LUGLIO 1994
A differenza della maggior parte dei maturandi, Manuel e Alessio arrivarono a scuola mezz'ora dopo l'orario previsto per la pubblicazione dei risultati. Il primo era tranquillissimo, consapevole di aver fatto un esame più che discreto ma di non poter ambire al massimo dei voti, e soprattutto che i suoi genitori sarebbero stati fieri di lui in ogni caso; il secondo era in preda a un'ansia crescente che si esacerbò mentre percorrevano l'ultimo tratto di strada.
«Ho paura» ammise Alessio, immobile di fronte al cancello, lo sguardo che vagava inquieto sui pochi ragazzi presenti nel cortile, quelli che già sapevano com'era andata. «Potrebbe essere l'ultimo giorno della mia vita, o peggio.»
«Peggio?»
«Tommaso mi spezzerà la schiena a calci e rimarrò paralizzato.Oppure mi spaccherà la testa e mi ridurrà a un vegetale.» Non c'era traccia di ironia nelle sue parole, ma Manuel non riuscì a trattenere una risata. Lo trovava eccessivamente melodrammatico, esagerato, nonostante ora sapesse che il suo patrigno era un violento. La sua mente si rifiutava di accettare l'idea potesse avere ragione. Gli diede una pacca sulla spalla.
«Hai fatto un esame perfetto. Avresti dovuto vedere la faccia di Gerardo, non riusciva neanche a odiarti da quanto ti ammirava.»
Neanche a farlo apposta, l'odioso primo della classe passò loro accanto, e li ignorò, almeno in apparenza tutto preso dal trancio di focaccia che stava divorando compulsivamente.
È nervoso quanto me, pensò Alessio, provando una curiosa combinazione di empatia e fastidio. Solo che lui non ne ha motivo.«Ma se hanno valutato la mia condotta e i voti degli anni precedenti... Tu non capisci, Manu, io devo portare a casa un cazzo di sessanta, qualunque altro voto non andrà bene e se non mi ammazza lui, lo farò io. Non posso deludere mia madre, le ho già dato troppi motivi per detestarmi.»
«Non la deluderai, ne sono sicuro.»
«Ho paura» ripetè Alessio. Si appoggiò alla ringhiera. Aveva dormito sì e no cinque ore in totale le ultime due notti ed era praticamente a digiuno dalla mattina precedente. L'ansia lo stava dilaniando ma a casa nessuno pareva essersene accorto, facendolo sentire ancora peggio.
«Andiamo a vedere, intanto...»
«Mi sfonderà il culo.»
Manuel rimase senza parole. Non poteva capire cosa intendesse, per quanto lo riguardava era solo un modo di dire colorito, ma vide qualcosa di spaventoso: per qualche istante, fu come se Alessio non fosse davvero presente, i suoi occhi non tradirono alcuna emozione. Anche il tono in cui aveva pronunciato l'ultima frase era privo di vita, come se stesse enunciando una pura constatazione che non lo riguardava direttamente.
Poi tutto tornò come prima. Alessio si fece coraggio e oltrepassò il cancello, visibilmente teso. Bianchetti e Albero gli passarono accanto e mostrarono loro il dito medio. Indossavano nasi da clown e parrucche colorate.
«Oh che peccato» ridacchiarono. «Che commissione ingiusta!»
Col cuore in gola, Alessio si mise a correre e raggiunse il portone. Non c'era nessuno davanti ai quadri affissi sulla vetrata.
Si stavano prendendo gioco di me, vero? Perfino Esposito mi ha fatto i complimenti, gli scritti sono andati benissimo, all'orale ho risposto a tutte le domande e ho spaziato nelle altre materie. Non possono avermi punito per i miei ritardi e il mio carattere di merda, non me lo merito. Non è colpa mia.
Trattenne le lacrime.
Mamma è stata chiarissima, se è andata male dovrò uccidermi.
Aveva la vista appannata e il petto stretto in una morsa, lo stomaco contratto. La tensione era insostenibile. Pian piano, mise a fuoco. Manuel si era diplomato con cinquantacinque, cinque punti in più di quanto sperasse. Taverna con quaranta. Salì verso il proprio nome, premendo il dito sul vetro, e finalmente lesse il responso, mentre dietro di lui l'amico stava dicendo: «Mi dispiace. Davvero. Meritavi il massimo.»

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Alessio
Ficción GeneralATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...