65. The day after

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Dicembre 1975

Marta passeggia tra i banchi del mercato avvolta nel loden che ormai abbottona a fatica.
La sua gravidanza è ben oltre il giro di boa e lei  si sente la boa. 
Non le si sono allargati solo pancia e seno, ha già messo su quindici chili che si sono depositati ovunque e che teme diventeranno almeno venti al termine della gestazione, visto che il cibo è diventato la sua unica valvola di sfogo. Della sua invidiabile figura esile son rimasti solo i polsi sottili, perché il resto, caviglie comprese, è ora gonfio e voluminoso. 

È passato un mese abbondante da quando ha rivelato a Tony di essere incinta, e il ragazzo è svanito nel nulla, lasciandola sola a gestire qualcosa di troppo grande per i suoi sedici anni. Non l'ha più chiamata, si fa rifiutare al telefono.
 Lei non ha il coraggio di venir meno alla promessa che gli ha fatto: non si presenterà mai ai suoi genitori come la sua
fidanzata. A quanto pare, quelli che sempre meno vede come futuri suoceri, non sanno nulla della loro relazione, e non devono sapere che loro figlio frequenta una ragazza più giovane e tanto meno che l'ha ingravidata.
Che brutta parola.
Ingravidata. Come una mucca o una cagna. Una parola priva di amore, calore e della meraviglia della procreazione. Tony l'ha pronunciata con freddezza, mancando di rispetto alla creatura che sta per nascere e che merita di avere una mamma e un papà.

Comunque vadano le cose, però, Marta ha intenzione di tenere il bambino, che sia loro o solo suo. È sempre più convinta sia un maschietto. A volte ha paura, si chiede se abbia fatto la scelta giusta e si sente deprivata della propria giovinezza e degli altri suoi sogni; più spesso è invasa dalla tenerezza e non vede l'ora di stringerlo tra le braccia e guardarlo negli occhi, sentire la sua boccuccia sul seno e portarlo a passeggio in una carrozzina Inglesina. Lo crescerà facendogli ascoltare i Pink Floyd e trasmettendogli i valori in cui crede, insegnandogli il rispetto per qualunque essere umano, di ogni razza, colore e orientamento sessuale; lo lascerà libero di sbagliare senza mai giudicarlo o rimproverarlo; lo incoraggerà a seguire le sue aspirazioni e inseguire i suoi sogni, e non gli imporrà la rigida morale cattolica dei suoi nonni.
Gli darà, insomma, tutto quello che lei non ha avuto.

Si ferma al banco del Sor Pietro e compra una rosetta con la mortadella, che mette in borsa per gustarla più tardi. Da quando è ingrassata si vergogna a mangiare in pubblico. 

L'uomo le sorride.

«Sei sempre più bella» dice. Il complimento sincero e pulito di un uomo che potrebbe esserle nonno. I suoi coetanei la pensano diversamente, hanno smesso di guardarla e di attaccare bottone con lei.

«Sono una palla.»

«Hai un viso radioso. Stai diventando una donna bellissima.»

Donna. Il Sor Pietro a ragione, non è più una bambina. È una donna, una donna incinta e intorno alla metà di aprile, se ha fatto bene i calcoli, sarà una mamma. Paga, saluta e riprende a passeggiare tra le bancarelle di dolci natalizi e le decorazioni scintillanti. Il prossimo Natale, in quel mercato, spingerà un passeggino e il salumiere i complimenti li farà al suo bambino.

All'improvviso, lo vede.

Tony.

Col suo cappotto scuro, la sciarpa rossa e ocra, i jeans a zampa d'elefante. Non è solo, con lui c'è una ragazza più grande di lei, paffuta e con gli occhi chiari. Probabilmente sua sorella Valeria.

No, aspetta. Si stanno... stanno per... baciarsi.

Marta rimane a guardarli, sconvolta e dolorante. Quel maledetto stronzo incapace di assumersi le proprie responsabilità l'ha già rimpiazzata con un'altra. Vorrebbe andar lì a dirgliene quattro e informare quella stupida bambolina che sta uscendo con un uomo di merda, ma qualcosa la frena: un sospetto atroce che troverà conferma la sera stessa, quando lui la chiamerà e le chiederà di uscire.

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora