero mai stata una di quelle ragazze da film, tutte vestiti firmati e amici popolari. Fino a qualche anno prima, ero una di quelle da cui i genitori ti obbligavano a stare alla larga. Amicizie sbagliate e abitudini pessime.
L'unica amica (o almeno pensavo che lo fosse) che avevo, si era rivelata essere la cosa peggiore che mi fosse mai capitata nella vita.
Perché?
Lei era il centro di tutto, io non ero nulla, io ero sempre e solo l'altra. Vivevo nell'ombra, vivevo la sua vita e non mi rendevo conto che, piano piano, mi stavo eliminando fino quasi a scomparire perfino ai miei di occhi.
Era stata proprio per colpa sua che avevo passato un'intera notte dietro le sbarre e sempre a causa sua mi ero dovuta trasferire a Londra. Non che mi avesse obbligata, anzi, fosse stato per lei mi avrebbe tenuta nella sua ombra per un bel po' ancora... Semplicemente un giorno, finita la scuola, mi ero resa conto che non volevo più continuare così, che volevo cambiare.
Fortunatamente mio nonno era stato d'accordo. Non aveva esitato nemmeno per un secondo.
Lui stesso era andato fino a Londra per trovarmi un appartamento e si era impegnato a pagarmi l'Università con i soldi che aveva tenuto da parte apposta per me.
Dovevo tutto a mio nonno, perfino la vita.
Era stata per tanto tempo l'unica persona su cui potevo contare.
Almeno fino all'arrivo di Gemma.
Quella ragazza era come un tornado di buone intenzioni misto a tanto amore e risate. Le volevo un bene incredibile, soprattutto perché era riuscita a rendere la mia nuova vita a Londra decisamente molto di più che semplicemente vivibile. L'aveva resa mia.
"Ehi bella addormentata, mi senti?" urlò Gemma per risvegliarmi dai miei pensieri, sventolandomi una mano davanti al volto. "Siamo arrivate."
Mi guardai intorno confusa non capendo quale fosse la meta.
Ci trovavamo a Camden Town, in mezzo ad un marciapiede.
"E quale sarebbe la meta?" chiesi, sforzandomi di capire perché mi avesse trascinata di corsa fino a li.
"Prova ad indovinare." La voce di Alaska mi colse alla sprovvista, facendomi saltare dalla paura.
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photograph
FanfictionPoi mi rivolse quello sguardo. Il mio sguardo. Quello di cui avrei voluto possedere una foto, da osservare e riosservare nei momenti bui. Vi riversava tutte le proprie sensazioni e poi me lo donava, in tutta la sua disarmante purezza. "Ti aspetterò...