Capitolo 95

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Chloe

Sono da circa venti minuti seduta su una sedia, fuori dalla porta dell'ufficio del preside. Alla mia sinistra c'è Dylan incazzato nero e alla mia destra c'è Mr. Smith che muove nervosamente una gamba. È una situazione al quanto imbarazzate, ma la preoccupazione prevale più di ogni cosa. Samuel esce dalla stanza del preside, prima di andarsene da un'occhiataccia a Dylan e quest'ultimo fa lo stesso. I due si squadrano ma Mr. Smith li interrompe. <<Basta ragazzi con questi comportamenti da bambini. Siete due collegiali, vi pare il modo di comportarvi? Vergognosi che non siete altro.
Signor Richardson lei se ne vada in classe e segua la lezione del mio collega, che in questo momento sta prendendo il mio posto nella vostra aula>> indica Samuel <<e tu>> indica Dylan <<vedi di smettila e di incominciare a fare l'uomo. Sei davanti a una signorina e non è bello comportarsi da bambini>> gli punta il dito contro prima di sedersi di nuovo. Dylan sbuffa e mi da una piccola occhiata timida e impacciata. Mr. Smith si stava riferendo a me?  Ero io la signorina presa in questione?
Un uomo alto, dai capelli biondi, occhi verdi e labbra sottili si ferma sulla soglia della porta.
Solo ora mi accorgo della somiglianza tra il padre e il figlio. Sono quasi identici, per dire che sono uguali dovrei vedere il padre di Dylan da giovane, ma ora capisco da chi ha preso tutta questa bellezza. L'unica cosa che hanno di diverso sono i capelli, Dylan scuri e lui chiari, ma per il resto sono molto simili. <<Dylan, entra dentro>> gli ordina severo. Dylan sbuffa di nuovo e si alza dalla sedia, entra dentro l'ufficio e il padre di Dylan ancor prima di chiudere la porta mi guarda. In quel momento provo un'imbarazzo assoluto, ma scompare quasi del tutto quando lo vedo sorridermi gentilmente. Ricambio e chiude la porta. Mi sposto leggermente a sinistra con il sedere, in modo da sedermi più distanziata da Mr. Smith. Sono talmente arrabbiata e delusa dal comportamento che ha avuto nei miei confronti, che non voglio nemmeno rivolgergli la parola.
Abbasso lo sguardo ed inizio a giocherellare con le mie mani. Tra me e lui cala un silenzio tombale, ma allo stesso tempo così frustrante.
<<Chloe stai bene?>> chiede Mr. Smith dopo qualche minuti. Mi giro nella sua direzione e vedo che mi guarda preoccupato.
<<Si sto bene>> rispondo e ritorno come prima. Lui sospira e si gira con il busto verso di me. Per un momento lo guardo con la coda degli occhi ma successivamente ritorno a giocare con le mani.  <<Senti Chloe mi dispiace essermi comportato da immaturo. Sono stato un coglione e ti chiedo scusa>> dice dispiaciuto. Sgrano gli occhi alle sue parole. Non l'ho mai sentito parlare così, visto di solito lui ha sempre un linguaggio formale a causa del lavoro, e sentirlo parlare così mi fa un effetto strano. <<Inutile che si offenda da solo, ormai è fatta. Mi dica solo se devo continuare ad assistere al suo corso oppure no, perché se ha intenzione di farmi passare un anno di inferno preferisco iscrivermi ad un'altro>> dichiaro infastidita. Non ho mai risposto così ad un professore. A dire la verità non ho mai risposto in generale, ero sempre educata con tutti i miei prof e anche se ricevevo qualche sgridata stavo zitta e mi prendevo le mie responsabilità, ma adesso basta. Mi sono stancata e non me ne frega proprio niente di come può reagire. <<No no, ti prego non fare niente di tutto ciò. Ti chiedo di nuovo scusa, ma non toglierti dal mio corso>> si affretta a dire, quasi impacciato.
Perché si comporta così adesso? 
<<Da quando in qua le importa di quali corsi frequento o meno? Se voglio smettere, smetto e basta>> ribatto, <<si lo so, ma ti ho già detto di non farlo>> inizia a scaldarsi e mi guarda male, <<non prendo ordini da lei e comunque ci penserò su>> ritorno a fissare il pavimento.
Sbuffa e fa lo stesso. <<Sei proprio come tua madre>> sussurra, <<che cosa?>> dico incredula. Lui sbianca e subito si innervosisce. <<Be' mi riferisco al fatto che voi donne siete tutte uguali. Non vi va bene mai nulla. Se un uomo vi chiede scusa non vi va bene, se non vi chiede scusa allora siamo maleducati e cafoni. Chi vi capirà mai questo non si sa>> sbuffa ed io mi calmo un po'. Odio quando mettono in mezzo mia madre, chi cazzo si crede di essere scusa? <<Va bene ho capito, ma non metta più in mezzo mia madre ok?>> gli ringhio contro e lui annuisce. Faccio un sospiro per calmarmi e il silenzio ricade di nuovo su di noi.
<<Ho sentito della rottura tra tu e Dylan.. Come stai?>> chiede con un tono di voce dispiaciuto e sereno. Ancora non si cheta?
<<Sto bene>> mi affretto a dire, <<Chloe ti conosco..>> lo blocco, <<mi conosce? E sentiamo chi è lei per conoscermi? Ci vediamo si e no tre volte alla settimana. Quando stiamo insieme ci comportiamo da alunna e professore, lei non sa niente della mia vita e io non so niente della sua. Fine. Non vedo perché lei debba sempre immischiarsi in cose che non la riguardano>> mi alzo di scatto in piedi e lo guardo male. Lui cerca di prendermi una mano per farmi sedere ma io mi scosto. <<Calmati Chloe>> dice tranquillo Mr. Smith, <<no, non mi calmo affatto. Prima mi dice che ho delle ottime potenzialità, poi del tutto si immischia nella mia vita privata. Si può sapere cosa vuole da me e cosa sta cercando?>> chiedo rabbiosa, <<siediti e ne parliamo ok?>> dice subito. Mi siedo e lo guardo aspettando una risposta. <<Sento che c'è qualcosa di speciale tra di noi Chloe.. Qualcosa che non mi era mai capitato prima. Non ti vedo solo come una mia studente capito? Aspetta, non fraintendere. Non mi riferisco in quel senso. Ho il massimo rispetto verso le mie studentesse e non le toccherei nemmeno con un dito. Con te è qualcosa di diverso, sento di doverti proteggere.. Tipo come fa un padre ad una figlia>> alle sue parole sbianco e lui se ne accorge. Ingoio la poca saliva rimasta e mi inizia a mancare l'aria. <<Chloe stai bene? >> inizia a sventolarmi la sua mano vicino la faccia, in modo da farmi venire un po' d'aria. Inizio a fare respiri profondi e piano piano ritorno allo stato iniziale. <<Si, ma la prego non metta più in mezzo mio padre>> dico con voce triste, <<perché?>> chiede, <<io non ho più un padre, ho solo mia madre. Lo sapeva già, glielo avevo accennato..>> mi vengono gli occhi lucidi. Lui mi guarda e sembra molto scosso dalle mie parole. <<Non l'hai mai visto?>> chiede di punto in bianco ed io scuoto la testa. Mi scende una lacrima ma Mr. Smith me l'asciuga subito. <<Non mi ha mai voluto.. Adesso vive qui a Los Angeles e a quanto pare ha anche altri figli e una compagna>> lo guardo negli occhi e mi meraviglio di quanto possono essere così simili ai miei. <<Sono sicuro che ti ha voluto sin dalla prima volta che ha saputo di averti.. Magari era solamente spaventato all'idea di diventare padre>> confessa, <<ciò non lo giustifica. Ha lasciato me e mia madre per strada, per fortuna avevamo i miei nonni, che ci hanno aiutato economicamente e ci hanno dato un posto in cui vivere, altrimenti non saprei che fine avremmo potuto fare io a mia madre..>> dico abbassando la testa, <<mi dispiace.. Vieni qui>> mi prende per il polso e mi fa appoggiare la testa sul suo petto. All'inizio mi divincolo un po' dalla sua presa, ma quando mi accorgo che non sembra per niente intenzionato a lasciarmi andare, mi rilasso e chiudo gli occhi. Mi stringe forte e una strana sensazione di protezione si invade dentro di me. Di solito questo sentimento lo percepisco solo tramite gli abbracci di mia madre e di Dylan, non vedo perché debba provare ciò anche con lui. Sentiamo il cigolio della porta e subito ci stacchiamo. Mi ricompongo e mi asciugo le lacrime a gli occhi, mi alzo in piedi e aspetto che il signor Walker mi chiami per entrare e per sentire la mia versione dei fatti.
Mr. Smith si sistema la camicia e si schiarisce la voce.
Dylan esce dalla porta e quando mi vede in quello stato cambia subito sguardo, e assume una faccia preoccupata e incazzata al tempo stesso. Viene verso di me e mi prende il viso con le mani. <<Che hai? Chi ti ha ridotto così>> chiede preoccupato,<<nessuno, stavo parlando a Mr. Smith di..>> mi blocca, <<tu>> si stacca da me, gli punta il dito contro e lo fulmina con lo sguardo. <<Che le hai fatto per ridurla in questo stato eh?>> ringhia a denti stretti Dylan. Smith si alza e stringe i denti. <<Non le ho fatto niente e quante cavolo di volte devo dirti che mi devi dare del lei e non del tu?>> dice incazzato Smith, <<ti rispondo come mi pare e piace, sopratutto se ci va di mezzo la mia ragazza>> mi indica, <<Dylan lascia stare ti prego. Non mettermi nei casini>> lo prendo per il braccio e lo avvicino a me. Gli afferro il viso e lo costringo a guardarmi. <<Ti prego>> lo scongiuro e lui annuisce. <<Signorina Johnson quando desidera può entrare>> il signor Walker si affaccia alla porta e mi sorride. Guardo un'ultima volta Dylan e mi rassicuro che non faccia cazzate. Buona fortuna a me. Penso prima ancora di entrare dentro l'ufficio.

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