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"When it's you and me
We don't need no one to tell us who to be
We'll keep turning up the radio
Well it's you and I
Just put up a middle finger to the sky
Let them know we're still rock N roll."
ROCK N ROLL – AVRIL LAVIGNE

MICHAEL

Tolsi il lollypop dalle labbra, sporgendomi verso il parabrezza per accertarmi che quello fosse davvero il 'Dirty Shame'.

Il pub che aveva ospitato i festeggiamenti di Capodanno.

Il pub in cui lavorava Alaska.

Accostai accanto all'entrata del locale, avendo trovato miracolosamente un parcheggio libero. Rinfilai il lollypop alla fragola in bocca, fornendo al mio cervello altro zucchero e mandando in festa le mie papille gustative. Erano troppo buoni quei cazzo di cosi.

Afferrai il mucchietto di stoffa nera che avevo appoggiato prima di partire sul sedile del passeggero e lanciai un'occhiata allo specchietto retrovisore, non per controllare la qualità del parcheggio, ma per accertarmi che i capelli stessero al loro posto.

Feci per sistemare un ciuffettino scarlatto che non voleva restare in posa, quando mi resi conto di sembrare un perfetto coglione.

Che cazzo stavo facendo?

Succhiai un po' della sostanza zuccherina posta all'apice del bastoncino di plastica, slacciai la cintura e aprii la portiera, fiondandomi in strada prima che potessi cominciare a farmi anche la manicure.

Il bancone era posto proprio in prossimità dell'entrata, quindi, appena varcata la porta di vetro la vidi quasi immediatamente. Stava pulendo con energia il piano di marmo, mantenendo i propri movimenti a tempo con la musica.

Le sue labbra si muovevano in sincrono con le parole della canzone, una vecchia hit anni '90, ma nessun suono sembrava lasciare la sua bocca.

Raggiunsi il bancone, sempre concentrato sulle belle forme danzanti della ragazza; la musica pareva fluire dentro di lei e liberarsi dalla prigionia sotto forma di morbide e spontanee movenze. Non vi era niente di forzato o ridicolo. Il ritmo era parte di lei.

"So di essere incredibilmente sexy, ma datti un contegno", mi riprese con il suo tono impertinente, mentre si voltava verso il lavabo, dandomi le spalle.

Dallo specchio posto sotto le mensole di alcolici, potei notare un sorrisetto soddisfatto dipingersi sulle sue labbra.

"Cazzo, beccato con la bava alla bocca", scherzai, sottraendo il lollypop alle labbra con uno schiocco e appoggiandomi con le braccia alla superficie ben pulita del bancone.

Sempre grazie allo specchio, potei notare il sorrisetto aprirsi in un vero e proprio sorriso che le fece spuntare sulle guance l'ombra di due piccole fossette. Quando si voltò, però, questo si era decisamente smorzato, come se non volesse concedermi la soddisfazione di averla divertita.

Mi morsi le labbra per non tradire le mie piccole scoperte con un sorrisetto compiaciuto.

"Allora? Che ci fai qui?" mi domandò, piazzandosi di fronte a me ed emulando la mia posizione, sopracciglio sollevato incluso.

Finsi un espressione di puro sconcerto. "Mi hai invitato tu!"

"Io non ti ho invitato!"

"Mi hai promesso alcol e spogliarello... Non negare!" la ripresi e poi le dispiegai sotto il naso il grembiule che mi aveva prestato alla festa per togliermi la tinta rossa dalla faccia. "In più, hai dimenticato questo. E ho pensato: 'Cazzo, una barista senza grembiule? Non è ammissibile'. Quindi te l'ho riportato", conclusi con un angelico sorriso.

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