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"Shadows come with the pain
That you're running from
Love was something
You've never heard enough."
WHERE DO BROKEN HEARTS GO? - ONE DIRECTION

ASHTON

 Scambiare messaggi praticamente con me stesso non era un buon segno

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Scambiare messaggi praticamente con me stesso non era un buon segno. Per niente.

Risposi il cellulare in tasca e feci un respiro profondo, appoggiando entrambe le mani sul volante. Non so per quale motivo mi interessasse così tanto il consenso della sua famiglia. Forse perché già un quarto di questa aveva ripudiato la nostra relazione, prendendomi a pugni in faccia.

Meccanicamente portai una mano all'occhio che sapevo essere circondato da un livido giallastro. La lettera scarlatta dell'inettitudine, il marchio della negata approvazione di una parte importante della vita di Gemma.

Scesi dal Minivan e chiusi la portiera, sfogando in quel gesto un po' della delusione che mi opprimeva, sostituendole una rinnovata determinazione.

Niente avrebbe potuto allontanarmi da Gemma. L'avevo scelta, l'avevo rincorsa, l'avevo afferrata. Non l'avrei più lasciata andare.

I Capuleti potevano odiare quanto volevano Romeo, ma questo non avrebbe mai gettato ai rovi i suoi sentimenti. Giulietta era parte della sua anima e l'odio non poteva nulla contro l'amore.

Amore.

Bussai alla porta con discrezione, sistemando la giacca di pelle nera sopra la maglietta verde bottiglia degli All Time Low. Era la mia maglietta portafortuna.

La porta si aprii ed io sorrisi di riflesso, vedendomi apparire davanti la mia persona preferita.

"Mamma, hai vinto dieci sterline!" urlò lei, mentre sua madre ci raggiungeva alla porta.

"Lo sapevo, benvenuto Ashton! Spero ti piaccia il riso alla cantonese. Robin ha insistito per improvvisarsi chef", mi salutò Anne, prendendomi a braccetto e guidandomi attraverso il salotto, che dava direttamente sulla sala da pranzo, dove ci stavamo dirigendo.

"Io sono uno chef!" Sentii Robin gridare da poco lontano, probabilmente dalla cucina.
"Avevate per caso scommesso su di me?" chiesi, determinato a non lasciar cadere l'affermazione di Gemma di poco prima.

"Noi? Assolutamente no!" negò la madre di Gem, esortandomi a sfilare la giacca per poi afferrarla e portarla in qualche posto imprecisato della casa.

Gemma mi si avvicinò con un sorriso furbo sulle labbra. "Potrei aver scommesso dieci sterline sul fatto che non ti saresti presentato", mi rivelò accarezzandomi i fianchi con le sue mani sottili e flessuose.

Io scoppiai a ridere, gettando la testa all'indietro. "Mi sento raggirato."

"Ora capisci come mi sento io ogni santo giorno..." commentò Robin, entrando nella sala da pranzo con un enorme piatto da portata ricolmo di riso in mano, che appoggiò sul tavolo ricoperto da numerose stoviglie posate su una tovaglia giallo canarino.

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