Capitolo 42

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Chloe

<<Be' come sto?>>, chiede Lea girandosi verso di me mentre si sistema i capelli all'indietro.

Indossa un vestito semplice e rosso.
Intorno alla vita ha una cintura spessa che mette in risalto il suo punto vita.

<<Mi piace un sacco>> confesso alzandomi dal letto e girando intorno a lei. 

<<Direi che è perfetto>> aggiungo rivolgendole un sorriso sincero.

Lei in un sospiro dice: <<sono agitata Chloe, non so come andrà questo appuntamento.. E se non gli piacessi?>>.

<<Stai tranquilla, non iniziare a farti paranoie, andrà tutto bene vedrai>> la rassicuro.

<<Spero che sia come dici te, in ogni caso grazie. Ti voglio bene>>.

Quanto è bello sentirselo dire?
Era da tanto che qualcuno non pronunciava quelle tre parole, a parte mia madre ovviamente.

A San Diego non avevo molte amicizie, l'unica amica sincera che avevo si chiamava Miranda. Era la mia vicina di casa, e quando non stavo con Noah era lei la persona con la quale passavo il mio tempo.

Avevo anche altre amicizie ma non erano importanti come lei, e basandosi sul rapporto, quello con Miranda era completamente diverso rispetto a quello che avevo con le altre ragazze.

Lei era come me, ci piaceva studiare insieme, vedere film o leggere romanzi per poi commentarli assieme. Le altre ragazze erano più indirizzare per la bella vita, divertirsi e fare serata con i propri amici, come secondo loro, ogni adolescente dovrebbe fare.

Però io non ero così, e non lo sono nemmeno ora. Era bella quella vita, e mi manca rivivere certi momenti e certe emozioni, ma devo ammettere che al tempo non ero me stessa. Credevo di esserlo ma non ero la vera Chloe.

<<Bene ma adesso vai o farai tardi>> le rivelo.

<<Si hai ragione, però un'ultima cosa. Chiama per qualsiasi cosa, chiaro? >> mi ribadisce.

Roteo gli occhi al cielo e rido sarcasticamente.

<<Perché devi sempre pensare a me? Stai tranquilla. Non succederà niente e adesso vai, svaga il cervello, stacca la spina e divertiti. Non pensare a niente, né a me né a nessun altro, questo è il tuo momento, vivitelo>>.

<<Tu si che sei una vera amica, grazie ancora>> dice in un sorriso.

<<Basta ringraziamenti su, vai>> dico spingendola verso la porta.

<<Divertiti>> aggiungo.

<<Lo farò>> replica e se ne va.

Sono così felice per lei...

In questo momento vorrei essere pure io felice, invece sono qui a riempirmi la testa di domande a cui non so dare una risposta.

Dylan questa mattina è stato strano con me, non capisco cosa gli passi per la testa.
Un momento prima è gentile e premuroso, l'attimo dopo è silenzioso e l'attimo ancora dopo è arrabbiato. Sembra fregarsene di me.

È brutto credere e pensare che sia così, sto sbagliando e lo so... Mi sto facendo solo del male, però è ciò che mi fa pensare, o meglio dire, è il suo comportamento che mi costringe a riflettere su queste cose.

Proprio nel momento bussano alla porta e subito vado ad aprire.

<<Avanti Lea, sentiamo.. cosa ti sei dimenticata?>>, aprendo la porta la prima persona che vedo è Dylan.

<<Che cosa ci fai qui?>> chiedo a lui facendo un passo in avanti per sporgermi verso il corridoio e per accettarmi che non ci sia Lea nei paraggi.

<<Non ci siamo salutati nei migliori dei modi e sono venuto qui per rimediare>> risponde infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans neri.

<<Sei impazzito? Poteva esserci Lea>> gli faccio notare visibilmente irritata.

<<Si ok, ma adesso non c'è. Mi fai entrare o no?>> domanda ancora su l'uscio della porta.

Mentre sbuffo lo lascio entrare è una volta dentro, oltre a chiudere la porta, si va a sedere sul mio letto.

<<Vieni qui dai, so che sei arrabbiata>>, batte entrambe le mani sulle sue cosce ed io, da sottona, eseguo il suo ordine.

<<Mi dispiace>> dichiara accarezzandomi una guancia.

<<Perché ti sei comportato così?>> azzardo a chiedere.

Lui fa un cenno di negazione con la testa e subito dopo mi sorride.

<<Non è colpa tua>> risponde zittendomi con un bacio.

Cerco di ritrarmi ma quando si accorge che voglio distaccarmi da lui, la sua presa inizia a farsi sempre più forte. I miei muscoli iniziano a sciogliersi e smetto di divincolarmi dalla stretta di Dylan per poi abbandonarmi solo ed esclusivamente alle sensazioni.

Si stende sul letto con me sopra ed io nel mentre continuo a baciarlo. Lui mi infila le mani sotto la maglia ed inizia ad accarezzarmi il seno.

Staccandomi poco dopo da lui, lo guardo intensamente negli occhi e mentre osservo le sue iridi mi tolgo la maglietta.

Dylan, senza perdere troppo tempo, si fionda su di me ed inizia a baciarmi il collo.

Presa dal momento butto la testa all'indietro e per lasciargli più spazio mi scosto i capelli dall'altro lato del collo.

Succhia e lecca ogni centimetro del mio collo. Mi sento avvampare dentro.

Per dare piacere anche a lui, inizio a muovere il bacino, ma proprio in quel momento la porta si apre. Nell'immediato mi giro di scatto coprendomi il seno con le mani e la figura della persona che stanno vedendo i miei occhi è più terrificante dell'anormale. Sbianco quando vedo l'ultima persona che avrei voluto vedere in un momento simile.

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