Capitolo 47

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Chloe

Dylan è appoggiato con la schiena alla parete del muro bianco. Le sue mani sono posizionate all'interno delle tasche nere dei suoi jeans. Tiene lo sguardo basso per non incrociare quello di Samuel.

Quest'ultimo tiene stretto al petto il libro di economia e si dondola sui talloni.

Appena varco la soglia della porta Dylan e Samuel fanno un passo avanti. I due si guardano e si mandano delle occhiatacce.

Si stanno comportando da bambini. Penso.

<<Ehi, è tutto ok?>>, Samuel viene verso di me e mi accarezza una guancia.

Dylan, preso da non so cosa, avanza verso di noi con passo deciso e si irrigidisce alla scena che è costretto a vedere.

<<Non toccarla>> ringhia stringendo i denti.

Samuel lo fulmina con lo sguardo e gli va incontro, ritrovandosi così a pochi centimetri dal corpo di Dylan.

<<Non prendo ordini da un ragazzetto maleducato come te, quindi vedi di moderare i termini quando parli con me>> sputa acido Samuel.

<<Non ho paura di un troglodita come te e parlo come cazzo voglio hai capito?>> lo provoca Dylan avanzando sempre di più.

<<Ragazzi smettetela, sono stanca dei vostri comportamenti infantili>> urlo io.

Questi due sgranano gli occhi e si girano nella mia direzione.

<<Vi comportare sempre così, ovunque siamo. Vi mandate occhiatacce, vi stuzzicate a vicenda, vi comportate proprio da bambini. Sono davvero stufa di questo comportamento. Se non ci fossi io, di sicuro anche oggi sareste finiti nel mettervi le mani addosso e non è così che si risolvano i problemi. Però sentite.. Sapete cosa vi dico? Non me ne frega più niente. Continuate a fare i bambini, mettetevi le mani addosso, fatevi pure male, a me non interessa più. Ho altri problemi più importati e gravi da risolvere, non ho bisogno che due ragazzetti come voi me ne creano altri. Quando avete deciso di fare le persone adulte fatemi uno squillo. Ciao>> aggiungo superando entrambi.

Innervosita più che mai esco dall'edificio e mi avvio al dormitorio.

Una volta entrata in stanza mi chiudo a chiave, poso lo zaino sulla sedia che si trova davanti alla scrivania e mi vado a stendere sul letto.

Oggi non ci sono per nessuno.
Ho bisogno di stare sola.

Anzi, forse c'è una persona di cui avrei bisogno, ma al momento non vuole nemmeno vedermi.

Lea. Quella ragazza dannazione.
La mia unica amica, aggiungerei.

A quest'ora sicuramente mi avrebbe già tranquillizza sull'accaduto del professore, ma non c'è. È solo colpa mia se adesso il nostro rapporto è sul chívala.

Pensierosa mi alzo dal letto ed inizio a svestirmi per mettermi qualcosa di più comodo.

Non sapendo cosa fare deciso di avvantaggiarmi con la tesina della prossima settimana.

La professoressa Torres, nonché quella di letteratura, ci ha assegnato un compito da svolgere su un romanzo a piacere.
Dobbiamo esprimere dei pareri, dei pensieri e delle nostre riflessioni su un romanzo da noi scelto.

Sinceramente ancora non so bene su quale romanzo attuare questa piccola tesina, ne ho letti così tanti che ho l'imbarazzo della scelta.

Sin da piccola amavo leggere.
Ogni settimana, a partire dall'età di sette anni, mia madre mi comprava delle riviste di moda oppure dei giornalini sui telefilm che guardavo al tempo. Ad oggi conosciute come serie TV.

Sempre all'età di sette anni ho iniziato a leggere dei fumetti. All'inizio li trovavo divertenti e mi piaceva leggerli, ma poi ho iniziato ad odiarli.

Sentivo che non faceva per me leggere queste cose, volevo qualcosa di più travolgente, qualcosa di più romantico a tal punto di trasmettermi emozioni e di immedesimarmi nella storia letta.

Così iniziai a leggere dei libri.
Il primo che lessi si chiamava "Io, la danza, le amiche e papà".

L'ho amato davvero tanto quel libro, mi piacque così tanto a tal punto che lo lessi ben dodici volte.

Continuai a leggere tantissimi altri libri che quasi non mi importava più la categoria, mi bastava leggere.

Amavo i libri romantici, erano i miei preferiti, ma ho letto anche svariati libri della categoria horror, di mistero e di avventura.

Continuai così finché in prima liceo non iniziai con i romanzi. Il primo che lessi fu Romeo e Giulietta e me ne innamorai all'istante.

Ho letto anche Orgoglio e pregiudizio, Guerra e Pace, Cime tempestose, il nome della rosa, il grande Gatsby e tantissimi altri.

Ognuno di loro mi ha trasmetto sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di vero.
Non smetterò mai di leggere.
È uno sfogo, quasi una necessità.

Mi chiedo se un giorno sarò capace pure io di scrivere qualcosa.

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