Capitolo 83

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TYLER
Sono stato finalmente dimesso. Almeno adesso Norah non mi romperà più le scatole, non sono più un paziente di questo dannato ospedale, sono finalmente libero.
In corridoio scorgo Chad che è seduto con in mano una rivista. Non lo vedo dal giorno del suo compleanno, non so se sia venuto a trovarmi quando ero in coma. L'ultima volta che lo vidi era troppo ubriaco.
<<Sto bene>> dico per fargli notare la mia presenza, visto che era preso da quella rivista di moda. Chad alza lo sguardo verso di me e getta la rivista per terra abbracciandomi così forte da farmi mancare il fiato.
<<Cazzo amico, mi hai fatto stare in pensiero per giorni>> mi dà una pacca sulla spalla, vorrei ricambiare, ma la ferita sul braccio me lo impedisce.
<<Fatti dare un'occhiata>> fa un passo indietro per squadrarmi. Le ferite ci sono, ma non solo quelle fisiche, ho anche ferite che non posso essere viste, e difficilmente curate.
<<Tu come stai?>> gli chiedo, ci andiamo a sedere sui divanetti in sala d'attesa.
<<Ho avuto la notizia il giorno dopo la festa, Grace mi ha chiamato e io sono corso in ospedale. Ma tu eri in...>> lascia la frase in sospeso.
<<In coma, lo so>> sospira. Ne parlo con più calma di quanto io provi.
<<Dove sono Alex e Grace?>> chiedo guardandomi intorno, anche se so che non li troverò qui.
<<Grace non dorme in un letto da giorni ormai. Alex l'ha costretta ad andare a casa a riposare. Anche lui è andato a riposare. Mi hanno detto di chiamarli se ci saranno novità>> poggio i gomiti sulle ginocchia e mi passo le mani tra i capelli. Il dolore al braccio mi costringe e rimettermi di nuovo composto. Norah mi ha detto che questi dolori svaniranno tra qualche settimana, e che al momento posso solo stringere i denti ed essere paziente, cosa molto difficile per me.
<<Dovresti andare anche tu a dormire>> mi guarda preoccupato.
<<Ho dormito fin troppo>> guardo l'ora sull'orologio appeso alla parete di fronte a me, sono le undici di sera.
<<Io vado, il mio coinquilino si è accordo che ho dato una festa giorni fa, e mi ha messo il coprifuoco. Se faccio tardi rischio di rimanere chiuso fuori>>
<<Va bene>> ci alziamo e Chad mi abbraccia.
<<Cerca di riprenderti>>
<<Non mi fa male niente>> mento.
<<Intendevo psicologicamente. Stiamo tutti a pezzi>> dice riferendosi palesemente alla questione di Cam. Mi posa una mano sulla spalla e se ne va. Non andrò nel mio appartamento a riposare. Tanto non riuscirei comunque a prendere sonno. L'ospedale è quasi vuoto, se non fosse per alcuni pazienti che camminano per ammazzare il tempo, e qualche infermiera che corre di qua e di là, questo posto mette i brividi di sera. Odio gli ospedali, soprattutto di sera, la notte rende tutto più brutto. Non mi lasceranno dormire sui divani nella stanza di Cam, oramai non sono più un paziente. Mi dirigo nella sua camera e dalla piccola finestra sulla porta vedo Katherine che le stringe la mano. Mi chiedo a cosa stia pensando. Starà pensando alla sua futura vita a Londra con Cam? Non so se accetterà o meno, ma so lei quanto ci tenga a sua madre, però qui ha anche i suoi amici e il college, non so davvero cosa pensare. Vado a risedermi sulle poltrone in sala d'attesa.
Quando ti leghi a una persona devi anche aspettarti che quella stessa persona possa ferirti. Ho sempre definito i legami un qualcosa di stupido, perché legarsi a qualcuno che può farti star male? Non sarebbe meglio rimanere soli? Quando si è soli si ha la sicurezza che nessuno potrà farti soffrire. Non pensavo di aver creato dei muri così alti da lasciare che venissero frantumati da lei, lasciandomi così ferire. Ma forse questo dolore me lo merito. Me lo merito perché dopo anni ho trovato una persona che mi ama per quello che sono, e io l'ho ferita parecchie volte. I legami rendono deboli le persone, quando insaturi un forte rapporto con quella persona, diventa allo stesso tempo il tuo punto debole. Lei mi ha sempre reso debole, non in senso negativo, ma ogni volta che c'era lei immischiata in qualcosa il mio primo pensiero era sempre salvarla per prima, pensare prima alla sua salute e dopo alla mia. Mi sono sempre messo in secondo piano per lei, la maggior parte delle volte. Perché per lei ne vale la pena, perché lei se lo merita e perché non potevo fare altrimenti, ho sviluppato con lei un gran senso di protezione, ma non è servito, perché la mia rabbia ha prevalso e l'ha messa in questa situazione di merda.
Decido di sedermi in sala d'attesa per cercare di dormire, perché stare sveglio mi costringe a pensare, e io non voglio farlo. Mi sdraio sulla poltrona sperando che nessuna dottoressa mi disturbi e cacci via, e forse sarà stato lo stress, o la stanchezza, ma stranamente prendo subito sonno. Quando mi sveglio realizzo che non mi sono svegliato di proposito, ma qualcuno mi hanno svegliato.
Vedo la madre di Cam con le lacrime agli occhi e prima che il mio cuore salti un battito lei parla.
<<Si è svegliata>>

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora