Capitolo 63

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TYLER
fisso il suo viso pallido ormai pieno di rughe e consumato dagli anni. Sembra che a momenti potrebbe svenire. Si poggia con la schiena allo schienale della sedia e respira con fatica.
<<Stai bene?>> le chiedo. Melissa si pulisce gli occhiali sulla maglia e annuisce. Non sta bene, è abbastanza anziana ma in tutti gli anni che la conosco non l'ho mai vista in queste condizioni. Cammino avanti e indietro per il salone aspettando che mio padre arrivi. Qualche giorno fa gli avevo concesso di vederla una volta sola e ci siamo dati appuntamento per oggi. Come se non bastasse è in ritardo. Non solo gli concedo un'altra piccola opportunità per vedere mia sorella, ma in più ha anche il coraggio di arrivare in ritardo.
Lydia è seduta per terra a giocare alle bambole con altre bambine, e non sa che tra un po' vedrà suo padre per la prima volta dopo anni. Quando sento il rumore delle ruote che strisciano sull'asfalto capisco che è arrivato. Guardo Melissa e lei si alza avvicinandosi alle bambine.
<<Andiamo a fare merenda in cucina>> dice, le bambine si alzando saltellando e gridando di gioia. Lydia si alza per andare con le sue amiche ma io la fermo.
<<Ma...Io voglio fare merenda>> si lamenta e vedo che all'angolo degli occhi le spuntano le lacrime. La prendo il braccio e le asciugo le lacrime.
<<Dopo ti lascerò andare a fare merenda e potrai mangiare tutto quello che vuoi, ma ora devi incontrare una persona, va bene?>> lei annuisce e poggia la testa sulla mia spalla tirando su col naso. Suona il campanello e Melissa va ad aprire. Li sento parlare, ma non capisco quello che si dicono. Sono un pezzo di legno in piena crisi d'ansia. Da fuori non si direbbe, ma dentro sono tutt'altro che tranquillo. Non so cosa abbia in mente di fare, o dire, a Lydia. Lei farà tantissime domande alla quale non potremo rispondere. Melissa compare in salone con mio padre. É vestito con una camicia bianca e sopra una giacca nera, è appena tornato dal lavoro.
<<Vi lascio soli>> dice Melissa ritornando in cucina. Lydia guarda nostro padre con aria di domanda e poi dopo riporta la testa sulla mia spalla.
<<Scusa il ritardo, sono stato trattenuto al lavoro>> da quando è venuto in salone non ha neanche per un secondo distolto gli occhi dalla bambina che ho in braccio. La faccio scendere e lei mi stringe la mano, sembra non voglia staccarsi da me, come se non gli piacesse quell'uomo, la capisco.
<<Chi è?>> mi chiede puntando il dito verso di lui. Non rispondo. Non saprei cosa dire, spero che almeno lui si sia preparato le parole giuste da dirle. Un passo falso e lo sbatto fuori a calci.
<<Ciao>> lui si avvicina a grandi passi verso di noi e Lydia si nasconde dietro la mia gamba. É vestito troppo formale, le incute paura. Avendo fatto tardi tanto valeva che andasse a casa a mettersi qualcosa di più normale, vestito così sembra un uomo d'affari grande e cattivo. É grande ed è anche cattivo quindi non le due cose coincidono.
<<Lydia, non ti farà niente>> le mie parole però non servono perché lei stringe solo più forte la presa sulla mia gamba. Vorrei davvero mandarlo via, ma non posso farlo. É solo per questa volta, ripeto a me stesso. Quanto vorrei che Cam fosse qui, in sua compagnia forse sarei più forte e non dovrei sforzarmi così tanto per non fare una scenata.
<<Non ti farò niente>>
<<Che vuoi da me?>> chiede senza muoversi da dietro di me.
<<Voglio parlare>> lei sembra prendere coraggio, lascia stare la mia gamba e si avvicina a lui. Devo fare appello a tutte le mie forze per non riprenderla in braccio e allontanarla da lui. Lui la prende in braccio e lei non oppone resistenza.
<<Attento a quello che le dici>> lo avverto con uno sguardo serio. Lui annuisce, si siede sul divano facendola sedere sulle sue gambe.
<<Sono un amico di tuo padre>>
<<Davvero?>>
<<Si, lo sai che lui ti vuole molto bene?>>
<<Anche io voglio bene al mio papà >> dice Lydia non sapendo che è proprio lui suo padre. Se sapesse le cose che ha fatto non lo vorrebbe più così bene. Non sa quello che ha fatto passare a me e alla mamma, e non sa che l'ha abbandonata fregandosene che noi vivessimo lontani da lui.
<<É bello il mio papà?>>
<<Un uomo di gran classe?>> per quasi un'ora Lydia non fa che porgli domande su suo padre e, il vero padre, non fa che inventare bugie. Le dice che suo padre è un brav'uomo, che è fedele e che è quasi un super eroe. Tutto l'opposto di come è lui in realtà.
<<Perché papà non viene qui a prendermi?>> rimane in silenzio. Lui si gira a guardarmi chiedendomi aiuto con lo sguardo, ma io guardo altrove. Se la deve vedere da solo. Riflette un po' prima di sparare una delle sue più grandi cazzate.
<<Abita molto lontano e lavora sempre, non ha tempo per venire>>
<<Mi ha abbandonato?>> quella prole fanno male a me quanto a lui. Mi sento il cuore pesante e mente guardo i suoi grandi occhioni attendere una risposta i miei quasi si riempiono di lacrime. Ricaccio indietro le lacrime non lasciando che neanche una mi righi il viso. É una bambina meravigliosa e non merita tutte queste bugie, merita di avere un padre che sappia quanto è stupenda, merita un padre che la ami e che le sia stato vicino durante la sua crescita. Merita il meglio, e invece le è capitato l'uomo peggiore sulla terra che potesse farle da padre.
<<Non ti ha abbandonato, tornerà a prenderti ma non ora>>
<<Ah. Puoi dirgli che gli voglio bene?>> è una bambina così buona che senza neanche sapere chi fosse suo padre lo ama a prescindere. Questo mi fa solo salire il sangue al cervello, quello stronzo non la merita né ora né mai.
<<Glielo dirò>> gli occhi gli diventano rossi e vedo che ricaccia indietro le lacrime. Patetico. Perché piange? Non si è mai posto il problema di prendersi cura di lei e ora per una sua frase detta piange? Dovrebbe piangere ripensando a tutti gli anni in cui lui non è stato al suo fianco. Ma ora che li vedo insieme penso solo che sia meglio così, è meglio che lei sia cresciuta senza padre piuttosto che sia cresciuta con un padre come lui. Non le farò rivivere i miei stessi incubi, lei non vivrà quello che ho vissuto io in passato.
<<Adesso devo andare>> avrei voluto dirlo con un tono più calmo. Mi avvicino a loro e prendendo Lydia in braccio. Lui si alza e si sistema la giacca.
<<Quando ritorni?>> chiede Lydia e io vorrei tanto tapparle la bocca. Lo stronzo si asciuga le lacrime e la guarda con uno sguardo sereno. Non si aspettava quelle parole e neanche io. Ci ha colti alla sprovvista.
<<Vuoi che io ritorni?>> chiede lui. Non lo permetterò mai.
<<Lydia, il signore è molto occupato, non potrà tornare qui>> prima che possa rispondere la faccio scendere dalle mie braccia.
<<Perché adesso non vai a fare merenda insieme alle tue amiche?>>
<<Siii>> grida lei andando verso la cucina, ma prima si ferma davanti a lui.
<<Ciao signore>> lo saluta con la mano, lui le fa gli occhi dolci e lei corre in cucina. Fortuna che è una bambina e che si distrae con poco.
La seguiamo entrambi con lo sguardo e quando mi rendo conto che è abbastanza lontana dal nostro campo visivo e uditivo posso togliermi la maschera del bravo ragazzo con mio padre.
<<Ora puoi andartene>>
<<Potresti essere più gentile? Sono pur sempre tuo padre, e il padre di quella bambina>> mi parte una risata secca e lui mi guarda male. Si avvia all'ingresso e io lo seguo tenendomi sempre a debita distanza.
<<Grazie per avermi concesso di vederla>>
<<Hai avuto quello che volevi ora non chiedermi mai più di vedere né me né lei>>
Apre la bocca per dire qualcosa ma sembra ripensarci, poi ci pensa un altro po' e alla fine decide di parlare.
<<Non posso farlo>>
<<Cosa?>> aspetta, cosa?
<<Non posso non rivederla. Quando oggi l'ho vista tra le tue braccia mi sono reso conto di che grande errore ho fatto a lasciarla, è una bambina meravigliosa e non puoi togliermela. Sono suo padre>> ho una valvola stracolma mi rabbia che tra pochi secondi esploderà e si riverserà su di lui. Se pensa che lascerò che lui se la tenga si sbaglia di grosso. Non c'è mai stato in passato, io le ho fatto da padre, io l'ho coccolata quando la sera aveva gl'incubi, io inventavo delle scuse sul perché non avesse dei genitori, e avevo solo quattordici anni. Cazzo, io a quattordici anni ho fatto quello che lui a quasi cinquant'anni non ha mai avuto il coraggio di fare, il buon padre.
<<Spero tu stia scherzando>> serro la mascella. La voglia di dargli un calcio aumenta ogni secondo sempre di più.
<<No. Se vogliamo trovare un punto d'accordo mi sta più che bene. Ma se non vuoi scendere a patti sappi che non ti chiederò il permesso per vederla>> vorrei gridare, vorrei gridare a squarciagola l'odio che provo nei suoi confronti. Ma non servirebbe, questa è una cosa che ho preso da lui, la testa dura. É come ragionare con me stesso e so perfettamente che, o si scende a patti, o si fa di testa sua. Preferisco scendere a patti con lui piuttosto che lasciargli fare di testa sua perché in tutti questi anni ha fatto sempre di testa sua, e non è uscito niente di buono.
<<Va bene, ma decido io i giorni in cui puoi vederla>> dire queste parole mi irrita. Più la vedrà, più Lydia si affezionerà, ed è proprio questo che mi fa paura. Io non voglio che lei si affezioni a lui, lo stesso uomo che non voleva neanche che nascesse.
<<Mi sembra un'ottima idea>> allunga la mano e io invece di stringergliela metto le mani in tasca. Mi guarda storto e io rimango con lo sguardo impassibile. Nella sua mente me ne starà dicendo di tutti i colori, ma sa che se farà un passo falso o dirà qualcosa che non mi piace cercherò di fare il tutto e per tutto per non fargli incontrare mai più Lydia. Come lui sta indossando la maschera di buon padre gentile ed educato, io sto facendo la stessa cosa. Stiamo indossando entrambi una maschera e sta andando abbastanza bene. Lui non rompe le scatole a me e io, cercherò, di non rompere le scatole a lui.
Alla fine mi saluta con un cenno del capo e io faccio lo stesso. Sale sulla sua BMW grigia e se ne va. Mi sembra di aver ripreso a respirare aria pulita, avercelo intorno rende l'aria pesante.
<<Come ti senti?>> mi chiede Melissa da dietro. Chiudo porta d'ingresso e mi giro verso di lei. Sembra che sia peggiorando ogni secondo di più, la vecchiaia la sta consumando davvero tanto.
<<Mi sento come se mi stesse portando via una parte di me>> ammetto.
<<Non glielo permetterai, lotterai, lo fai sempre>>
<<Si, devo lottare>> e lotterò, non me la porterà definitivamente via.

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora