Capitolo 82

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Chloe

Mi sveglio con le urla di Dylan, provenienti dal piano di sotto. <<Ma che sta succedendo succedendo?>> impreco a bassa voce. Mi infilo le mutandine e prendo da terra la maglia di Dylan, per poi infilarmi anche quella. Apro la porta e scendo al piano di sotto. Sta urlando più del dovuto e appena lo vedo, noto che è girato di spalle. È girato verso la porta e sta dando le alle scale, di conseguenza anche a me visto che scendo proprio da quest'ultime. <<Io non ti voglio nella mia vita, cosa non capisci? Hai avuto ben tredici anni per cercarmi e cosa fai? Vieni adesso? Quando ti pare e piace? No! No, no e ancora no. Non ho preso da te sai.. Non sono cretino quanto te, io non do una seconda possibilità a persone che non ne meritano. Tu a quanto pare si, ma io non sono così. Dimentica di avere un figlio perché tu per me sei morta già da tredici anni>> Dylan attacca e lancia con forza il cellulare sul divano.
Mi avvicino lentamente verso di lui e lo abbraccio da dietro. Essendo molto più bassa di lui gli posiziono le braccia intorno al petto e appoggio il mio volto sulla sua schiena. <<Che succede?>> chiedo preoccupata, <<era mia madre>> risponde subito dopo e a quelle parole non posso fare altro che staccarmi da lui e guardarlo in modo strabiliato. Lui si gira e si infila una mano tra i capelli, segno che è agitato. <<Cosa ti ha detto?>> domando qualche secondo dopo, <<vuole vedermi, mi ha confessato di avere questo bisogno urgente di parlarmi. Dice che mi hanno mentito tutti e che non se n'è mai andata lei, ma sono più che sicuro che mi sta mentendo. Anzi, ne sono quasi certo. Sicuramente sta cercando di ripararsi il culo dopo ben tredici anni>> mi supera e si siede sul divano. Lo seguo e faccio lo stesso. <<Cosa pensi di fare?>> domando all'istante, <<non lo so Chloe, non lo so. Sono solo preoccupato e allo stesso tempo arrabbiato. Come fa a presentarsi dopo tredici anni di assenza? Ne una chiamata, ne un messaggio, ne un augurio, ne un regalo di compleanno. Niente di niente, per lei era come se fossi morto. Perché dovrei accettarla nella mia vita? Lei non merita di starci>> si affretta a dire e stringe i denti per evitare di piangere. Mi fa male vederlo così, mi fa male da morire. Si mette entrambe le mani tra i capelli e si tiene la testa.
<<Non capisco davvero. Cosa vorrà? Soldi? Vuole la casa di mio padre? Rovinarmi la vita?>> ride nervoso <<sempre se si può rovinare una vita come questa, visto che è già rovinata di suo>> dice con disprezzo, <<magari vuole solamente riaverti nella sua vita. Tu non sai bene il motivo per la quale se n'è andata davvero, perciò io almeno un'opportunità gli e la darei. Siamo esseri umani e tutti sbagliamo, una seconda opportunità non costa a nessuno darla>> mi affretto a dire. Non oso immaginare quello che sta provando in questo momento. Il ritorno della madre dopo ben tredici anni di assenza, deve essere davvero un colpo basso. Molto basso. <<Chloe è facile parlare così, perché non ci sei dentro. E si, so il vero motivo per la quale se n'è andata, ovvero mio padre. È stato lui a mandarla via. Negli ultimi tempi stare con mio padre era difficilissimo, lo è sempre stato, ma nelle ultime settimane lo era ancora di più. Ed è normale che se ne sia andata, ma io non ce l'ho con lei per questo. Io non la odio perché se n'è andata via da mio padre oppure perché ha distrutto la famiglia, assolutamente no. Io ce l'ho con lei perché non mi ha portato con se. Ha preferito togliersi un peso in meno, lasciandomi li, nell'inferi dell'inferno. Mi ha lasciato da solo con un uomo drogato e alcolizzato, che ogni sera usciva per andarsi a divertire. Sai quante volte non ho mangiato per colpa di mio padre? Lo sai? No, non lo sai ma tranquilla, non fa niente, te lo dico io. Un sacco. Quando ero piccolo non sapevo cucinare, non arrivavo nemmeno all'altezza della cucina, come potevo pretendere di poter mangiare qualcosa se non faceva per me. Poi con il tempo sono cresciuto,sia di mentalità che di altezza e adesso male o bene so cucinare quasi tutto.
I-Io Chloe non ci riesco, non riesco a fare finta che tutto questo non sia esistito. Non posso e non voglio>> dichiara serio e con tono autoritario. Odio vederlo così e non poter fare niente. <<Amore ti capisco ma è pur sempre tua mamma. La donna che ti ha partorito e che ti ha tenuto in grembo per ben nove mesi. Capisco che adesso tu riesca solo a vedere le azioni pessime e disgustose che ha compiuto questa donna, ma non sai con certezza il motivo per la quale si è comportata così. La verità la sa solo lei, e per scoprirla devi almeno uscirci. Dargli la possibilità di vedervi e di parlare da persone adulte e civili. È inutile buttarsi odio su odio, tu che hai la possibilità di riavere tua mamma nella tua vita perché non la sfrutti?>> mi si inclina la voce nell'ultima frase e Dylan sentendo quel leggero cambio di tono, alza gli occhi verso di me e fa incrociare i nostri sguardi. <<Tu che hai la possibilità di vivertela, di poter ricostruire un rapporto stabile con lei, perché non sfrutti questa occasione? So che infondo lo vuoi>> mi blocca subito, <<no, non lo voglio>> si affretta a dire, <<si lo vuoi, non negarlo. Io capisco che adesso la rabbia e il rancore, di tutti gli anni passati, stiamo aumentando minuto dopo minuto, sempre di più dentro di te, ma almeno prima di dare risposte affrettate: perché non dargli una possibilità?. Non ti chiedo di vederla tutti i giorni e prenderci un caffè insieme, ti chiedo solamente di uscire con lei, una sola volta e sentire cos'ha da dirti. Poi da lì, potrai prendere qualsiasi decisione tu voglia ed io, Chloe Johnson sarò pronta a sostenerla qualunque essa sia. Positiva o negativa non mi interessa, sarò lì al tuo fianco a rispettare la decisione da te presa>> gli rivolgo un piccolo sorriso sincero e spontaneo, e cerco di trattenere le lacrime. Lui che ha la possibilità di stare con la madre deve per forza sfruttare quest'occasione e farò di tutto pur di farglielo capire. Io che non ho mai avuto un'occasione del genere con mio padre, se mi capitasse molto probabilmente non rinuncerei per nulla al mondo. Sentirei cos'ha da dire e poi dopo deciderei se dargli una possibilità o meno.
Dylan rimane in silenzio per vari minuti. Si tocca le mani in continuazione e giocherella con quest'ultime.
<<Io Chloe non ce la faccio più. La mia vita è sempre stata uno schifo, sembra una cazzo di fiction. Ti rendi conto che non ho niente? Non ho un padre, non ho una madre, non ho dei veri amici, niente di niente>> stringe i pugni e mi guarda. Nei suoi occhi intravedo una scintilla e il dolore che sta provando in questo momento. <<Non è vero, hai sia un padre che una madre>> lo correggo. Non può dire questo, li ha entrambi e entrambi lo vogliono nella loro vita. Hanno commesso degli sbagli, dei grossi sbagli, ma tutti li commettiamo no? Non siamo perfetti, nessuno lo è.
Io allora cosa dovrei dire che ho solo mia mamma? Mio padre nemmeno mi vuole!
<<Ah si? E sentiamo... Chi dovrei chiamare padre? Una persona alcolizzata, drogata e maniaca? Che da giovane picchiava suo figlio piccolo? Questo è un padre? No perché se è così allora va bene, lo considerò tale, ma siccome mia cara Chloe lo sai anche tu che un vero padre non si comporta così, per favore sta zitta>> dice con disprezzo e le sue parole mi feriscono. <<E invece mia madre.. L'amatissima Reese Gray che abbandona suo figlio, lasciandolo per di più con un matto in casa. Questi come fai a chiamarli genitori Chloe? Come!!>> alza il tono della voce nelle ultime parole e sgrana gli ho occhi.
<<Hai pur sempre me>> aggiungo, <<si ma vedi Chloe, tu non sei fatta per me. Io non ti merito>> a quelle parole mi blocco e nella mia gola mi si inizia a formare un nodo. Che cosa sta facendo adesso? Che intenzioni ha?

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