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"You can get addicted to a certain kind of sadness
Like a resignation to the end, always the end."
SOMEBODY THAT I USED TO KNOW - GOTYE

ASHTON

"Ehi, amico. Cosa combini?" mi chiese Niall, gridando per farsi udire al di sopra della musica assordante e lasciandosi cadere a sedere al mio fianco sul divanetto di cui avevo preso possesso a inizio serata.

"Eh? Oh, niente", risposi, un po' disorientato.

Non sapevo da quanto tempo mi trovassi in quella posizione, ad osservare la birra intrappolata nel boccale di vetro.

Quel liquido dorato era un prigioniero, plasmato a forza entro mura fragilmente solide; sarebbe bastata una piccola pressione e il vetro sarebbe facilmente andato in pezzi, liberando il liquido dalla sua prigionia. Ma lo sforzo atto alla libertà avrebbe potuto essere insostenibile, le schegge di vetro avrebbero potuto inquinare la squisitezza della birra, finendo per farla marcire in solitudine.

Scossi la testa, rendendomi conto di quanto fossero deterioranti quei pensieri. Avrei già dovuto essermi scolato quel boccale e almeno altri nove. Il mio cervello avrebbe già dovuto essere leggero come un palloncino. Avrei già dovuto trovami in piedi su un tavolo a ballare quella musica orrendamente commerciale, facendo il finto omosessuale con Calum.

E invece Gemma aveva rovinato tutto.

A causa sua il mio cervello aveva smesso di funzionare correttamente, smarrito in immagini del suo sorriso e nei ricordi che lo contemplavano. Pensavo che i tempi in cui vivevo per quel sorriso fossero finiti.

Pura illusione.

Niall mi diede una spallata per attirare la mia attenzione e mi fece cenno con la mano di seguirlo fuori.

Io annuii e lo osservai cominciare a dirigersi verso la porta d'entrata del locale. Afferrai un'ultima volta il boccale di birra, il primo e l'unico della serata, ancora quasi completamente ricolmo. Ne presi un ultimo sorso, anche se non avevo voglia di bere. E poi lo lasciai cadere a terra. Il vetro si infranse sul parquet di legno scuro e la birra, libera da ogni costrizione, si sparse fin dove il suo volume le permise di arrivare.

Mi alzai, calpestando il pavimento bagnato e mi mossi verso Niall, che mi attendeva a pochi passi di distanza, dove stava scherzando con un gruppo di ragazzi più idioti che sbronzi.

Niall sarebbe riuscito a fare amicizia anche con una statua: era la persona più frizzante e libera che conoscessi.

Lui non era costretto in una prigione di cristallo.

Quando si accorse che avevo finalmente abbandonato il mio cantuccio –relativamente- tranquillo, Niall diede una pacca sulla spalla al ragazzo più vicino e si diresse verso la porta d'uscita, afferrando la sua giacca dall'appendiabiti lì a fianco e lanciandomi la mia, che si trovava sopra tutte le altre, essendo io arrivato praticamente per ultimo.

L'impatto con l'aria pungente di Londra fece fremere il mio cervello per il bisogno di nicotina. Rispondendo a quell'impulso schiavizzante, estrassi il pacchetto di Lucky Strike dal giubbotto e ne presi una tra l'indice e il medio. Feci per chiudere il pacchetto, ma Niall mi fermò e prese una sigaretta anche per lui.

Io lo guardai stupito, ma lui l'aveva già infilata la tra le labbra rosee. Scossi le spalle, presi l'accendino e gliel'accesi, per poi fare lo stesso con la mia.

Il fumo amarognolo mi scese nei polmoni, accendendomi il sangue e schiarendomi le idee.

"Allora... cosa c'è che non va?" chiese Niall soffiando fuori il fumo e cominciando ad incamminarsi sul marciapiede su cui si affacciava il Dirty Shame.

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