Capitolo 17

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TYLER
Le loro grida mi tormentano. Stanno litigando da ore. Mi nascondo nello sgabuzzino per non sentirli gridare. Qui è l'unico posto della casa dove c'è silenzio. Non accendo la luce e mi siedo per terra tappandomi le orecchie. Mi bruciano gli occhi per le lacrime e cerco di asciugarmele con il dorso della mano. Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono nascosto qui dentro. Quando esco non sento più nessuna voce. Quando vado in cucina vedo mia madre seduta a terra che sta piangendo. Si sta massaggiando la sua grande pancia continuando a sussurrare a sé stessa che va tutto bene. Non mi piace quando papà fa piangere la mamma. Mi mancano i giorni quando la mamma e il papà ridevano con me. Almeno credo che ci siano stati quei giorni.
Quando mi sveglio la luce del sole è puntata dritta sulla mia faccia. Strizzo gli occhi e mi guardo intorno stordito.
Non so che ore siano. Avrò dormito tutto il pomeriggio.
Quando guardo l'orario mi rendo conto che sono in grave ritardo per l'appuntamento nella biblioteca. Stupidi pisolini pomeridiani che mi fanno dormire ore intere, tutto dovuto al fatto che la sera non chiudo neanche un cazzo di occhio.
Mi infilo velocemente una maglia nera, una tra le tante, e dei jeans. Non voglio neanche vedermi allo specchio, sarò uno straccio. Prendo un berretto mettendomelo al contrario. Afferro le chiavi della macchina ed esco dall'appartamento a passo svelto.
Una volta arrivato al college impiego un bel po' per orientarmi e trovare la biblioteca. Che palle questo posto è enorme, in più da quando sono arrivato qui non ho mai messo piede in biblioteca.
Mentre mi incammino metto una mano in tasca e mi rendo conto di non avere preso il mio pacco di sigarette. Me le sarò dimenticate per la fretta.
La biblioteca sembra vuota e mi chiedo se Camryn decida di venire o no. Spero davvero che non si sia tirata indietro per la questione di ieri sera.
Non so perché io abbia detto quello che ho detto. Ero sincero quando le ho detto che le mie parole spesso vanno più veloce dei miei pensieri, ammetto che spesso me ne pento. Sono stato davvero un bastardo ieri con lei e mi duole ammetterlo ma me ne pento. Trattare le altre ragazze alla stessa maniera non mi fa sentire così come quando faccio lo stesso con lei.
Mi gratto la nuca e mi guardo intorno, è enorme questo posto.
Merda, ci metterò una vita a pulire tutta la biblioteca da solo. Sto quasi per arrendermi e tornarmene a dormire nel mio appartamento ma sento dei passi dietro di me.
<< Ma ti rendi conto di che ore sono?>> Mi volto e mi trovo Camryn con uno straccio in mano.
<< Sono in ritardo?>> fingo di non essermene reso conto. Non mi importa se si arrabbia o meno. Dovrebbe ringraziare già che io sti venuto fin qui. Non risponde e mi guarda infuriata.
<< Vuoi una mano o no?>> cerco di sorriderle per farla infuriare ancora di più.
Adoro provocarla. Anche se non come ieri. Sono consapevole che ieri mi sono comportato da cazzone. Forse dovrei limitarmi con lei nelle parole.
Camryn alza gli occhi al cielo e supera lo scaffale per andarlo a pulire.
<< Trovi degli stracci nello sgabuzzino>> mi dice senza voltarsi e continuando a pulire.
Usa un tono distaccato e freddo, ce l'ha ancora con me. Non ha proprio tutti i torti. Non ho tempo per subirmi il suo rancore nei miei confronti. Giro un po' per la biblioteca prima di trovare lo sgabuzzino. Quando apro la porta vengo assalito dai ricordi del passato. Mi cadono tutti addosso facendomi smettere di respirare.
Ricordo di quando mi tappavo le orecchie per non sentire le loro grida. Ci passavo delle fottute ore lì dentro. Spesso anche un giorno intero. Qui ricordi mi colpiscono al petto come lame.
Richiudo subito la porta alle mie spalle e mi ci appoggio sedendomi per terra. Mi porto le mani in faccia cercando di regolarizzare il mio respiro.
Cazzo no. Non adesso. Mi gira la testa e il battito del mio cuore accelera velocemente. Ho le mani sudate.
Mi passo una mano dei capelli e sbatto la fronte sulla porta ripetendo a me stesso che mi devo calmare. Non sono più un ragazzino, so controllarmi ora...o almeno pensavo di saperlo fare. Questa sicurezza mi è crollata come sto crollando io in questo momento. Mi siedo per terra con le spalle alla porta. I pensieri nella mia testa si susseguono in maniera fin troppo veloce per bloccarli. Ho perso il controllo de mio corpo.
Cerco di regolarizzare i miei respiri ma è tutto inutile. Chiudo gli occhi e mi metto le mani in faccia appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia.
<< Tyler!>> sento una voce preoccupata. È Camryn.
Mi ero completamente dimenticato che ci fosse pure lei qui. Continuo a tenere le mani sulla faccia finche' Camryn non me le prende e me le stringe forte.
<< Tyler, che ti succede?>> chiede visibilmente preoccupata. Si sta sforzando di restare calma ma inutilmente. Non sa come comportarsi in una situazione del genere. La capisco, ci sono passato fin troppe volte da ragazzino, eppure, non mi sono mai abituato a questo schifo. Sono convinto che non ho mai chiuso veramente col passato, ho solo lasciato la porta socchiusa lasciando che i pensieri possano investirmi in qualsiasi momento.
Io non le rispondo subito. Non riesco a parlare. Mi rendo solo conto che da quando mi ha preso le mani il mio respiro è tornato normale. Faccio un respiro profondo abbassando lo sguardo con le tempie che pulsano.
Non mi veniva un attacco di panico da anni. Perché in questo momento? Perché ora?.
<<Sto bene>> cerco di alzarmi ma lei mi blocca.
<< Non stai per niente bene. Hai la faccia bianchissima e prima stavi tremando.>> stavo tremando? E poi che cazzo gliene frega di come sto? Non ce l'aveva con me per...? Per un bel po' di motivi, la conosco da qualche settimana e forse prova molto più rancore lei che molte persone che mi conosco da più tempo.
<<Ho detto che sto bene>> le ringhio contro tirando via le mie mani dalle sue. Lei fa una faccia sorpresa che subito dopo passa a delusa. Abbassa lo sguardo e i capelli le ricadono il viso.
<< Scusa se mi sono preoccupata per te>> mi dice con un filo di voce. Si alza e se ne va. Dio sono proprio uno stronzo. Lei si era solo preoccupata per me e io l'ho trattata di merda. Fa bene se mi dice che le devo stare alla larga. Come tutti gli altri, perché è questo che faccio, io allontano tutti. Me la sono presa con lei quando ero arrabbiato con me stesso, la sto trattato male e non se lo merita. Dovrei smettere di riversare la mia rabbia sugli altri. Rimango seduto per quasi un'ora, perché tutte le volte che ho provato ad alzarmi sentivo le gambe tremare.
Dopo essermi rialzato ed essermi guardato intorno arrivo alla conclusione che se ne sarà sicuramente andata. Come darle torto neanche io sarei rimasto con uno stronzo come me.
<<No!>> sento un grido provenire dal piano di sopra e subito dopo un tonfo che risuona in tutta la biblioteca.
<< Camryn!>> senza rifletterci mi ritrovo a correre per le scale. Le gambe che prima sembrano gelatina ora dalla preoccupazione sembrano essersi riprese. Corro per i vari corridoi per trovarla e alla fine la ritrovo a terra con tantissimi libri sparsi intorno, ed alcuni addosso a lei. Mi avvicino e l'aiuto ad alzarsi.
<<Ma...com'è successo?>>
Lei sbuffa e si toglie un po' di polvere sui vestiti.
<<Volevo riporre questi libri sullo scaffale in alto>> mi indica una serie di libri caduti a terra e poi lo scaffale dove voleva riporli. In effetti è uno scaffale molto alto, a stento ci arrivo io come ha potuto pensare che ci sarebbe arrivata lei?
<< E ti sei arrampicata senza la scaletta?>> lei non risponde e abbassa lo sguardo imbarazzata dando solo conferma alla mia domanda. Io non riesco a trattenermi e scoppio a ridere, dimenticandomi completamente dell'accaduto di prima.
Ridere di Camryn mi aiuta a distrarmi, il che è una cosa positiva. <<Ma sei scema? Come hai potuto pensare di arrivare fino a lì>> Dico continuando a ridere di lei.
<<Molto divertente, bravo ridi di me>> mi urla arrabbiata incrociando le braccia al petto. Cerca di assumere un'aria seria ma non le riesce bene.
<< Sei divertente quando vuoi>> riprendo fiato. <<E tu che sei corso qui di corsa e hai il fiatone? Anche questo è divertente>> <<Questo perché mi sono preoccupato di te, stupida>> le picchietto un dito sulla fronte. Camryn scansa la mia mano e si strofina il punto che le ho picchiettato sulla fronte.
<< Ecco, questo non capisco di te. Sei scorbutico con me e poco dopo diventi una persona del tutto diversa>> adesso è davvero seria.
Non me ne sono mai reso conto di avere questo comportamento nei suoi confronti. Pensavo che vedesse solo la parte più stronza di me e non si rendesse conto che certe volte mi è capitato di provare protezione verso i suoi confronti.
<<Non me ne rendo conto sono solo...Beh così >> lei sembra non crederci. Mi scruta attentamente ma non dice nulla. Non è tipico di lei in genere ha sempre qualcosa da dire.
<< Sul serio, non ti sto mentendo. È il mio modo di comportarmi>> Aggiungo. Per una volta che cerco di essere sincero non sembra credermi. Questa ragazza ha la testa dura. Mi farà uscire pazzo prima della fine dell'anno.
Fortunatamente decide di non insistere e inizia a prendere i libri caduti a terra e a sistemarli sugli scaffali più bassi. Si gira di spalle e rimane in silenzio. Lo prendo come un modo per ignorarmi. Se questo le farà smaltire un po' la rabbia la lascerò in pace.
Penso che andrò ad occuparmi di un altro reparto, ma prima di andare via la vedo che si alza sulle punte per mettere un libro su uno scaffale alto. Ma capisce che anche se si mette sulle punte non ci arriva? mi posiziono dietro di lei e glielo tolgo di mano.
<<Lascia a me gli scaffali più alti, la prossima volta ti farai male davvero se continui così e io non voglio accompagnarti in ospedale>> <<Sempre gentile>> risponde sbuffando.
Camryn è ancora in punta di piedi e io dietro di lei.
A differenza sua io non ho bisogno di alzarmi sulle punte per posizionare i libri sugli scaffali alti. Quando poso il libro sullo scaffale, premo il mio bacino sulla sua schiena. Quel contatto fa battere il mio cuore più veloce e sento i boxer farsi più stretti.
Si gira non dandomi più le spalle e abbassa la testa fissando il pavimento. Odio quando fa così e non capisco se la sua sia insicurezza o solo troppa rabbia per guardarmi negli occhi.
<<Guardami>> le ordino aspettando che alzi lo sguardo.
Camryn alza la testa e mi guarda negli occhi. Adoro chiuderla in mezzo alle mie braccia perché non ha via di fuga e so che piace anche a lei. Mi guarda con gli occhi che sono un miscuglio di emozioni, delusione, confusione, rabbia e desiderio. Mi sorprendo di me stesso per il fatto di capire così tanto da un suo sguardo. Forse sono davvero in grado di "leggerla" come mi ha detto. Mi avvicino al suo orecchio e tolgo una mano dallo scaffale per mettergliela sul fianco.
<<Non guardarmi così>> le dico all'orecchio. Sento il suo respiro diventare irregolare, ma questo mi dà solo conferma che le piace quando la tocco.
<<Non credo che sia stata una buona idea lasciare noi due soli qui>> le parlo lentamente e le stringo un fianco. Sento che trattiene il fiato. Non sto più giocando con lei come nell'appartamento. Quello che le dico è tutto vero.
<< Tyler...>> è così sexy quando dice il mio nome. Prima non ci davo peso me ne accorgo solo ora. Quando vorrei che urlasse il mio nome. Mi mette una mano sul petto fingendo di opporre resistenza.
Lo fa solo perché pensa che sia la cosa più giusta da fare, ma io so che le sensazioni che sta provando in questo momento la stanno facendo impazzire e che sotto sotto non se ne pente per niente. 

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora