Capitolo 76

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CAMRYN
È un rumore assordante, sembra quasi spaccarmi i timpani, il silenzio. Sarà passata un'ora, o due, da quanto sono rimasta seduta sul pavimento di camera mia con gli occhi fissi sulla collana, ormai in mille pezzi, mente le lacrime continuavano a scendere incessanti. Non ho urlato, non mi sono sfogata, niente di niente, sono rimasta a piangere in silenzio. Non so quante volte mi sono posta le stesse domande. Dove sarà andato? Tornerà? É finita tra di noi? Sta anche lui male? Sarà tornato a casa sua? Non ho avuto neanche la forza di affacciarmi per vedere se ha preso la macchina o meno. Non credo sia andato a casa, qui c'è ancora Lydia, ma è anche vero che quando è arrabbiato reagisce d'impulso.
Mia madre ancora non è tornata, ma sarà qui a momenti, me lo sento. Almeno non è stata presente nel momento peggiore. Il momento, subito dopo che Tyler è andato via, in cui ho iniziato a pormi delle domande senza risposta, in cui ho il dolore diventava così forte da strapparmi il fiato e non permettermi di respirare bene. Come avevo previsto, sento dal piano di sotto mia madre che mi chiama per avvisarmi che è tornata. A momenti salirà per controllare che vada tutto bene. Corro in bagno per non farmi vedere in questo stato. Pochi minuti dopo sento dal bagno la porta di camera mia che si apre.
<<Tesoro sono tornata, i parenti stanchi sono andati tutti a casa ma ti salutano. La messa è stata carina, mi spiace che tu e Tyler ve la siate persa, chissà forse il prossimo anno verrete>> si, se il prossimo anno staremo ancora insieme. Mi guardo allo specchio. Risultato, occhi gonfi e rossi, i capelli sono un ammasso di nodi e il trucco un disastro.
<<Dov'è Tyler?>> sento bussare alla porta del bagno, l'ho chiusa a chiave così non potrà entrare.
<<Tutto bene?>> mi chiede e io annuisco, poi ricordo che non può vedermi e rispondo.
<<Si mamma, Tyler è andato a fare un giro>> che stupida scusa. Spero che vada a letto presto, perché in questo momento non sono in grado di portare avanti un discorso e inventarmi bugie allo stesso tempo.
<<Alle due di sera?>>
<<Non aveva sonno>> rimane qualche secondo in silenzio.
<<Sai a che ora tornerà?>> spero davvero che torni, penso, e questo mi riempie ancora gli occhi di lacrime, alzo gli occhi in alto cercando di non farle uscire Pensavo che dopo aver pianto per quasi due ore le lacrime si sarebbero esaurite.
<<Non lo so, tra un po'>>
<<Io vado a dormire, se tra qualche ora non ritorna svegliami, okay?>>
<<Va bene>>
<<Notte, ti voglio bene>> dice prima di andare via, lo capisco perché sento la porta della stanza che viene chiusa. Aspetto qualche secondo prima di uscire dal bagno. Guardo i pezzi del cuore su pavimento, poi guardo la giacca appoggiata alla sedia vicino la mia scrivania. Dovrei andarlo a cercare. No... Perché dovrei farlo? Lui ha deciso di andarsene, si vede che voleva restare da solo. La mia mente è in lotta su cosa fare, ma prima che io trovi una decisione sono già fuori la porta. La preoccupazione ha la meglio sull'orgoglio e quindi decido di andarlo a cercare.
Scendo le scale e in punta di piedi esco di casa. La macchina è ancora parcheggiata qui, quindi è andato via a piedi. Percorro velocemente metà strada senza pensare a niente, ma poi mi fermo. É da quasi due ore che è fuori, potrebbe essere ovunque, e io non so neanche da dove partire. Potrebbe essere andato in un locale, penso, ma nei dintorni ne è pieno zeppo, anche di locali che rimangono aperti tutta la notte, impiegherei ore solo per cercarlo in questa zona. Faccio dietro front e ripercorro la strada di casa. Rientro facendo il massimo silenzio, poso la giacca sul manico del divano in salone. Mi tolgo le ciabatte, non mi ero neanche resa conto che fossi uscita in ciabatte, ho veramente la testa altrove. Essendo stata una decisione presa d'impulso non ho badato al mio aspetto. Delusa e sconsolata mi siedo sul divano per poi sdraiarmi. Certo sono ancora arrabbiata, però il fatto che lui si trovi lì fuori non mi fa stare tranquilla, non conosce neanche bene le zone circostanti.
Spero solo che stia bene, che non si sia messo nei guai e che non abbia fatto cazzate. Con la testa piena di pensieri, preoccupazioni e domande, pian piano prendo sonno.

Quando mi sveglio mi sento stranamente tranquilla, poi la mia mente viene assalita dai ricordi di ieri e mi sento sprofondare. Il petto ridiventa più pesante e la tristezza torna a farsi sentire. Apro gli occhi e noto di non trovarmi in salone. Mi ero addormentata sul divano del salone, non ricordo di essermi svegliata e di essere venuta in camera. Giro la testa sul cuscino e vedo Tyler seduto di fronte la porta con le ginocchia piegate al petto, le mani incrociate sui gomiti e la testa poggiata sopra di esse. Sta ancora dormendo. Mi alzo dal letto, cercando di non far rumore, e vedo sulla scrivania la collana, i pezzi del cuore sono stati rimessi insieme. Non sono incollati tra di loro, però qualcuno ha rimesso insieme i pezzi, so già chi è stato. Deve essere stato per forza lui ad avermi portato qui sopra mentre dormivo.
Mi paro di fronte di lui che, come se avesse percepito la mia presenza, si sveglia. Apre lentamente gli occhi e si guarda intorno spaesato, quasi come me poco fa. Alza la testa e quando mi vede si alza di scatto, io mi sposto velocemente per evitare di beccarmi una sua testata.
<<Cam>> è tutto quello che dice, come se non realizzasse che io fossi lì di fronte a lui. É tornato. Mi sento sollevata per questo, ma quando sento la puzza di alcol quel sollievo svanisce. Arriva la rabbia.
<<Puzzi di whisky>> incrocio le braccia.
<<In realtà è vodka>> mi corregge con un tono quasi scherzoso, ma io lo fulmini con lo sguardo e lui abbassa la testa. Non sono in vena di scherzare.
<<Come va?>> mi chiede.
<<Sul serio?>>
<<Cosa?>>
<<Sei sparito per una notte intera, e dopo esserti fatto vivo solo ora mi chiedi come va?>> mi ritrovo ad alzare la voce, ma mi è inevitabile in questo momento. Lui non risponde, meglio così. Continuo a parlare anzi, urlare contro di lui.
<<Hai idea di quanto io mi sia preoccupata per te? Sono stata sveglia fino a tardi sperando che tornassi, ho pensato anche di venirti a cercare... >>
<<Davvero?>> mi chiede con un tono sorpreso.
<<Si, ma eri sparito da ora e non sapevo da dove iniziare le ricerche. Ora invece ti ritrovo qui e che puzzi di Whisky o Vodka, non lo so>> ritorna ad essere muto. Mi sento arrabbiata e proprio non me l'aspettavo. A quanto pare neanche lui pensava in una mia relazione del genere.
Io pensavo che una volta tornato sarei stata felice e avremo risolto pacificamente, ma ora non ho proprio voglia di festeggiare questo suo ritorno. Mi allontano da lui che allo stesso tempo si allontana dalla porta, né approfitto per uscire dalla stanza. Lo sento da dietro che mi insegue e in pochi secondi mi raggiunge, mi afferra il polso e mi fa girare.
<<Mi dispiace per...>>
<<No Tyler, niente mi dispiace oppure scuse inutili. Sono stata male tutta la sera per te, mentre tu invece eri chissà dove a bere>> è dispiaciuto e lo so, I suoi occhi sono spenti e tristi, succede ogni volta che mi vede piangere. Però per quanto mi faccia male vederlo così non posso dimenticare tutto il mio dolore di ieri.
<<Pensi che io non ti abbia pensato?>>
<<Ah l'hai fatto? E allora spiegami dove hai bevuto, e non dirmi una bugia che peggioreresti le cose>> I suoi occhi scrutano i miei cercando di trovarvi un briciolo di compassione, ma non c'è. Sono sconsolata, delusa e specialmente arrabbiata.
<<Sono andato a una festa, non era programmato, sono entrato e ho iniziato a bere>> spiega non sbattendo mai le palpebre. Apprezzo la sincerità, ma nessuna scusa giustificherà il suo comportamento.
<<Tu eri a una festa mentre io ero in camera mia a piangere, per te?>> lui annuisce e questo mi fa sentire solo più male. Forse dopo questo avrei pianto, ma la rabbia me lo impedisce. Al momento sono anestetizzata.
<<É tutto quello che dovevo sapere>> mi giro e inizio a scendere le scale. Sfortunatamente trovo mia madre con in mano una tazza in mano, quando mi vede scendere le scale arriccia il naso.
<<Che ci fai sveglia alle sette del mattino?>> mi chiede. Non rispondo. In quel momento scende Tyler velocemente dalle scale ma quando nota che c'è mia madre cerca di ricomporsi e assume un'aria tranquilla.
<<Va tutto bene?>> chiede fissano entrambi.
<<Si>> rispondiamo insieme con troppa velocità.
Mia madre non è convinta della nostra risposta, si capisce da come mi guarda. Ormai conosco benissimo il significato di ogni sua occhiata.
<<Sicuri?>> insiste. Non voglio discutere qui di fronte a lei, non voglio portare i nostri drammi a casa mia. A mia madre mancano solo i problemi tra me e lui. Meglio lasciare tutto fuori questa casa.
Tyler poggia una mano sulla mia spalla. Anche se sono arrabbiata ho sempre l'impulso di prendergli la mano e stringergliela, devo trattenermi per non farlo.
<<Si, va tutto bene>>
<<Va bene, io adesso vado a svegliare Lydia così possiamo darle i regali. In più mi ero dimenticata di avvisarvi che tra qualche ora partiremo per vedere la parata di Newport. Quindi sarà meglio per voi iniziare a prepararvi>> ritorna in camera sua senza aspettare una risposta da noi. Tyler stringe la presa sulla mia spalla e mi gira dalla sua parte.
<<Possiamo parlare?>>
<<Avremo dovuto parlarne ieri, mentre invece tu hai preferito scappare alla prima difficoltà sei scappato>> sembra ferito dalle mie parole. Non vorrei che le cose avessero preso questa brutta piega, non vorrei essere qui a dirgli certe cose sapendo che lo feriranno, ma è la verità.
<<Non sono scappato, solo non sono abituato a queste delusioni>>
<<Delusioni? Tyler ma non ti ho mica tradito, ho solo rifiutato la tua proposta di vivere insieme, ma non mi puoi farmene una colpa se non mi sento ancora pronta>>
<<Quindi non vuoi parlarne?>> scuoto la testa, mentendo a me stessa perché vorrei parlare, ma allo stesso tempo sono troppo arrabbiata per tutta questa faccenda e non ho voglia di parlarne. Mi guarda con uno sguardo truce.
<<Fa come vuoi>> è l'ultima cosa che dice prima di darmi le spalle e salire al piano di sopra. Adesso è guerra.

Non odiarmi perché ti amo..[COMPLETO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora