6. Mamma

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Alessio allunga una mano verso il cestino del pane  e prende una bustina di grissini. Marta lo guarda contrariata.

«Tesoro, ora arriva la pasta. Non ingozzarti di carboidrati, ne hai mangiati anche a colazione.»

Il ragazzo sbuffa.

«Sei fissata» dice, alzando gli occhi al cielo in modo teatrale. A sua madre non va mai bene niente: l'ha tormentato per i primi quattordici anni della sua vita perché era quasi inappetente e sottopeso, lo tormenta ora per il suo sano appetito da adolescente sempre in movimento.

«Mi preoccupo per te. Stai diventando grande e il tuo metabolismo rallenterà, devi starci attento. Sei già ingrassato tanto.»

«Non è grasso. Sono muscoli, è un anno e mezzo che vado in palestra
anche se ho dovuto fare una pausa perché il tuo fidanzato mi ha massacrato di botte
e finalmente si vedono i risultati.»

Alessio  si scruta le braccia, la pancia, il petto, e quello che solo un'ora prima aveva visto nello specchio - un corpo in perfetta forma, forte (la cosa che più gli preme) ma slanciato, tonico e persino attraente - gli sembra un lontano ricordo. Un'illusione. Sua madre ha ragione: è grasso
goffo sformato repellente
ha i bicipiti flaccidi, rotoli di lardo che gli strabordano dalla cintola dei jeans, i fianchi deformati dall'adipe. Si pente di non aver indossato una maglietta più larga per coprire quell'orrore.
Nonostante tutto, o forse per quello, ché tanto è una causa persa, si infila in bocca un pezzo di pane.

«Staresti meglio più sottile» insiste Marta. «Saresti più elegante, come un modello. Gli uomini esili sono bellissimi.»

Lui scoppia a ridere, il boccone rischia di andargli di traverso.
«Allora perché hai scelto proprio Tommaso? Perché a lui non dici di mangiare meno?»

«Non sono così superficiale, tesoro. L'amore è un'altra cosa, e poi lui non potrebbe mai essere un giunco, è alto un metro e novantasette, si spezzerebbe.»

Magari accadesse, pensa il ragazzo, ma non è la corporatura del bastardo il problema (a parte quando gli mette le mani addosso e difendersi non sarebbe facile neanche volendo), il problema è quella parola. Amore.

«Ami davvero quello? È una bestia.»

«E' vero, è un pò rozzo, ma...»

«È un coglione, mamma. Razzista, omofobo, maschilista e violento. Tutto quello che non vuoi io sia ma chissà perché, in lui ti va bene. E ti va bene anche come mi tratta. Perché? Perché glielo permetti?»

«Oggi l'ho fermato.»

«Stava solo facendo il cretino, oggi. È ovvio che non rischio nessun abuso sessuale da parte sua, grazie al cielo sono un maschio. Invece quando ho rischiato la vita, tu... tu...»

Alessio si interrompe, ciò che sta per dire gli fa male. Troppo male.

«... mi hai abbandonato al mio destino.»

«Ho avuto paura.»

«Dovevi solo dirgli di smetterla. Non hai neanche provato

La cameriera, una ragazza bellina e procace dai capelli biondo dorato, si avvicina al tavolo. Si china leggermente per posare i due piatti di tagliatelle ai funghi porcini e il suo seno abbondante sfiora un braccio di Alessio, che cambia improvvisamente espressione e le sorride, allusivo, facendola arrossire. Ma è solo un attimo. Una volta che è sparita oltre la porta della cucina, gli occhi del ragazzo si staccano dal suo sedere tondo e tornano cupi, velati di rabbia.

«Se hai paura, perché non lo mandi via?»

«Non è solo quello che vedi. È una brava persona.»

«È un alcolizzato.»

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora