Capitolo 61

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CAMRYN
Al sicuro...Al sicuro è colui, o colei, che non ha alcun timore, che non corre nessun pericolo perché è protetto e al riparo. É così che io mi sento in questo momento fra le sue braccia. Apro gli occhi e ispiro profondamente il suo profumo, ne sono circondata e mi piace. Ha un braccio sotto la mia schiena e ho la testa poggiata sul suo petto che si alza e sia abbassa a ogni suo respiro. La luce del sole entra dalla finestra e illumina la stanza, ma la luce non è così forte da farmi male agli occhi. Non voglio ancora svegliarlo, voglio godermi un altro po' questo momento. Ripenso a quello che è successo ieri. É stato un tremendo sbaglio e devo assolutamente scusarmi con Alex per come mi sono arrabbiata con lui quando voleva solo mettermi in guardia su Ron, anche se spesso i suoi modi non sono proprio giusti. Alzo le testa per guardare Tyler in faccia. Ha uno sguardo davvero rilassato, mi chiedo cosa stia sognando in questo momento. Credo che solo quando dorme posso vedere sul suo volto uno sguardo così rilassato, perché durante il giorno è spesso accigliato o teso.
Mi metto su un fianco e lo abbraccio. Lui si muove un po' e con un braccio mi stringe ancora di più a sé. Lo guardo e noto di non averlo svegliato, sta ancora dormendo. Vedo che la sveglia segna le otto. Da come sta dormendo deduco che se non lo svegliassi dormirebbe fino a mezzogiorno e io, per quanto adori stare a letto con lui, preferisco di più quando è sveglio. Alla fine, decido di svegliarlo. Mi sposto delicatamente senza svegliarlo e mi siedo di fianco a lui. Gli solletico dolcemente il mento, che è ruvido per la barba corta che gli sta crescendo. Non l'ho mai visto con la barba, sicuramente se la taglia prima di farla crescere, ma immaginarlo con la barba è un pensiero che non mi dispiace.
<<Sveglia dormiglione>> gli sussurro vicino l'orecchio. Lui si copre l'orecchio con la mano e si gira di lato. Lo scuoto un po'.
<<Cam, che vuoi?>> dice con la voce Impasta dal sonno e gli occhi ancora chiusi. Ha una voce così profonda a prima mattina.
Gli premo un dito sulla guancia e lui cerca di mordermelo ma lo ritraggo prima che mi morda.
<<Ehi>> mi lamento.
<<Se ci tieni al tuo dito tienilo lontano da me>> lo sfido e gli premo di nuovo la guancia col dito, questa volta più forte. Lui gira la testa e mi guarda male.
<<l'hai voluto tu>> si alza e mi carica in spalla cogliendomi di sorpresa e facendomi tirare un grido di stupore. Scende dal letto, sempre con me sulle spalle, e mi dà una pacca sul sedere.
<<Fammi scendere o...>>
<<O cosa? Mi tirerai ancora l'elastico dei boxer? Scusa ma non stavolta>> mi blocca le mani e io, anche se volessi divincolarmi, non lo faccio, perché sono così sbilanciata che se mi muovessi rischierei di cadere.
<<Che vuoi fare?>> non mi risponde e questo silenzio mette a dir poca ansia. Si gira e mi fa cadere sul letto. Mi afferra subito le mani e mi fa sdraiare posizionandosi su di me, sedendosi sulla mia pancia. Naturalmente non con tutto il suo peso perché ne rimarrei schiacciata.
<<Mi lasci ora?>> scuote la testa è finalmente mi lascia le mani. Non so perché lo abbia fatto ma ne approfitto per spingerlo indietro, lui non si muove di un centimetro. Com'è possibile che non si sbilancia neanche un po'? Però ammetto che stare così sotto di lui non è male. anzi mi piace parecchio.
<<Meriti una punizione per avermi svegliato?>>
<<Lezione imparata, ora mi lasci andare?>>
<<No>> mi allungo per dargli uno schiaffo in faccia, ma lui schiva il colpo.
<<Ritenta sarai più fortunata>> mi prende in giro. All'improvviso mi afferra e mi fa girare, io finisco per trovarmi seduta sopra di lui. Così va molto meglio penso. Anche sedermi sopra di lui non è male.
<<Così va meglio>> dice lui sorridendo come se mi avesse letto nel pensiero. Quando sorride fa sorridere sempre anche me, pure se non voglio. É una cosa che non posso controllare, succede e basta, come se sorridendo sprigionasse un potere su di me che mi porta a sorridere.
Gli accarezzo i capelli spettinati e lui mi bacia il polso. Ho una scarica di brividi su tutto il corpo ma che svanisce subito.
<<Che fai?>> gli chiedo continuando a passare la mano tra i suoi capelli.
<<Tu che stai facendo ai miei capelli?>>
<<Te li sto aggiustando>> mento. Avevo solo voglia di passargli la mano tra i capelli e ho scoperto essere un'altra cosa che amo fare.
<<Ma guarda, anche tu hai i capelli in disordine>> finge di leccarsi la mano e me la passa tra i capelli, rido e fingo una faccia disgustata. Quanto vorrei dirgli quello che provo per vedere se anche lui prova le stesse cose. Solo perché non vuole una ragazza non significa che non si possa innamorare. Quanto vorrei che dicesse quelle due parole. Mi guarda intensamente negli occhi e poi distoglie freddamente lo sguardo. Ma che...?
<<Che ci facevi con lui ieri sera?>> diventa serissimo. Non capisco questo suo cambio improvviso d'umore.
<<É una lunga storia>>
<<É la scusa più idiota che io abbia mai sentito>> Ma che gli prende? É tornato bipolare? Pensavo che ormai fosse passata quella fase del bipolarismo visto che era da un po' che non si comportava più così. A quanto pare non è andato mai via, lo teneva solo nascosto e adesso è uscito fuori.
<<Quando andavo ancora al liceo...>>
<<Risparmiati la storiella dal principio e dimmi direttamente che ci facevi con uno stronzo come lui da sola nel suo appartamento>> É arrabbiato... Molto arrabbiato. Rimango in silenzio non sapendo cosa dire. Lui continua a parlare vedendo che io continuo a rimanere in silenzio.
<<Perché una ragazza come te è uscita con uno come lui? Sapevi almeno la nomina che portava?>> se mi avesse dato modo di spiegare forse avrebbe capito il perché io abbia accettato. Ma non vuole sentir ragione.
<<Hai ragione non sarei dovuta uscire con lui, ma non capisco da dove nasca questa rabbia, poco fa eri così dolce e ora sei... >>
<<Realista, ecco cosa sono, mentre tu sei stata irresponsabile, ancora>> Non dico niente, non ho scuse perché Tyler ha perfettamente ragione, sono stata stupida e irresponsabile. Lo guardo negli occhi cercando di leggere un minimo di compassione, ma i suoi occhi sono freddi e non lasciano trasparire nient'altro che non sia rabbia. Poco fa andava tutto così bene.
Perché le cose devono andare sempre così fra di noi? Perché un attimo prima va tutto bene e un attimo dopo crolla tutto. Quando penso che finalmente le incomprensioni e i litigi tra di noi siano una cosa passata ne spuntano altri nuovi. Si passa una mano tra i capelli come per aggiustarseli dopo che prima ci ho passato io le mani.
<<Spostati>> mi ordina e io lo faccio senza controbattere. Mi siedo al centro del letto mentre lui si alza ed esce dalla stanza senza dire niente. Rimango sola in questo silenzio assordante che mi sta prendendo a pugni. Perché? Perché? Perché finisce sempre così? Mi chiedo mentre l'unica cosa che riesco a fare è fissare la porta socchiusa della camera. Sono triste anzi delusa, delusa da me stessa. Do spesso troppo retta al cuore e alle emozioni invece che dare retta al cervello, ed è questo che mi frega tutte le volte. Sono una ragazza che ragiona sempre con la testa però se ci sono in mezzo anche le emozioni alla fine scelgo sempre il cuore. Ieri qualcosa mi diceva che sarei dovuta uscire con lui e non ho pensato neanche che fossero passati anni e che Ron potesse essere una persona totalmente diversa, ho preferito seguire il mio cuore è alla fine non mi ha portato a niente di buono. Perché alla fine per quanto cerchi di lottare il cuore avrà sempre la meglio, anche se ti porta a fare scelte sbagliate, scelte che ti faranno male. E il mio è proprio un cuore masochista. Cerco di rimettere ordine al casino che ho dentro di me e quando trovo la forza scendo dal letto ed esco dalla stanza.
Lo trovo in cucina appoggiato al lavandino con le gambe incrociate e le braccia sui fianchi, ha la testa bassa. Si è rimesso la maglia e a pensarci bene anche io indosso ancora la sua maglia con niente sotto. Ho paura che se parlassi mi attaccherebbe. Alla fine, decido che è meglio subirmi la sua rabbia che rimanere così in silenzio, questo silenzio è mille volte peggio delle cose potrebbe dirmi.
<<Tyler>> lo richiamo piano mentre mi mordo l'interno guancia sapendo che da lì a poco inizierà ad urlare. Se vuole torturarmi stando in silenzio ci sta riuscendo bene.
<<Parla, ti prego>> continuo a parlare non ricevendo nessuna risposta o azione da parte sua.
<<Fidati Cam, è meglio se non parlo>> anche dopo queste parole continuo a preferire che si sfoghi invece di tenersi tutto dentro. Ieri mi sembrava che tutta questa storia non gli desse poi così fastidio.
<<Non sarai mica geloso?>> l'ho detto solo perché è l'unica cosa che potrà smuoverlo da questo suo stato di silenzio. Anche perché voglio sapere se è davvero così. Temo però di sapere già la risposta. Lui fa una risata secca.
<<Geloso? E perché? Perché stavi con quel coglione? Non dire certe stronzate adesso che sono nervoso>>
<<Se non sei geloso allora non riesco a spiegarmi questa tua rabbia>>
<<Sono arrabbiato perché non dovevi proprio metterti in quella situazione di merda. Non c'entra niente la tua stupida teoria sulla gelosia>> lo guardo negli occhi e vedo la pura e reale sincerità. Lui non è geloso di me. Ero consapevole che fosse così, però esserne consapevoli non significa che non faccia male.
Mi fissa le gambe nude e anche se in un altro momento mi sarebbe piaciuto ora mi mette un po'a disagio, specialmente guardando il suo sguardo.
<<Vatti a mettere qualcosa, non sopporto vederti così>> lo dice con un leggero pizzico di disgusto ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Quelle parole mi arrivano come un pugno dritto in faccia. Mi volto e corro nella sua stanza afferro veloce i miei vestiti e mi avvio verso il bagno ignorandolo quando gli passo davanti. Mi chiudo la porta alle spalle, la chiudo a chiave e ci poggio la fronte. Vorrei scomparire e per la prima volta mi viene da pensare che vorrei trovarmi altrove e non in questo posto. Mi pizzicano gli occhi e non trattengo le lacrime. Perché dovrei trattenermi dal piangere e sentirmi peggio dopo? Tanto peggio di così non posso stare. Mi poggio con la schiena alla porta e mi lascio ricadere sulle ginocchia. Butto i miei vestiti in un punto lontano del bagno, che non riesco a vedere per colpa degli occhi appannati dalle lacrime. Non mi ritengo una ragazza che piange per certe cose, però non sto piangendo solo per quello che mi ha detto Tyler, sto piangendo per tutto. Per l'arrivo degli esami che mi sta uccidendo psicologicamente, per la discussione con Alex, per essermi lasciata fregare, ancora, da Ron e aver seguito il mio cuore essendo consapevole che forse non era una buona idea. Alzo gli occhi e le lacrime mi rigano il viso cadendo per terra. Sto collezionando le mie lacrime versate per lui e sono arrivata alla conclusione che con quelle lacrime potrei riempire un oceano. Il bagno vuoto viene colmato dal suono dei miei singhiozzi che cessano quando Tyler bussa alla porta.
<<Cam, stai piangendo?>> Non ho voglia di parlare con lui, né di uscire da questo bagno. Non credo di essere in grado di parlare, perché non mi sono ancora calmata del tutto e temo che se aprissi bocca ricomincerei a singhiozzare. Voglio rimanere sola con il mio dolore.
<<Apri la porta>> inizia a ruotare la maniglia ma inutilmente perché l'ho chiusa a chiave. Quando si rende conto che i suoi sforzi sono inutili inizia a batterci contro con il palmo della mano.
<<Cam, apri questa dannata porta e parliamone>> anche se non vorrei, alla fine gli rispondo perché altrimenti arriverebbe a sfondare la porta. Stamattina mi sentivo al sicuro con lui, mentre ora mi sento meglio lontana da lui, come fanno le cose a cambiare nel giro di neanche un'ora? Perché non può essere così anche con le emozioni? Le emozioni sono un qualcosa di davvero bello, ma sanno anche come ucciderti.
<<Vattene via>> rispondo.
<<Apri la porta ti prego. Non puoi rimanere lì per sempre>> perché no? Non posso vivere in questi bagno? Non posso rimanere qui e non uscire mai più?
<<Tyler, va via>>
<<Ti ricordo che è il mio bagno>> ottima osservazione. Rimango in silenzio per cercare di calmarmi e fare ordine nei miei pensieri per vedere cosa rispondergli e cosa fare. Sarei anche disposta a parlargli, però non faccia a faccia, voglio restare qui un altro po'. Batte la mano un'altra volta sulla porta facendomi sussultare.
<<Esci. Devo almeno vedere se stai bene>>
<<Non sto bene Tyler. Ti sembra che stia bene?>> gli grido iniziando a singhiozzare, però questa volta cerco di riprendermi respirando a fondo. Mi asciugo le lacrime consapevole che gli occhi ormai si saranno arrossati tanto dalle lacrime che sono scese. Mi bruciano gli occhi e per qualche secondo li chiudo per far passare il bruciore.
<<Ti prego non piangere>> la sua voce è bassa e supplichevole. Sento un leggero colpo sulla porta e capisco che ci ha poggiato la fronte.
<<Troppo tardi>> dico tirando su col naso. Lui sospira.
<<Possiamo parlare?>>
<<Io non ho niente da dirti>>
<<Io si>> sono curiosa di sapere che ha da dirmi, quindi gli dico che possiamo parlare, ma che voglio comunque rimanere nel bagno, lui accettata capendo che non avrei cambiato idea e che questa è l'unica opzione che ha.
<<Sei seduta con la schiena contro la porta?>> mi chiede. Mi porto le ginocchia al petto e le circondo con le braccia. Nascondo la faccia tra le mie braccia.
<<Si>> rispondo sperando che mi abbia sentito.
<<Anche io. Volevo solo che lo sapessi>> mi fa sapere e non riesco a non immaginarlo dall'altro lato della porta seduto con le gambe distese e i palmi delle mani sul pavimento, forse non si trova neanche in questa posizione, ma io voglio immaginarlo così.
Non voglio essere la prima a parlare, aspetto che sia lui. Fortunatamente parla.
<<Stai ancora piangendo?>>
<<È stata colpa tua, e non è la prima volta, quindi posso dire di esserci abituata. Anche tu dovresti essere abituato al fatto che mi fai piangere>> uso un tono un po' acido perché sono ancora arrabbiata. So che è sbagliato rinfacciargli che mi ha fatto piangere diverse volte, ma ora non posso non farlo.
<<No, non è vero. É una sensazione alla quale non mi abituo mai. Farti piangere mi fa sempre male>> quelle parole sembrano smuovere qualcosa entro di me, ma non tanto da farmi sentire meglio. In un altro momento ci sarei passato sopra, anche perché abbiamo avuto litigi peggiori, ma ora il fatto che si sia messo tutto insieme ha fatto crescere questa barriera intorno a me che non fa avvicinare niente e nessuno.
<<Allora sei proprio masochista se dici che non ti piace ma continui a farlo>>
<<Quando sono arrabbiato dico un sacco di cose brutte e non sempre mi controllo. Mi rendo conto solo dopo delle cazzate che dico>>
<<Non è una scusa>>
<<Lo so. Non sto cercando di giustificarmi, però sono le tue azioni che hanno portato a questo>> mancava solo che desse la colpa a me. Alzo la testa e la poggio alla porta guardando in alto.
<<Bravo, dammi anche la colpa di tutto, questo mi farà sentire molto meglio>>
<<Non era quello che intendevo fare>>
<<Senti Tyler, non ha senso questa conversazione>> Non ho ancora capito cosa volesse dirmi perché stiamo parlando da un po' e mi sembra che lui stia girando intorno a quello che vuole davvero dire. É una conversazione del tutto inutile e la mia voglia di cacciarlo via cresce sempre di più. Dimenticavo che questa è casa sua. Queste pareti del bagno sembrano rimpicciolirsi e soffocarmi ma cerco di non pensarci perché non ho proprio voglia di uscire.
<<Quello che cerco di dire è che...Avevi ragione>>
<<Su cosa? Sul fatto che sei masochista?>>
<<Sul fatto che sono geloso>> cala il silenzio. Non so cosa dire... Perché non so cosa dire? So che dovrei dire qualcosa, ma in questo momento non mi viene in mente nulla. Non mi aspettavo dicesse una cosa del genere, quindi non ho la risposta pronta.
<<Mi hai sentito?>> dice alzando la voce.
<<Si ho sentito. Non avevi però anche detto che non avevi motivo di essere geloso di un tipo come lui?>>
<<L'ho detto e lo penso ancora, ma sono geloso che lui ti sia stato vicino e che tu abbia accettato di uscire con lui. É un pensiero che mi fa arrabbiare>>
Chiudo gli occhi e mi concentro sulla sua voce. Sono le parole che avrei voluto sentire prima in cucina. Sentirle mi fa sentire un po' meglio, eppure, non mi sento davvero bene al cento per cento come mi aspettavo. Si sono messe troppe cose insieme e quelle parole non fermeranno la tempesta dentro il mio stomaco e dentro al mio cuore.
<<Che dovrei fare adesso secondo te?>>
<<Potresti iniziare uscendo dal bagno>>
<<Poi? Dovremo sorridere e far finta che questa discussione non ci sia mai stata? Perché per me c'è stata, e non è stata molto piacevole>>
<<Lo so, e troverò un modo per farmi perdonare, però ero sincero poco fa. La gelosia è qualcosa che non ho mai provato prima di conoscerti. È un sentimento che mi fa paura>> mi mordo l'interno della guancia e mi alzo in piedi. Mi avvicino allo specchio, guardo per qualche secondo il mio riflesso e giro subito la faccia. Ho un aspetto orribile, gli occhi rossi e gonfi e i capelli in disordine. In più la maglia di Tyler è macchiata con alcune mie lacrime.
<<Ti capitò se vorrai mandarmi a fanculo, me lo merito, però adesso esci dal bagno, non puoi vivere la...Oppure se proprio ci tieni posso portarti del cibo ogni volta che avrai fame e la sera rimboccati le coperte. In effetti nella vasca da bagno si dorme bene >> reprimo un sorriso ma alla fine la sua battutina riesce a strapparmi un sorriso anche se non lo ammetterei mai, non gli darò questa soddisfazione.
<<Tanto lo so che stai ridendo>> questo mi fa sorridere ancora di più. <<Idiota>> dico a bassa voce, ma a quanto pare lui mi ha sentito lo stesso. <<Ti ho sentito, cretina>> questo modo di prenderci in giro non ci stancherà mai. Prendo i miei vestiti, che alla fine avevo lanciato nella vasca, e mi cambio. Mi pettino e mi sciacquo la faccia. Mi guardo un'ultima volta allo specchio e sono ancora uno straccio, ho i trucchi in dormitorio e non posso fare meglio di così, quindi smetto di provarci. Giro la chiave ed apro la porta. Mi trovo Tyler in piedi che mi guarda con occhi tristi. Di sicuro non più tristi dei miei.
<<Sono stato uno stronzo>> mette le mani in tasca e rialza la testa.
<<Si...Ma su alcune cose avevi ragione. Ma rimani lo stesso uno stronzo>>
<<Sono stato troppo duro con te, solo che quando si parla di te che finisci nei guai con un altro ragazzo impazzisco>> si avvicina e lentamente, come se avesse paura che potessi scappare via, mi abbraccia e mi fa poggiare la testa sul suo petto. Non mi ritraggo, non perché non ne ho le forze, ma perché non voglio.
<<Sono uno straccio>> ho la voce bassa che è stata consumata dai singhiozzi di prima.
<<Sei bellissima lo stesso>> nascondo la testa nel suo petto.
Mi fa staccare dal suo petto e mi asciuga gli occhi con il pollice.
<<Ti farebbe sentire meglio fare un giro con me?>>
<<Non hai più la patente>>
<<Chi ha parlato di usare la macchina?>> mi fa l'occhiolino e una lato della sua bocca si solleva facendo spuntare un piccolo sorriso bastardo sul suo volto. Non so cosa nasconde quel sorriso, ma la mia curiosità mi spinge a seguirlo. Guarda i miei cappelli rovinati e fa una strana smorfia in faccia.
<<Perché non ti ho mai vista con i capelli legati?>> questo ragazzo non si fa mai scappare nulla. Non è sempre un fattore positivo.
<<Non mi piace legarmi i capelli>>
<<Ma come? Io voglio vederti con i capelli legati>>
<<Non se ne parla>> Mi stropiccia i capelli e io gli sposto il braccio arretrando di un passo. Mi ha reso i capelli ancora più inguardabili di prima. Complimenti Tyler. Lo guardo male e lui ridacchia soddisfatto.
<<Ora sei costretta a legarli>> sbuffo e mi avvio in bagno. Mi guardo i polsi e noto di non avere un codino. Sarei felice perché senza codino non potrei legarli, ma in questo momento i miei capelli sono in uno stato pietoso e non possono rimanere sciolti.
<<Non ho un codino>> due secondi dopo Tyler sbuca sulla soglia del bagno con un codino in mano e un sorriso soddisfatto. Eviterò di chiedergli del perché abbia un codino, visto che lui non ha neanche i capelli lunghi. Li pettino giusto per sciogliere i nodi e li tiro su facendomi la coda. I capelli mi ricadono sulle spalle e li avvolgo in uno chignon alto. Mi sento gli occhi di Tyler addosso e quando mi giro per vedere che ne pensa del risultato finale, vedo che è poggiato alla parete a fissarmi, e sta ancora sorridendo.
<<La smetti di sorridere in quella maniera>>
<<Sei bellissima con i capelli legati. Chi ti ha messo in testa che non stai bene così?>>
<<Me lo sono messo in testa da sola>>
Alza gli occhi al cielo e si avvicina a me. Si posiziona dietro e mi poggia le mani sulle spalle girandomi verso lo specchio.
<<Guardati. Sei stupenda>> guardo il mio riflesso allo specchio. Che ci vede di così bello in me? Specialmente in questo stato pietoso. Ho sempre pensato di essere una bella ragazza, ma con i capelli legati mi sono sempre odiata. Le altre ragazze con la coda, la treccia o uno chignon sono sempre sembrate bambole, mentre io non mi sono mai vista bene. Avere la coda alta mette in risalto la forma del mio viso, cosa che a me non piace per niente. Quelle poche persone che mi hanno visto con i capelli legati hanno sempre detto il contrario, dicendo che sto davvero bene, però io non ho mai dato retta alle loro parole, mi importava solo il mio giudizio. Eppure, ora davanti questo specchio le parole di Tyler fanno nascere un nuovo pensiero nella mia mente, forse non sto così male.
<<Hai una faccia bellissima, non hai bisogno di coprirla>> mi fa girare indietro verso di lui e rimane fermo a fissarmi negli occhi incantato, anzi, entrambi lo siamo.
<<Usciamo adesso o non usciremo più da questo bagno>>
<<Giusto>> prendo il mio telefono ed usciamo dall'appartamento. Mentre Tyler chiude la porta rimango qualche secondo a fissare le scale che portano al piano di sopra. Per tutto questo tempo io venivo qui non sapendo che al piano di sopra si trovasse Ron, fortuna che a breve traslocherà. Tyler mi risveglia dai miei pensieri posandomi una mano sulla spalla. Scendiamo per le scale e arrivati al parcheggio lui si avvicina alla sua auto e apre il bagagliaio. Caccia due caschi e richiude il bagagliaio con un colpo secco.
<<Caschi?>>
<<Esatto>> mi prende per mano e mi trascina all'entrata di un garage dietro l'edificio. Non sapevo neanche dell'esistenza di un garage qui.
<<É tuo questo garage?>>
<<In parte sì. Lo divido con un signore anziano che ha una vecchia bici ma che non usa mai>>
<<Perché non ne sapevo dell'esistenza?>>
<<Perché non avevo ancora questa...>> apre il garage e si accendono automaticamente le luci rivelando in mezzo la stanza un moto.
<<É una...>>
<<Harley-Davidson>> sorride imbarazzato per averlo pronunciato con troppa enfasi. Come dargli torto è una moto stupenda. É tutta nera e la sella è in pelle, in più le gomme hanno l'aria di essere costate un botto, e non solo quelle. Si vede che è nuova, la catena e i pezzi in metallo sono lucenti e risplendono alla luce del sole.
<<Quanto ti è costata?>>
<<Lasciamo perdere il prezzo>> si gratta la nuca posando i caschi sulla sella.
Io farò il giro su questa moto? Credo sia una delle migliori moto al mondo. E anche una della più costose. Come fa a permettersi tutto questo? Anche la sua macchina è un modello che costa parecchio e non mi sono mai soffermata a chiedergli come riuscisse ad avere tutte queste cose. Non è un discorso che voglio iniziare ora, adesso sto fremendo dalla voglia di fare un giro lì sopra.
Afferro un casco e lo infilo velocemente. Tyler fa lo stesso e monta in sella seguito da me. É davvero comoda questa sella. Gli hanno ritirato la patente e quindi non potrebbe guidare neanche la moto, ma infondo è Tyler, e lui non segue le regole.
<<Aggrappati a me e non lasciarmi mai, okay?>>
<<Non ho intenzione di lasciarti per niente al mondo>> ed è la pura verità. Tyler spinge la moto fuori dal garage e dopo aver chiuso lo sportello fa rombare il motore della moto. Lo abbraccio da dietro e abbasso la visiera del casco.
<<Pronta?>>
<<Parti>> tira su il cavalletto e parte a tutto gas. Un minuto prima sembrava che tutto si muovesse normalmente, mentre ora il tempo sembra fermarsi completamente. Tutto intorno a noi sembra in mobile, le persone gli alberi, sembra essersi fermato anche il tempo. Come se l'unica cosa che si muovesse fossimo io e lui. Sfrecciando a questa velocità sento il vento che sbatte contro la mia pelle. É una fortuna che io indossi il casco, altrimenti non riuscirei neanche a mantenere gli occhi aperti. É una sensazione bellissima. Mi sento così libera ma non solo in senso figurato, mi sento libera dal malessere di prima e dalla tristezza. Come se il vento man mano stesse spazzando via il dolore. Stringo la presa su di lui e Tyler accelera ancora di più. Gli oggetti e le persone sembrano statue che ci passano a tutta velocità davanti agli occhi e che subito spariscono dalla nostra vista. Il giro continua per un'altra mezz'ora e infine ritorniamo al garage per posare la moto. Tyler scende dalla moto e aiuta anche me a scendere, anche se non ne avevo bisogno.
Togliamo entrambi i caschi e li posiamo su uno scaffale in fondo al garage.
<<Hai deciso di prendere una moto come sostituzione alla macchina?>>
<<Esatto. Non potevo andare avanti utilizzano autobus o chiedendo passaggi a Chad. Non amo dipendere dagli altri, quindi ho comprato questa bellezza qualche giorno fa. Anche se quando capita utilizzo ancora l'auto>> poggia una mano sulla sella della moto con uno sguardo soddisfatto per il suo acquisto.
<<Che ne farai della tua macchina? Hai intenzione di riprendere la patente?>>
<<Non lo so. Forse in futuro. Ma non ora>>
Annuisco. Usciamo dal garage e camminiamo lentamente per avviarci all'entrata dell'edificio.
<<Devo chiamare Grace e chiederle di venirmi a prendere>> Tyler si porta una mano in forte come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
<<Abbiamo posato la moto in garage senza pensare che hai bisogno di un passaggio>>
<<Non preoccuparti, chiamerò Grace e sarà qui in meno di mezz'ora>>
<<Io posso riportati al campus in pochi minuti, e poi perché hai tutta questa fretta?>>
<<Devo vedermi con Albert per studiare>> rotea gli occhi appena sente quel nome. Perché non gli è simpatico Albert? É un ragazzo così gentile e educato.
<<Che c'è?>>
<<Ti vedi davvero con quello sfigato per studiare?>> annuisco e lui finge uno sbadiglio annoiato. Stare con Albert, naturalmente, non è divertente e bello come quando sto con Tyler, ma neanche così noioso come crede lui. Mi fa compagnia ed è un ottimo compagno di studi, è intelligente e molte volte i suoi appunti mi hanno facilitato le cose. Entriamo nell'edificio e saliamo le scale.
Prendo il telefono e chiamo Grace, dopo che si è assicurata che io stessi bene, le chiedo se può passare a prendermi e lei mi informa che sarà lì in pochi minuti, la ringrazio e stacco la chiamata. Tyler tiene aperta la porta del suo appartamento e mi fa entrare per prima.
<<Ha detto che sarà qui in pochi minuti>> lo informo accendendo io la luce della stanza. Mi siedo sul divano e mi metto comoda, forse è vero che qui mi sento davvero a mio agio.
<<Io ci avrei messo molto di meno ad accompagnarti, visto che devi vederti con mister secchione>>
<<É un nuovo nomignolo?>>
<<Posso trovargliene altri mille per lui, se vuoi>> nego con la testa e mi rilasso sul divano chiudendo gli occhi. Non mi ero resa conto di quando il mio corpo fosse teso fino ad ora che sono seduta su questo divano così comodo. É quasi ora di pranzo e io già sono stanca.
Quando piango e sfogo le mie emozioni dopo mi sento sempre stanca, come se avessi fatto una maratona. Mi sento stanca psicologicamente e fisicamente. Per non parlare che oggi è domenica, il giorno più brutto della settimana. Tyler mi scuote un po' e quando apro gli occhi mi passa un bicchiere d'acqua.
<<Hai sete?>> annuisco e prendo il bicchiere sorridendogli grata. Si allontana da me e va in cucina, sento che apre alcuni scomparti e poi il frigo.
<<Hai per caso fame? Ho qualche merendina>> dice dalla cucina.
<<No>> guardo l'orario che segna mezzogiorno e mezza.
<<É quasi ora di pranzo e giorni fa avevo promesso ad Albert che avrei mangiato qualcosa con lui>> finisco di bere e poso il bicchiere sul tavolo davanti a me. Ritorna in sala e si siede sul divano di fronte a me allungando le gambe e poggiando le mani dietro la testa.
<<Che mangerete?>>
<<Non so, qualcosa di veloce e poi andremo a studiare in biblioteca>>
<<Ti porterà da qualche parte?>> cosa sono tutte queste domande?
<<Credo di sì>>
<<Mi chiedo gli sfigati come lui cosa mangino>> Ridacchia da solo come se stesse pensando a qualcosa di divertite.
<<É un essere umano come noi quindi mangia le nostre stesse cose>> inizia a far dondolare le gambe a destra e a sinistra.
<<Paragoni noi umani a quel topo da biblioteca? Così mi offendi Cam>> mi squilla il telefono e quando vedo la chiamata di Grace capisco che è arrivata. Rispondo e le dico che sto per scendere.
Mi alzo dal divano e Tyler imita il mio movimento, si alza e si sistema la maglietta, anche se non aveva bisogno di essere sistemata, sembra il gesto di uno che è a disagio. Non capisco perché provi disagio in questo momento. Forse si sente ancora in colpa per la questione di prima. Mi avvicino alla porta e prima di aprila mi giro verso Tyler che ha messo le mani in tasca.
<<Ci vediamo domani a lezione?>>
<<Certo>> mi sorride velocemente per poi far scomparire quel sorriso dalla sua faccia.
In questo momento dovrebbe aprirmi la porta o forse io dovrei farlo, invece rimaniamo a guardarci. Come dovrei salutarlo? Con una stretta di mano e me ne vado? Bacio sulla guancia? Sembrerebbe...Strano? Sembra di essere in una scena dei film quando il ragazzo riporta la protagonista a casa dopo il loro primo appuntamento e sanno entrambi che da lì a poco si daranno un bacio. Tyler si avvicina e mi cinge i fianchi con le mani. Si avvicina e mi bacia...Sulla guancia. È un bacio leggero e dolce, quando stacca le labbra riecheggia lo schiocco del bacio. Credo che adesso sia meglio così. Mi sarebbe piaciuto baciarlo, però abbiamo pensato entrambi che per il momento è giusto così. Mi apre la porta e prima che me ne vada mi chiede un'ultima cosa.
<<Domani mi farai sapere cosa mangiano gli sfigati come Alber?>>
<<Ti porterò la lista delle cose che ordina>>
<<Mi sembra perfetto>> mi sorride e io lo imito. Gli sorrido.

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora