"Never underestimate a girl
Gets anything she wants
She's never gonna stop
(You know it...we know it)
Never underestimate a girl
She's always got a plan
The world is in her hands."
NEVER UNDERESTIMATE A GIRL – VANESSA HUDGENSALASKA
"Vodka. Rhum. Birra", elencai, mettendo un tic di fianco ad ogni parola segnata sul blocchetto. "Pensi che la vodka basti, Dan?"
Lui chiuse le ante del camion, sigillando all'interno la scorta di alcol che avevo ordinato. "Potremmo far sbronzare un'intera squadra di rugby, riserve comprese, mandarli tutti in coma etilico e resuscitarli. E questo soltanto con la vodka", ironizzò lui, pronto a montare sul camioncino e a trasportare le bevande sul luogo della festa.
Io lo ignorai, ancora intenta a spuntare le cose dalla mia lunghissima lista. Era stata una settimana piuttosto intensa: non avevo mai organizzato il catering per una festa tutto da sola. O meglio, non avevo mai organizzato il catering per un festa, punto.
Non sapevo se avevo fatto troppo o troppo poco. Cristo santo, all'inizio non sapevo nemmeno cosa avrei dovuto fare.
Però di una cosa ero certa: quello era il momento in cui tutti i nodi avrebbero dovuto necessariamente venire al pettine. Tutti i problemi avrebbero dovuto saltar fuori in quei pochi minuti che rimanevano perché, una volta sul luogo della festa, avrei potuto sistemare poco o niente.
"Ehi, ci sguazzi in quella maglia, bambolina", commentò Danny, portandomi a sollevare lo sguardo sull'oggetto della sua attenzione.
Abbie camminava incerta verso di noi, le gambe magrissime fasciate nei jeans neri coperti dall'enorme polo con il logo del locale che la ragazza aveva scelto.
Le avevo proposto di prenderne una di qualche taglia meno, ma lei aveva insistito per indossare quella. Ogni volta che osservavo i suoi capelli color grano lisci come seta e il viso dai tratti morbidi come burro non potevo fare a meno di chiedermi che cosa la rendesse così poco sicura di sé stessa. Già senza mostrarsi troppo al mondo, molte teste si voltavano nella sua direzione, avrebbe potuto mandare a farsi fottere i cervelli di parecchi maschi con un pizzico di alterigia in più.
"Sei pronta, Abbie?" le domandai con un sorriso e lei annuì di rimando.
"Bene! Io direi di saltare su quel camioncino e fanculo. Quel che fatto è fatto." E detto questo gettai a terra quel blocchetto che mi portavo a presso da giorni.
Danny ridacchiò facendosi da parte per lasciarmi arrampicare sul sedile del camioncino.
"Tranquilla Allie, andrà tutto bene", mi rassicurò il ragazzo posizionandosi al volante mentre Abbie si sedeva al mio fianco.
E gli credetti. O, almeno, cercai di fingere che quella fottuta paura di fallire che mi perseguitava da quando mi ero trasferita in quella maledetta città fosse soltanto una percezione fallace del mio inconscio esagitato.
DANNY
Allineai l'ultima bottiglia sul lungo tavolo che sarebbe funto da bar esterno.
Avevamo deciso di allestire qualche tavolo ricolmo di cibo spazzatura appena fuori la struttura adibita all'accoglimento degli ospiti e di riservarne uno a bar improvvisato, filiale di quello che si trovava all'interno. Ufficialmente, la festa si sarebbe dovuta svolgere in giardino, ma, siccome di Londra non ci si poteva fidare, il grosso del buffet si sarebbe trovato all'interno della struttura.
La pioggia, in fondo, era la migliore amica del suolo britannico, una costante imprescindibile nella vita di ogni londinese: se non faceva la sua apparizione nel momento di massimo splendore di una festa, quella non si sarebbe potuta definire tale. Erano lacrime di benedizione alla vita che la città regalava ai suoi figli prediletti.
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photograph
FanfictionPoi mi rivolse quello sguardo. Il mio sguardo. Quello di cui avrei voluto possedere una foto, da osservare e riosservare nei momenti bui. Vi riversava tutte le proprie sensazioni e poi me lo donava, in tutta la sua disarmante purezza. "Ti aspetterò...