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"I wish I could stop-stop these feelings,
So much we've been through
You're gone, you're gone my heart is reeling
I'm glad it was reeling for you."
REELING – COREY HARPER


MICHAEL

"Che cazzo ci fate qui?" domandai, sollevando il viso ad osservare quelle due presenze estranee che si erano introdotte in casa mia.

Calum e Mali mi osservavano a distanza ravvicinata, seduti sul pavimento tra il divano in pelle marrone, dove ero sdraiato, e il tavolino laccato nero. Il viso di Calum era a pochi centimetri dal mio, assonnato e contratto in un espressione perplessa, causata dal risveglio poco ortodosso.
Loro scoppiarono a ridere e io nascosi il viso nel cuscino, grugnendo.

"Su, Mikey, sveglia. Zio Cal sta preparando la colazione", sussurrò Calum.

"E' per questo che c'è puzza di bruciato?" chiesi, la voce soffocata dal cuscino color panna.

Uno spostamento d'aria mi fece presumere che Cal fosse balzato repentinamente in piedi. "Merda", sbottò. Io alzai il volto giusto in tempo per vederlo precipitarsi in cucina.

"Ho paura di chiedere cos'abbia combinato..." commentai, sollevandomi a sedere con non pochi lamenti.

"Non chiedere è la soluzione migliore", ribatté Mali, issandosi sul divano e lasciandosi cadere al mio fianco.

"Perché cazzo gli è venuto in mente di venire a casa mia a cucinare?" chiesi, lanciando un'occhiata alla ragazza, che aveva raccolto i capelli leggermente schiariti, una bandana blu legata intorno alla testa per rendere l'effetto disordinato ancor più sexy.

Mali-Koa scosse le spalle, si slacciò gli stivaletti neri e portò le gambe sotto il sedere, mettendosi ben comoda. C'era qualcosa di diverso nel suo comportamento. Pareva più rilassata, più sicura di sé stessa, quasi per nulla influenzata dalla mia presenza.

Non seppi immediatamente dire a me stesso se la cosa mi facesse piacere o meno.

"Perché stavi dormendo sul divano?" domandò, voltando il viso nella mia direzione.

'Perché mi sento dannatamente solo in quel letto troppo grande per una persona soltanto, quel letto pensato per due persone, abbracciate, cuore contro cuore.' Dov'era il mio cuore? Nel petto non ce n'era traccia.

Stavolta fu il mio turno di scuotere le spalle. Sbadigliai.

"Sai, ero venuta qui per usarti come punching ball, ma, a quanto pare, stai già pensando da solo a farti del male", commentò la ragazza, indicando con un gesto della testa il posacenere pieno di mozziconi di sigarette e la bottiglia di Jack Daniel's, mezza vuota.

Scossi le spalle.

"Okay, forse potrei riconsiderare l'idea del punching ball."

Un rumore di pentole che cadevano a terra ci fece voltare entrambi verso la porta della cucina, ma, da quell'angolazione, non riuscivamo a vedere cosa Calum stesse distruggendo.

"Sto bene!" esclamò quel finto cinese.

"Non me ne frega un cazzo di te... Mi interessa dell'incolumità della mia cucina!" gridai, senza però decidermi ad alzarmi e raggiungerlo. Aveva tirato lui fuori quella malsana idea della colazione e lui se la sarebbe veduta con il sua pessima cucina.

Il pugno di Mali mi colpì sulla spalla. "Non mi ignorare, bastardo."

Alzai gli occhi al cielo, ma finii per sorriderle.

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