81. Boy, interrupted

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Warning: contenuti sessuali disturbanti. Ho evitato linguaggio esplicito ma l'argomento è quello che è, ed è parte integrante di questa storia.


Nel bar c'è puzza di fumo e di muffa, e tutto sembra fermo ai primi anni Ottanta. Anche le paste e i tramezzini dietro il vetro coperto di ditate. Sulle pareti coperte da listarelle di legno, poster dai bordi consumati: la Nazionale di calcio vincitrice dei Mondiali del 1982, un paio di viste in bianco e nero della Roma sparita, un paesaggio montano dai colori sbiaditi. 

Una tenda di plastica a fili gialli e viola separa il locale principale da una sala con tavolini di metallo e flipper risalenti più o meno all'anteguerra.

È lì che deve andare, gli ha detto il Laido (un nome che è tutto un programma) al telefono. L'uomo dietro il bancone lo guarda incuriosito, forse anche preoccupato. Con la sua aria da bravo ragazzo, i jeans e la maglietta freschi di bucato, e i suoi modi da principino, Alessio sembra assolutamente fuori posto in quello squallore. È bravissimo a non lasciar trapelare il marciume che ha dentro, lo sporco che non riesce a mandar via neanche con cinque docce al giorno.

Prova pena per se stesso e in quella pena si crogiola. Sa che a breve smetteranno tutti di preoccuparsi per lui e torneranno a criticarlo, a dirgli come deve vivere; intanto si gode le attenzioni, anche se al tempo stesso gli provocano disagio.

Ripensa a quando, solo mezz'ora prima, è rimasto a guardare il treno su cui è salito Manuel per andare a informarsi per l'esame che stranamente non ha dato all'appello precedente. Lui quel treno non l'ha mai voluto prendere. Non ha fatto, e non sta facendo, niente per costruire il proprio futuro.

(quale futuro?)

Manuel è all'Università e lui in un lurido bar all'estrema periferia della città per incontrare uno spacciatore che gli darà qualche grammo di coca e una scorta di benzodiazepine da utilizzare nei momenti di crisi senza che sua madre se ne accorga.

Ho toccato il fondo, pensa, insieme amareggiato e compiaciuto.

(non ancora)

Si siede a uno dei tavolini e accende una Marboro. Gli altri avventori hanno delle brutte facce e lo scrutano divertiti.

«Hai bisogno di qualcosa, ragazzino?» gli chiede un tizio con i capelli rasati a zero, vestito completamente di nero. Ha delle scritte tatuate sulle braccia e non è necessario conoscere il tedesco per capire cosa significhino.

Forse è un amico di Tommaso.

Pensare alla Bestia gli fa venire voglia di correre a casa e buttarsi sotto la doccia.

(sei molto sporco, idiota, fila a lavarti)

«Sto aspettando il Laido» risponde, e trattiene una risata. Gli sembra di essere in un film poliziesco degli anni Settanta e non si stupirebbe se qualcuno tirasse fuori una pistola o un coltello a serramanico.

«È lì. Giggi, c'è un angioletto per te.» Zuccapelata gli indica un uomo sulla quarantina, brutto e tarchiato, che si volta e gli fa cenno di raggiungerlo.

«Sei l'amico di Massimo?»

Alessio annuisce. L'uomo lo guarda meglio, e dall'espressione dei suoi occhi acquosi non sembra solo stupito, ma anche interessato

Quello sguardo lo mette a disagio, lo fa sentire ancora più sporco. Ma è una sensazione che dura poco. Qualcosa scatta nella sua testa e gli impedisce di fare quello che l'istinto gli suggerisce: fuggire. Si appoggia al flipper in una posa che valorizza il suo corpo giovane e forte, sfoggia un sorriso sicuro.

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora