Il corridoio è immerso nell'oscurità più totale, fatto salvo per una lama di luce che trapela da sotto la porta del ripostiglio. Alessio è stupito: a quanto ricorda nessuno si è mai preoccupato di sostituire la lampadina fulminata penzolante dal soffitto.
Sicuro di star commettendo un grosso errore, ma incapace di controllare le proprie azioni, cerca a tentoni la maniglia. La porta si apre con un cigolio sinistro, rivelandone un'altra, più vecchia e consumata, sulla quale sono incise delle svastiche e degli strani simboli che ricordano le lettere dell'alfabeto greco. Uno di questi, una specie di omega, si allarga sotto i suoi occhi fino a occupare l'intera parete, trasformandosi in un arco che dà su un corridoio esatta replica di quello che ha appena percorso, ma più lungo.
Alessio si volta e scopre con orrore che non può tornare indietro. Al posto della porta del ripostiglio, ora, c'è un muro di mattoni. Decide di andare avanti, allora, sperando di trovare un'altra via d'uscita.
Il corridoio sembra non finire mai. I tre quadri sulla parete a sinistra, la piastrella scheggiata, le porte (chiuse da assi inchiodate) di bagno e camere da letto si ripetono a intervalli regolari. Poi, all'improvviso, lo scenario cambia. Ora sembra di essere in una di quelle vecchie case di paese, in cui tutto pare essersi fermato a parecchi decenni prima. Ci sono un'anticamera buia con il pavimento di pietra, un bagno minuscolo che ospita soltanto un lavandino sbreccato e un WC pieno d'acqua torbida, e un grosso specchio sporco. Il ragazzo coglie il proprio riflesso con la coda dell'occhio e ciò che vede lo costringe a tornare indietro e guardare meglio.Sta sanguinando. Dal naso, dalla bocca, dalle orecchie. Lo specchio esplode e al suo posto appare un'apertura nella parete, coperta da una tenda di plastica, bianca con delle margherite gialle.
Alessio la scosta e si ritrova in una cucina arredata alla bell'e meglio. Mobili scompagnati, un piccolo frigorifero dalla cui anta aperta arriva l'olezzo di cibo in putrefazione, cassette della frutta impilate a creare un ripiano accanto ai fornelli unti.
Attorno al tavolo ci sono tre uomini e una ragazza, che lo fissano immobili, con l'aria di chi è stato interrotto mentre faceva qualcosa di importante. Si somigliano tantissimo, tutti con occhi e capelli scuri, alti e massicci, con le sopracciglia folte e, tranne la ragazza, le braccia pelose. Anzi no, non si somigliano solamente: sono tutti la stessa persona. Tommaso. Sono tutte versioni della Bestia, a diverse età , di cui una al femminile.
«Cosa cazzo hai da guardare?» gli chiede il più giovane.
«Vuoi che ti spacchi la testa a bastonate?» ghigna il più vecchio.
Alessio sa che se urlerà, spariranno. Ma quando apre la bocca non riesce a emettere alcun suono. Una folata di aria calda e fetida gli riempie la gola e gli scivola nello stomaco trasformandosi in una colata di lava incandescente. La ragazza gli si avvicina e lo guarda contorcersi dal dolore.
«Scappa» gli sussurra, con uno sguardo disperato. I suoi occhi sono dolci, buoni, e da quasi neri quali erano diventano sempre più chiari, virando verso una tonalità che tende al verde. «Vai via, Alessio, stai già sanguinando abbastanza, scappa.»
Scappa.
Sì, ma dove? Non ci sono finestre, non ci sono porte, e l'apertura nella parete è sparita, sostituita da una spianata di piastrelle candide.I tre uomini stanno avanzando verso di lui. Uno ha un bastone, un altro una padella, il terzo un rotolo di filo spinato. Alessio indietreggia
Avrebbe dormito probabilmente fino a mezzogiorno, se non fosse stato per il frastuono proveniente dal piano di sopra. Alle otto e mezza del mattino, la signora Mariangela (signora per modo di dire, visti eloquio e modi da scaricatrice di porto) aveva deciso di cambiare la disposizione del mobilio in sala da pranzo, o meglio di farla cambiare a figli e marito. Al rumore di tavoli e divani spostati si univano i suoi commenti coloriti, inframmezzati da imprecazioni.

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Alessio
General FictionATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...