Capitolo 78

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Chloe

Sono da circa una mezz'oretta seduta su questa scrivania, nella mia stanzetta al dormitorio. Sto scrivendo, come stabilito, la tesina da consegnare per la prossima settimana. Dylan è sdraiato sul mio letto, a torso nudo, mentre io ho addosso la canottiera, una maglia e una felpa. Non riesco davvero a capire come fa a stare in quel modo a metà novembre. <<Tra quanto finisci?>> chiede Dylan. Mi giro nella sua direzione e vedo che ha un libro tra le mani, lo riconosco subito, è Le pagine della nostra vita. È stato uno dei romanzi più recenti che ho comprato, ma la vera domanda è.. Perché Dylan sta leggendo? Per quello che mi ha detto a lui non piace leggere e per di più non gli piacciono nemmeno i romanzi, perciò non capisco perché ogni volta che si trova in camera mia, debba per forza prendere un libro e iniziare a sfogliarlo pagina dopo pagina. <<Manca poco dai, continua a fare ciò che stai facendo>> mi rigiro, <<si, ma preferisco passare del tempo con te, piuttosto che leggere un libro come questo>> sorrido a quella sua affermazione <<so che stai sorridendo>> dice subito dopo. Mi giro e vedo che mi sorride. <<A quanto pare mi conosci proprio bene eh>> lo guardo con un ghigno divertito, <<ovvio. Ti ho studiato per un sacco di tempo, è il minimo questo>> chiude il libro e si alza a sedere sul letto. <<Se hai assunto quella posizione lì sperando che io venga a sedermi sopra le tue gambe, scordatelo perché ho ancora da finire. Mi manca solo qualche riga e poi arrivo>> confesso con tono autoritario. Lui alza gli occhi al cielo, scuote la testa e poi si  morde il labbro. <<A quanto pare pure tu mi conosci>> ribatte, <<ti ho studiato per un sacco di tempo, è il minimo questo>> copio la stessa frase che mi ha detto poco prima e gli sorrido. Lui fa lo stesso e si butta indietro con la schiena, sdraiandosi di nuovo sul letto. Mi rigiro e continuo scrivere. Dopo circa dieci minuti finisco e rimetto a posto tutti i fogli, ormai sparsi per la scrivania.
Vado verso il letto e monto a cavalcioni sopra Dylan. Mi sdraio sopra di lui e mi accoccolo del tutto, al suo petto. Lui mi abbraccia con entrambe e braccia e mi lascia due baci sulla fronte. <<Vorrei che tutto questo non finisse mai>> confesso guardando il pavimento, <<chi ha detto che deve finire?>> Dylan guarda il soffitto e continua a stringermi forte a se.
Cambio posizione e mi alzo, rimanendo sempre a sedere sopra di lui.
<<Nessuno, ma ho questa paura già da un po'>> confesso abbassando lo sguardo.
<<Perché non me ne hai parlato prima? Ti avrei tranquillizzata proprio come sto facendo ora>> si alza con la schiena, mettendosi a sedere sul letto. Mi mantiene ancora sopra di lui e mi stringe la vita con le grandi e forti braccia. <<Ehm.. Non lo so sinceramente, avevo paura ti arrabbiassi>> dichiaro, <<devi dirmi tutto, fregandotene delle conseguenze. Non voglio più che tu sua male per me, voglio renderti felice non triste, chiaro?>> mi posiziona una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed io annuisco. <<E comunque no, non finirà e sai perché?>> mi guarda intensamente negli occhi, <<no, perché?>> chiedo curiosa, <<perché hai tutte le caratteristiche per essere la donna ideale della mia vita>> mi rassicura.
Rimango completamente a bocca aperta quando sento uscire quelle meravigliose parole della sua bocca. Gli sto dando un sacco di valore a queste parole, e spero che il valore che gli stia dando io sia uguale a quello che che gli sta dando lui.
Lo bacio e lui ricambia. Fa scorrere le sue mani in tutto il mio corpo e quando la sua lingua viene a contatto con la mia, una strana sensazione si invade dentro di me.
Dopo qualche minuto ci stacchiamo, entrambi senza fiato a causa del bacio dato poco prima.
<<Stavo pensando.. Oltre a domani, che ne dici di venire anche oggi a dormire da me? Ci stai?>> mi accarezza una guancia, <<anche oggi? Sei sicuro? Non voglio disturbare, e poi se viene tuo padre?>> si rabbuia quando sente le mie parole.
Ecco, adesso mi devo aspettare il peggio.
Era stato ben chiaro su questo argomento. Odia quando metto in mezzo la sua famiglia, sopratutto suo padre.
<<Mio padre non torna a casa da qualche settimana, e molto probabilmente starà con quella puttana che si ritrova. Perciò puoi venire tranquilla, quella casa è più mia che sua>> confessa ed io annuisco, <<va bene, grazie>> gli sorrido leggermente e lui fa lo stesso.
<<Tanto questa situazione durerà poco>> dice subito dopo ed io mi blocco con quella frase.
Mi vuole lasciare?
Vedendo la mia reazione Dylan si precipita subito a dire qualcosa per tranquillizzarmi <<ehi ehi aspetta, ma cosa hai capito? Non la nostra relazione, mi riferisco alla questione della casa e tutto quanto>> confessa, <<mi hai fatto perdere cinque anni di vita stronzo>> gli tiro uno schiaffo sul braccio e lui ride.
<<Non è colpa mia se fraintendi le cose>> scherza, <<non è colpa mia se non ti sai spiegare>> lo copio e lui ride divertito.
Il suo sorriso è qualcosa di stupendo. Molto probabilmente se non ci fossero quei due piercing sul labbro inferiore sarebbe ancora più bello, ma vabbè, infondo mi piace anche così.
<<Comunque, perché pensi che questa situazione finirà presto?>> chiedo curiosa, <<perché potremmo trovarci un piccolo alloggio tutto nostro no?>> propone.
È già la seconda volta, nel giro di pochi giorni che mi fa la stessa proposta. Sinceramente non mi aspettavo che lo dicesse un'altra volta.
Sabato scorso credevo che l'avesse detto... Così, tanto per dire. Aveva anche bevuto un po', perciò non gli ho dato tanto peso alle sue parole, ma adesso è più che sobrio. 
<<Che c'è? Non ti convince l'idea?>> chiede qualche secondo dopo, <<no no, certo che mi convince solo che.. È strano sentirselo dire, sopratutto da te, infondo Dylan diciamoci anche la verità... Non volevi nemmeno avere relazioni e adesso mi stai proponendo, per la seconda volta, di andare a convivere>> dichiaro confusa ma allo stesso tempo sorpresa, <<si lo so e hai ragione. Solo che non mi era mai capitato prima d'ora di sentire il bisogno di avere qualcuno al mio affianco, di possedere una persona, ma sopratutto di avere questa necessità di vivermela>> distoglie lo sguardo, <<comunque se non vuoi non fa niente...>> lo blocco prima che possa dire altro e lo bacio.
Mi afferra per il sedere e mi spinge di più verso di lui.
<<Certo che voglio>> sorrido sopra le sue labbra e lui fa lo stesso.
<<Allora per stasera? Vieni?>> dice successivamente, <<vengo>> rispondo a mia volta e lui sorride, <<è ufficiale giusto? Non ci hai ripensato vero?>> ci scherza su ed io sorrido sarcasticamente. <<No, non c'ho ripensato, ma se continui a fare lo stronzo, prendendomi per il culo, scordatelo, perché non ci vengo>> gli rivolgo un sorriso innocente ma allo stesso tempo furbo.
<<Io? Non potrei mai>> si tocca il petto e fa il finto offeso.
<<Bene allora, come vuoi organizzare la nostra serata?>> domanda Dylan dopo qualche secondo di silenzio, <<opterei per ordinare una pizza a casa, divano, film e poi letto>> rispondo, <<e poi a letto che si fa?>> chiede facendo il finto tonto, <<si dorme, che vuoi fare?>> cerco di trattenere una risata, <<no no niente, comunque va bene>> fa un piccolo sorriso e distoglie lo sguardo. È sempre il solito.
Poco dopo mi alzo da lui ed inizio a prepararmi. Mi cambio sotto il suo sguardo e posso giurare che in questo momento mi sta guardando.
Sento dei passi avanzare verso di me e due braccia mi stringono da dietro.
<<Sei proprio sicura di voler andare subito adesso?>> sussurra al mio orecchio, <<certo, perché non dovrei?>> rispondo girandomi verso di lui. Rotea gli occhi e sbuffa.
Ci sta proprio a credere eh.
<<Lo abbiamo fatto ieri, non dirmi che lo vuoi fare anche oggi>> ironizzo, <<se si tratta di farlo con te, potrei anche farlo ventiquattr'ore su ventiquattro>> si avvicina verso di me ed io arrossisco. Abbasso lo sguardo, ma lui lo rialza, facendo incrociare i nostri sguardi.
<<Dai su andiamo, magari ci faccio un pensierino per stasera>> confesso e lui sorride. Si stacca da me e apre la porta.
Prendo il telefono, che ormai avevo lasciato sul letto e poi esco, seguita da Dylan. Quando arriviamo nel parcheggio del college, entriamo in macchina e successivamente partiamo. Come sempre il tragitto dura poco, saranno più o meno dieci o quindici minuti di strada. Per tutto il tragitto io e Dylan parliamo un po' dei progetti futuri. Gli ho chiesto cosa gli piacerebbe fare da grande, ma lui non è riuscito a darmi una risposta concreta. Quando gli ho posto questa domanda mi è sembrato abbastanza imbarazzato, quasi impacciato. Non sapeva cosa rispondere, ma poi ha sviato la domanda dicendo che non lo sapeva ancora.
Mi ha raccontato che da piccolo il suo sogno era fare l'astronauta. Gli si illuminavano gli occhi quando mi raccontava dei sogni che aveva da bambino, e invece si incupiva quando mi confessava che erano gli unici momenti belli della sua infanzia.
Odio vederlo così, odio sapere che ha passato dei momenti bruttissimi senza nessuno al suo affianco.

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