Capitolo 32

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Chloe

Stanotte non è stata una bella nottata, ho avuto molta difficoltà nel dormire.
Mi sono svegliata più di tre volte, ma per fortuna sono riuscita subito dopo a riaddormentarmi.

Sapendo di dovermi alzare a breve, lo faccio con qualche minuto di anticipo e come ogni mattina mi preparo per andare a lezione.

Prima di entrare in classe incontro Samuel e non appena attraverso il corridoio, lo trovo girato di spalle.

<<Buongiorno>>, lui si gira sentendo la mia voce, ma appena mi vede assume una faccia strana.

<<Buongiorno>> replica freddo.

<<È tutto ok?>> domando alzando un sopracciglio.

È strano vederlo così.
Di solito è dolce e sempre sorridente, anche quando qualcosa va storto lui cerca sempre di sorridere al mondo esterno per non far pesare a gli altri il suo dolore, ma oggi a quanto pare non è così.

<<Lea mi ha detto tutto e sono abbastanza deluso dal tuo comportamento>> confessa serio.

Senza nemmeno farmi spiegare, entra in classe seguito da tutti gli altri e mi lascia da sola.

Rimango perplessa per qualche secondo fin quanto non mi sento chiamare da dietro.

<<Chloe>> dice una voce alle mie spalle.

Mi giro e vedo Dylan.

Oh beh ci mancava solo lui adesso...

<<Non hai risposto ai miei messaggi, perché mi eviti?>> chiede fermandosi davanti a me.

I suoi amici si fermano affianco a lui e lo guardano con aria sorpresa.

Lui gli fa un cenno con la testa facendogli capire che è tutto ok e loro successivamente, mi rivolgono un sorriso per poi entrare in classe.

<<Non fare il finto tonto Dylan, dovresti saperlo>>, incrocio le braccia al petto e lo guardo storto.

<<Senti.. Se sei ancora arrabbiata per la battuta che per sbaglio ho detto, mi dispiace. Ti ho già chiesto scusa, cosa vuoi di più? Che mi metta in ginocchio davanti a tutti chiedendo il tuo perdono?>> domanda scorbutico.

Quando fa così lo odio.

<<Sai.. Certe volte scusarsi non basta. Dovresti pensare prima di aprire bocca invece di farti uscire le parole così a caso>> lo informo irritata.

<<Ok e hai ragione, ma ti ho già chiesto scusa. Adesso non so davvero che altro fare. Se non accetti le mie scuse non vedo in quale altro modo possa farti capire di esserne pentito>>.

<<Il tuo problema è che non rifletti, agisci e basta senza pensare alle conseguenze. Credi che uno "scusa" possa bastare, ma invece non è così. Mi hai dato della puttana, te ne rendi conto?>> chiedo.

<<Senti ascolta, la ramanzina alle otto del mattino non me la faccio fare da una ragazzina del primo anno, fammi uno squillo quando ti è passata>> sbotta sbuffando.

<<No, adesso mi fai finire di parlare che ti piaccia oppure no.
Rimarrai qui finché non avrò finito>>, avanzo di un passo verso di lui e lo fulmino con lo sguardo.

<<Sai benissimo che non lo sono e nonostante tutto l'hai detto>> aggiungo.

Sono così incazzata che vorrei tirargli lo zaino in testa.

<<Ho sbagliato ma..>> cerca di dire, ma lo blocco in tempo e dico: <<ma niente Dylan, vedi di imparare a pensare prima di parlare con le persone. Tu puoi essere duro quanto vuoi, puoi fregartene dei giudizi, degli insulti e tutto il resto, ma non tutti sono come te ok? Non tutti si fanno scivolare alle spalle le critiche. Ho dei sentimenti e quello che mi hai detto mi ha fatto stare male, e parecchio, perciò vedi di imparare ad essere educato con le persone che ti girano attorno, perché credimi che rimanendo un cafone a questa maniera, arriverà un momento in cui più nessuno ti vorrà stare affianco, me compresa.>>

Non so dove trovo il coraggio di dire tutte queste cose al ragazzo più popolare della scuola, ma devo, ho dovuto.

Senza pensarci due volte lo lascio lì da solo e mi giro per entrare in classe.

Samuel è già seduto nel suo solito posto, ma questa volta decido di non sedermi affianco a lui.

Con lo sguardo mi sbrigo a cercare un posto vuoto e non appena lo trovo mi vado a sedere due file dietro di lui affianco ad una ragazza dai capelli blu.

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