Nothing more

Capitolo 51

Chloe

Un lieve venticello di metà ottobre sfiora la mia pelle calda provocandomi brividi di freddo.

Apro gli occhi e subito noto di aver lasciato la finestra aperta.

Complimenti Chloe.

Mettendomi in ginocchio sul letto chiudo la finestra e proprio in quel momento la porta di camera si apre alle mie spalle.

<<Lea!>> esclamo stropicciandomi gli occhi, incredula da ciò che sto vedendo.

<<Ciao>> cinguetta guardandomi con aria serena.

<<Che ci fai qui?>> chiedo sedendomi di nuovo.

<<Sono venuta a dirti che mi dispiace>> confessa sedendosi affianco a me.

<<Ho reagito male e lo so. Non ho scuse, ma ho capito solo dopo la gravità della situazione che ho creato>> continua a dire.

<<È colpa mia, non tua>> la correggo.

<<Hai sbagliato a non dirmelo, questo sì, ma la scenata l'ho fatta io e mi dispiace davvero tanto>> aggiunge prendendo le mie mani per unirle alle sue.

<<Quando vi ho scoperti, in quel momento così intimo, con i miei stessi occhi, mi sono sentita morire. E non perché ho avuto una storia con lui. Credimi che non è per quello. La mia unica paura è vederti soffrire. Non voglio che tu passi tutto quello che ho dovuto passare io. Samuel mi ha detto che ha provato a farti cambiare idea, ma ha fallito, come immaginavamo tutti. Io però posso riuscirci, posso riuscire a farti cambiare idea>> dice convinta.

Oh no ci risiamo...

A quel punto cerco di parlare, ma lei mi interrompe.

<<So cosa stai per dire. È diverso con te, ti sembra sincero e tutto quanto, ma credimi Chloe che non è il principe azzurro che tutte desideriamo. Lui cerca di abbindolare tutte le ragazze per portarsele a letto, e una volta usate le butta nel cesso. Chloe apri gli occhi, tu che hai la possibilità di evitare qualunque episodio spiacevole, sfruttala cazzo. Scappa da lui, lascialo e non farti fregare come ha fatto con me. Io non posso più tornare indietro e non ho avuto la fortuna di avere qualcuno che mi raccomandasse su di lui, ma tu si, hai me. Perciò lascialo stare..>>.

Non volendo sentire altre sciocchezze sul suo conto, la zittisco e dico: <<Adesso basta Lea>>.

<<Se sei venuta qua per dirmi di allontanarmi da Dylan hai sprecato il tuo tempo, perché non ho la minima intenzione di farlo. Sei pregata di smettere di parlare male di lui in sua assenza, perché non è il ragazzo che tu e tutto il college credete che sia. Tu non sai nulla di lui, io sì. Ha bisogno di qualcuno al suo fianco, di qualcuno che si prenda cura di lui. L'unica cosa di cui necessita è una persona costante nella sua vita, una persona che non lo pugnali alle spalle, un qualcuno che per lui, ahimè, finora che non c'è mai stato>> spiego.

I suoi occhi si incupiscono e abbassa la testa.

<<So che è un ragazzo complicato, con venticinque sbalzi di umore al minuto, ma mi piace così e lo accetto con tutti i suoi difetti e i suoi pregi>> dico continuando il mio discorso.

<<Pregi?>> chiede rialzando la testa.

<<Sì, i suoi pregi>> ripeto.

<<Il il tuo, quello di Samuel, di Carol e di tutto il college è che vi soffermate sulle cose negative. Sui suoi comportamenti da stronzo e da arrogante, ma vi siete mai chiesti perché si comporta così? Vi siete mai posti questa domanda? A quanto pare no, perché pensate di sapere tutto già dal suo comportamento, ma in realtà non sapete proprio niente>> ringhio a denti stretti mentre mi alzo dal letto.

Lei rimane sbalordita per qualche secondo e poi dice uno dei suoi tanti commenti.

<<Vedo che il lavaggio del cervello te l'ha fatto proprio per bene>>.

La sua mano si appoggia sulla mia spalla e con uno sguardo attento dice: <<Mi dispiace tesoro, mi dispiace davvero tanto, ma stai commettendo un grandissimo errore>>.

Successivamente si avvicina pericolosamente al mio volto e mi prende il viso con entrambe le mani.

<<Ti spezzerà il cuore>> mi sussurra prima di andarsene.

Come si permette di venire qua e dirmi di allontanarmi da lui? 

Credevo che fosse venuta qui per fare pace non per parlare di Dylan.

In parte la capisco, capisco che non vuole vedermi soffrire, che non vuole vedermi assieme a lui e tutto il resto, ma non è detto che quello che è successo a lei debba succedere anche a me.

Solo perché Dylan ha scommesso su di lei, giocando con i suoi sentimenti, non è detto che accada la stessa cosa anche a me.

Sono sicura che Dylan era sincero mentre mi diceva quelle cose. Insomma, non penso proprio che mi abbia raccontato tutte quelle cose sul padre e sulla madre solo per intenerirmi e per farmi abbindolare ancora di più.

Mi ha fatto piacere, in parte, che abbia capito di avere sbagliato con me, ma sono delusa e amareggiata dal suo comportamento.

Immaginavo che avrebbe provato ad ostacolare questo legame che ho creato con Dylan, lo hanno fatto tutti a partire da Carol e Samuel.

Devo dire che c'ho sperato, c'ho sperato davvero tanto. Credevo che lei fosse diversa. Non mi aspettavo che facesse i salti di gioia, ma almeno pensavo che avrebbe capito dopo un po' la situazione e che si sarebbe messa l'anima in pace, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Sono davvero stanca di avere tutti contro, con Noah non era così. Con lui tutto era completamente diverso.

Mia madre lo adorava e i suoi genitori mi amavano. Mi trattavano come se fossi la loro seconda figlia.

A San Diego non avevo tanti amici.
Avevo Miranda, che era la mia migliore amica, e poi qualche altra amica.

Quando Miranda seppe di me e di Noah fece i salti di gioia, era felicissima.
Mi manca tantissimo e, molto probabilmente, se solo fosse qui mi sentirei meglio.

Ora invece mi sento sola, sento di avere tutti contro. Non mi aspettavo un comportamento del genere, speravo in un piccolo sostegno da parte loro, sopratutto da parte di Lea, ma a quanto pare non gliene frega niente a loro di cosa mi rende davvero felice.

Però non importa, una cosa che mi ha insegnato mia madre sin da piccola è di non dipendere da nessuno.

Se le cose vanno male bisogna affrontarle da soli, a testa alta, fregandosene del parere della gente, e così farò.

Chi mi vuole appoggiare sarà ben accetto nella mia vita e lo ringrazierò. Chi non vuole esserci invece pazienza.

Spero solo di non pentirmi un giorno.