"I'd like to say we gave it a try
I'd like to blame it all on life
Maybe we just weren't right, but that's a lie
And we can deny it as much as we want
But in time our feelings will show
Cause sooner or later we'll wonder why we gave up
The truth is everyone knows
Almost is never enough
So close to being in love."
ALMOST IS NEVER ENOUGH – ARIANA GRANDEHARRY
"Grazie tesoro per avermi accompagnata", disse Anne sorridendomi dolcemente, mentre camminavamo fianco a fianco nel piccolo vialetto che portava all'entrata della casa di Gemma.
Cercai di sorriderle. Stavo per aprire bocca, quando mia sorella spalancò la porta, agitata, un piccolo sacchetto in mano e i capelli tutti scompigliati.
"Oh ciao mamma, già qui?" chiese lei, accorgendosi solo in quel momento della nostra presenza.
"Ciao tesoro." Iniziò calma Anne. "Sono in anticipo?" chiese.
A quanto avevo capito, Gemma si era offerta di accompagnare Anne ad una visita medica di routine. Di preciso non sapevo e non volevo sapere, erano cose da donne.
"Oh no scusa, sono io in ritardo. Pensavo di riuscire a passare a casa di Blue a portarle la sua roba prima di andare in Ospedale", sbuffò, rilassando finalmente le spalle e abbassando lo sguardo sul sacchetto che teneva ancora stretto in mano.
"Ci penso io."
Lo dissi quasi senza pensare, senza rifletterci.
Non volevo neanche farlo davvero, eppure mi ritrovai venti minuti dopo a parcheggiare la mia Range Rover nera di fronte all'appartamento in cui sapevo che abitava Blue.
Spensi l'auto ed estrassi le chiavi, per poi afferrare la piccola borsa che mi aveva dato Gemma e prenderla in grembo. Ero curioso di sapere quale fosse il contenuto.
Infilai una mano al suo interno e non appena le mie dita entrarono a contatto con del pizzo ruvido, afferrai la stoffa ed estrassi il contenuto.
"E chi l'avrebbe mai detto..." sussurrai beffardo, osservando la lingerie bianca di pizzo e la maglietta che probabilmente Blue aveva dimenticato a casa di mia sorella il giorno dell'acquazzone.
Un sorrisetto sarcastico si fece largo sul mio volto mentre riponevo la maglietta nuovamente nella borsina e mi infilavo la sua biancheria intima nella tasca della giacca che stavo indossando.
Scesi dalla macchina e, cercando di non attirare l'attenzione di nessuno, mi diressi verso la porta dell'appartamento di Blue.
Inspirai a fondo con una strana sensazione a prendere il potere sul mio corpo e allungai la mano per suonare il campanello.
Immediatamente sentii un tonfo provenire dall'interno dell'abitazione, seguito da dei passi veloci e una voce attutita che stava urlando "Arrivo" a ripetizione.
La porta si aprì improvvisamente e spalancai involontariamente gli occhi a causa dell'immagine che mi ritrovai di fronte.
Aveva i capelli raccolti in maniera scompigliata e non indossava niente se non una grande felpa grigia della University College of London.
Cercai con tutto me stesso di ignorare il fatto che probabilmente sotto quell'enorme indumento non stesse portando nulla e feci un ghigno, osservando il suo volto confuso dall'alto.
"Io aspettavo Gemma", disse soltanto, abbassando gli occhi e cercando di abbassare con essi anche il tessuto della grande felpa grigia per coprirsi il più possibile le gambe, senza alcun risultato.
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photograph
FanfictionPoi mi rivolse quello sguardo. Il mio sguardo. Quello di cui avrei voluto possedere una foto, da osservare e riosservare nei momenti bui. Vi riversava tutte le proprie sensazioni e poi me lo donava, in tutta la sua disarmante purezza. "Ti aspetterò...