20.1

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"My heart's a stereo
It beats for you, so listen close
Hear my thoughts in every note
Make me your radio
Turn me up when you feel low
This melody was meant for you
Just sing along to my stereo."
STEREO HEARTS – GYM CLASS HEROES FT. ADAM LEVINE

HARRY

"Merda!" esclamai, lasciando cadere con un tonfo la tazza nel lavandino, per poi dirigermi velocemente in salotto, afferrare la giacca ed uscire in tutta fretta di casa

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"Merda!" esclamai, lasciando cadere con un tonfo la tazza nel lavandino, per poi dirigermi velocemente in salotto, afferrare la giacca ed uscire in tutta fretta di casa.

Ovviamente mi ero dimenticato del pranzo di famiglia e ovviamente, se volevo arrivare in tempo, dovevo muovere il culo.

Feci partire la chiamata diretta a mia sorella nello stesso istante in cui premevo il tasto per sbloccare l'auto. Mi sedetti, portando l'iPhone all'orecchio, in attesa di una sua risposta.

Niente da fare. Probabilmente stava ancora dormendo.

Tipico di mia sorella. Quando non lavorava all'asilo, era suo solito dormire almeno fino alle undici. Era praticamente l'unica cosa in cui non ci somigliavamo. Io ero un tipo mattiniero, raramente mi capitava di dormire oltre le nove e, se accadeva, era solo perché avevo fatto tardi la sera prima.

Guardai l'orologio sul cruscotto. Erano le undici e un quarto.

Ecco, appunto. Quel giorno mi ero svegliato tardi per colpa della sbronza colossale che ci eravamo presi io e Mike al Funky Buddha.

Scossi la testa lanciando il telefono sul sedile del passeggero alla mia sinistra, per poi infilare le chiavi nel quadro ed accendere la Range Rover.

Avrei dovuto fare tappa anche a casa di Gem, per assicurarmi che non si fosse dimenticata del pranzo. Cosa che sicuramente aveva fatto.

Un'altra cosa che avevamo in comune era un talento innato per scordare gli appuntamenti importanti.

Mentre le strade di una Londra relativamente affollata mi scorrevano davanti, nella mia mente presero a scorrere, invece, le immagini sfuocate della sera precedente.

Ricordavo poco niente, se non la quantità industriale di alcol che, sia io che quel cazzone di Clifford, ci eravamo scolati, e la mole immensa di insulti che ci eravamo scambiati.

Per il resto, non ricordavo assolutamente niente.

Quasi senza rendermene conto mi ritrovai, una decina di minuti più tardi, a parcheggiare nel mio solito posto, di fronte alla casa di Gemma.

Scesi dall'auto con la testa bassa, sistemandomi la camicia che stavo indossando alla bell'e meglio, dato che ero uscito di casa di corsa senza avere il tempo nemmeno di sistemarmi.

Arrivai di fronte alla porta e meditai sul bussare e aspettare mezz'ora fuori che mia sorella si svegliasse e mi aprisse, o usare le chiavi di riserva che sapevo teneva all'interno del vaso che stava alla destra dell'entrata.

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