Capitolo 78

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TYLER
Partiamo subito dopo la chiamata. Abbiamo spiegato brevemente la situazione a Katherine, anche perché una cosa del genere non ha bisogno di molte spiegazioni. Lei ha capito subito la situazione e abbiamo deciso che terrà lei Lydia ancora per un po', prima che io torni a prenderla, non me la sento di portarla con me adesso. Ora sono con Cam in macchina sfrecciano a tutta velocità in autostrada.
Lei ha pianto silenziosamente per tutto il viaggio. A me non facevano altro che salire in mento i ricordi del passato dandomi solo più coltellate e facendomi più male. Ho evitato di chiedermi il perché di tutto ciò. Ho smesso di pormi domande riguardanti certe situazioni. Per quanto faccia male, per quanto in questo momento io mi senta sprofondare in basso, non permetterò che questo dolore mi uccida come successe con mia madre. Devo essere più freddo e imparziale, anche se sarà difficile. Quando siamo vicino la casa vediamo venire verso di noi una vettura dell'ambulanza, deve venire per forza da lì, questo mi crea una morsa al petto. Una volta arrivati troviamo parcheggiata di fronte la casa una Jeep blu.
<<Ce la fai?>> le chiedo subito dopo aver parcheggiato. Lei tira su col naso e si asciuga gli occhi. Anche se fuori sembro calmo dentro sono distrutto, e forse se non fossi così freddo e razionale a quest'ora starei come lei.
<<Si, andiamo>> mi rivolge un sorriso d'incoraggiamento e scendiamo dalla macchina. Entriamo in casa e in salone troviamo un ragazzo in giacca e cravatta seduto sul divano a parlare con alcuni bambini. Appena si accorge di noi si alza di scatto.
<<Siete venuti>> dice venendoci incontro, riconosco subito la voce.
<<Sei il ragazzo a telefono?>> lui annuisce. È giovane, fin troppo giovane. Guarda per qualche secondo Cam vicino a me e abbassa lo sguardo triste. Si vede che lei ha pianto e lui l'ha capito.
<<Venite>> ci fa cenno di seguirlo, andiamo in cucina. Prende la sua valigia nera e la posa sul tavolo. Ci sediamo si fronte a lui. Non riesco ad alzare lo sguardo e vedere le sue foto, le nostre foto. Sarò debole, ma proprio non ci riesco, il solo stare qui mi procura un vuoto indescrivibile. Al contrario di me, Cam si guarda intorno con un'aria afflitta, anche se non è stata molto tempo con Melissa, quando veniva qui parlavano sempre, e so che si volevano bene.
<<Io sono Wesley Comey, l'avvocato con cui Melissa ha fatto testamento. Qui tengo alcune cose per te Tyler>> apre la sua valigia e caccia diversi fogli. Li legge un po' prima di passarmeli, e con essi una busta.
<<Questa è una lettere che ha lasciato a te, però è meglio se la leggi dopo>> smista altri fogli prima di passarmi un altro foglio.
In questo momento vorrei strappare via ogni foglio e rompere tutto, non dovrei, ma adesso non me ne frega di ciò che è giusto o meno, so solo che il mio modo per sbollire la rabbia, o qualunque emozione che non riesco a controllare, è questo, ho sempre fatto così.
<<Su questo foglio sono espressi i voleri di Melissa. Lei era informato che Melissa non avesse un marito e neanche dei figli?>> annuisco anche se non conosco quasi niente della sua vita privata, ma non credo abbia avuto un marito, visto che passava tutto il giorno con noi e viveva qui. Non ricordo di averla mai vista con un uomo.
<<Ecco, di fatto la signora Melissa ha espresso chiaramente che cede a lei la proprietà di questa casa, e con essa, anche l'importanza che ne scaturisce...>> continua a parlare. Troppi paroloni tutti in una volta per la mia mente che in questo momento è in confusione. Rimango a fissarlo e Cam mi scuote leggermente. Forse ha capito che io non ho capito molto.
<<Tyler...Ti ha lasciato la casa e tutto il resto, ora sei tu il proprietario>> cosa?
<<La ragazza ha ragione, ora lei è il proprietario della casa>> il fatto che si comporti in maniera troppo formale mi dà i nervi, cosa diavolo è tutta questa formalità? Ma questo ragazzo ha capito che sono mentalmente altrove? Deve essere la prima volta che tratta con persone che hanno avuto un lutto, perché non ci sa proprio fare.
<<Io? Come faccio? Ho il college. Non saprei come gestire i bambini e il resto>> mi inizia a salire il panico.
<<Beh, c'è sempre la possibilità che lei divida questa responsabilità con un'altra persona>>
<<Si può fare?>>
<<Si, ma questo non significa che lei ne sarà completamente fuori. Il massimo che può fare è assumere una persona che si prenda cura della casa>> ho già qualcuno in mente.
<<Farò così, come funziona?>> caccia un altro foglio dalla valigia, come se si aspettasse già la mia risposta e tenesse il foglio già pronto.
<<Deve far firmare qui alla persona con la quale vuole dividere questo incarico. Poi deve portarmene una copia firmata. La data di scadenza è il 5 gennaio. Ha un bel po' di tempo per pensarci sopra>> annuisco. Cam mi posa una mano sulla spalla. La guardo e lei mi rivolge un sorriso debole. Vorrei che non soffrisse così, vorrei che almeno lei stesse bene in questo momento.
<<Nel frattempo la casa e i bambini saranno visionati da alcuni medici volontari fino alla data di scadenza, ma una volta che mi porterà il foglio firmato questa casa sarà di sua responsabilità, e certo anche del collega con la quale vorrà dividere questa responsabilità>> chiude la valigetta e si alza. Lo accompagniamo vicino la porta. Ogni passo in questa casa è davvero pesante. Ogni cosa mi ricorda lei, perché lei era l'anima di questa casa.
<<Tra un po' dovranno arrivare i medici volontari che si prenderanno cura dell'abitazione e dei bambini>> ci saluta ed esce dalla porta.
<<Un'ultima domanda>> Wesley si ferma e si volta verso di noi.
<<Mi dica>>
<<Se io non volessi accettare e rifiutassi?>>
<<In quel caso questo posto verrà chiuso e i bambini verranno separati e affidati a diversi genitori o chissà dove>> la mia mente, per un secondo, ricomincia a funzionare e penso subito a una cosa, Lydia. Preferisco che rimanga qui piuttosto che venga spedita chissà dove, o peggio ancora, che venga riportata da mio padre. Wesley sale sulla sua jeep e va via. Io e Cam rientriamo in casa aspettando che arrivino i medici volontari. Che situazione di merda.
<<Allora?>> mi chiede con ancora la voce debole. Mi passo una mano tra i capelli cercando di metabolizzare tutto quello che è successo. Non riesco a badare a me stesso, come potrei gestire tutti quei bambini?
<<Allora cosa?>>
<<Accetterai?>>
<<Non vorrei, ma non posso rifiutare>> andiamo in salone dove vediamo tutti i bambini che ci corrono vicino e ci riempiono di domande.
<<Veramente Melissa si è trasferita per sempre in Italia?>> ci chiede un bambino biondo.
<<Italia?>>
<<Si, così ci ha spiegato quel signore con la cravatta>> risponde un'altra bambina. Almeno si è preso lui la briga di inventare una scusa. Dire loro la verità sarebbe stato orribile. Ora dovrò trovare una scusa per Lydia.
<<Io vado un attimo sopra>> avverto Cam e lei annuisce.
<<Rimango io con i bambini>> l'abbraccio e le do un leggero bacio in fronte.
<<Ti amo>> mi dice e ammetto che in questo momento ne avevo bisogno. Mi stacco dall'abbraccio e la guardo nei suoi grandi occhi marroni. Anche se adesso mi sento così di merda, ricordare che c'è ancora lei vicino a me sembra che riesca a darmi una boccata d'aria. Forse quando Melissa mi disse che un giorno sarebbe andato tutto bene intendeva dire che un girono avrei trovato una persona che, anche se fosse andato tutto di merda, avrebbe trovato il modo di farmi vedere il mondo colori. É questo forse che intendeva. Perché anche se spesso mi sembra di vedere il mondo in bianco e nero mi basta stare vicino a lei per ritornare a vedere tutto colorato.
<<Ti amo anche io>> mi stringe la mano e poi la lascia. Salgo al piano di sopra e mi esce quasi naturale entrare nella stanza che un tempo era camera mia. Ora è cambiata parecchio, ci sono più letti e più giochi, però il mio letto non è mai cambiato, è sempre lo stesso. Avevo il letto vicino la finestra perché la sera mi piaceva il modo in cui la luce della luna illuminava tutta la stanza. Feci i capricci per beccarmi quel letto che anni fa era già di un altro bambino, alla fine me lo accaparrai io, non odiavo perdere neanche da piccolo. Ora è così vuota. Mi vado a sedere sul mio vecchio letto che ora sembra minuscolo. Avevo persino inciso le mie iniziali col pennarello, ma non le vedo da nessuna parte, sono passati troppi anni. Guardo la busta che ho in mano. Forse dovrei leggerla in un altro momento, leggerla ora mi farebbe solo più male. Sarà la curiosità, o forse il mio lato masochista, che mi fa aprire la busta e cacciare la lettera. Inizio a leggerla con un peso al petto insopportabile.

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora