Warning: contenuti sessuali disturbanti. Ho evitato linguaggio esplicito ma l'argomento è quello che è, ed è parte integrante di questa storia.
Nel bar c'è puzza di fumo e di muffa, e tutto sembra fermo ai primi anni Ottanta. Anche le paste e i tramezzini dietro il vetro coperto di ditate. Sulle pareti coperte da listarelle di legno, poster dai bordi consumati: la Nazionale di calcio vincitrice dei Mondiali del 1982, un paio di viste in bianco e nero della Roma sparita, un paesaggio montano dai colori sbiaditi.
Una tenda di plastica a fili gialli e viola separa il locale principale da una sala con tavolini di metallo e flipper risalenti più o meno all'anteguerra.
È lì che deve andare, gli ha detto il Laido (un nome che è tutto un programma) al telefono. L'uomo dietro il bancone lo guarda incuriosito, forse anche preoccupato. Con la sua aria da bravo ragazzo, i jeans e la maglietta freschi di bucato, e i suoi modi da principino, Alessio sembra assolutamente fuori posto in quello squallore. È bravissimo a non lasciar trapelare il marciume che ha dentro, lo sporco che non riesce a mandar via neanche con cinque docce al giorno.
Prova pena per se stesso e in quella pena si crogiola. Sa che a breve smetteranno tutti di preoccuparsi per lui e torneranno a criticarlo, a dirgli come deve vivere; intanto si gode le attenzioni, anche se al tempo stesso gli provocano disagio.
Ripensa a quando, solo mezz'ora prima, è rimasto a guardare il treno su cui è salito Manuel per andare a informarsi per l'esame che stranamente non ha dato all'appello precedente. Lui quel treno non l'ha mai voluto prendere. Non ha fatto, e non sta facendo, niente per costruire il proprio futuro.
(quale futuro?)
Manuel è all'Università e lui in un lurido bar all'estrema periferia della città per incontrare uno spacciatore che gli darà qualche grammo di coca e una scorta di benzodiazepine da utilizzare nei momenti di crisi senza che sua madre se ne accorga.
Ho toccato il fondo, pensa, insieme amareggiato e compiaciuto.
(non ancora)
Si siede a uno dei tavolini e accende una Marboro. Gli altri avventori hanno delle brutte facce e lo scrutano divertiti.
«Hai bisogno di qualcosa, ragazzino?» gli chiede un tizio con i capelli rasati a zero, vestito completamente di nero. Ha delle scritte tatuate sulle braccia e non è necessario conoscere il tedesco per capire cosa significhino.
Forse è un amico di Tommaso.
Pensare alla Bestia gli fa venire voglia di correre a casa e buttarsi sotto la doccia.
(sei molto sporco, idiota, fila a lavarti)
«Sto aspettando il Laido» risponde, e trattiene una risata. Gli sembra di essere in un film poliziesco degli anni Settanta e non si stupirebbe se qualcuno tirasse fuori una pistola o un coltello a serramanico.
«È lì. Giggi, c'è un angioletto per te.» Zuccapelata gli indica un uomo sulla quarantina, brutto e tarchiato, che si volta e gli fa cenno di raggiungerlo.
«Sei l'amico di Massimo?»
Alessio annuisce. L'uomo lo guarda meglio, e dall'espressione dei suoi occhi acquosi non sembra solo stupito, ma anche interessato.
Quello sguardo lo mette a disagio, lo fa sentire ancora più sporco. Ma è una sensazione che dura poco. Qualcosa scatta nella sua testa e gli impedisce di fare quello che l'istinto gli suggerisce: fuggire. Si appoggia al flipper in una posa che valorizza il suo corpo giovane e forte, sfoggia un sorriso sicuro.
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Alessio
Fiction généraleATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...