55. All the knives seem to lacerate your brain

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Avrebbe dovuto capirlo subito: non era normale che un ragazzo uscisse da casa di Jonathan di prima mattina, così come non era normale l'ossessione del fotografo per modelli ventenni e, facendo due più due, l'attaccamento che si era creato tra loro.

Alessio era livido di rabbia, aveva la vista annebbiata e una dolorosa sensazione nel ventre, che si stava espandendo velocemente verso il suo cuore di nuovo scalpitante. Ora non sarebbero bastati un abbraccio o una camomilla, a calmarlo.

«Sei uno a cui piacciono i bambini?» chiese a bruciapelo, sbattendo l'album sul tavolo. c'era un termine preciso per quello che intendeva, ma non riusciva a pronunciarlo. Gli dava la nausea.

«Bambini? Stai insinuando quello che penso? Al limite, potrei essere un omosessuale.» Jon sembrava tranquillo, come se l'accusa gli fosse rimbalzata addosso. «Valerio ha ventisette anni. Non è un bambino, e non è neanche un minorenne, da un bel pezzo.»

«Potrebbe essere tuo figlio.»  Alessio enfatizzò le ultime due parole scandendole lentamente. Un'immagine disgustosa iniziò a prendere forma nella sua testa, facendolo sentire ancora peggio. «Cosa è venuto a fare da te alle nove di mattina? Oppure ha dormito qui?»

«Se la smetti di urlare ti spiego. Stai vedendo cose che non esistono.»

«Lo facevi anche con Jeremy? È per questo che si è impiccato? È per questo che tua moglie non vuole più vederti?»

«Ti rendi conto di quello che stai dicendo?» L'americano lo guardò incredulo. «Non so in che razza di famiglia sei cresciuto, ma posso assicurarti che nella mia non sono mai accadute le cose di cui mi stai accusando. Mi sono fidato di te, Alessio, mi sono aperto con te, merito forse di essere trattato come un mostro pervertito?»

«Se hai la coscienza pulita non dovresti reagire così.»

«Mi hai ferito, Cristo! Le parole possono ferire anche quando non corrispondono a verità. Come ti sentiresti se ti accusassi di aver abusato di una ragazzina? E non dirmi che rimarresti calmo, perché ti conosco abbastanza da sapere che ci staresti male e non sopporteresti l'idea che io possa anche solo crederti capace di un gesto simile. Non puoi sempre dire tutto quello che ti passa per la testa senza pensare alle conseguenze, te ne rendi conto?»

Mortificato, Alessio abbassò lo sguardo. Forse aveva preso davvero un abbaglio. Doveva calmarsi, ricacciare all'inferno la Cosa che stava per azzannargli i polmoni.

Espira.
Respira.
Espira.
Respira.

«Dammi una spiegazione, però.» riuscì infine a dire.

«Ascoltami e non interrompermi, ok?» Jon finì la sua camomilla ormai fredda, poi riprese a parlare «Sono quanto di più lontano da un pervertito, non sono omosessuale, e non vado in giro a cercare ragazzini innocenti per chissà quali fini peccaminosi.» Se stava mentendo, lo faceva molto bene: sembrava sincero, e i suoi occhi erano ancora buoni, rassicuranti.

«E quelle foto?»

«Ti ho chiesto di non interrompermi.»

Alessio avrebbe preferito insulti, minacce, urla. Non era abituato a essere ripreso in modo civile. Fu sul punto di alzarsi e andarsene sbattendo la porta, ma qualcosa lo trattenne: per un attimo si sentì Manuel, Manuel che veniva rimproverato dal padre senza drammi, senza scenate. Solo con fermezza. Cominciava a capire che lo schiaffo di poco prima era diverso da tutti gli altri ricevuti negli anni. Purtroppo, però, la sua instabilità l'avrebbe portato di lì a poco ad azzerare gli unici pensieri razionali di una giornata che in seguito avrebbe ricordato come l'inizio di una nuova fase della sua vita.

«Sei troppo intelligente e sensibile per non capire quale è il motivo per cui scelgo prevalentemente modelli maschi e giovani» continuò Jon, guardandolo negli occhi. «Voglio capirvi, cogliere le vostre luci e le vostre ombre. Voglio entrare in contatto con voi e per farlo utilizzo il mezzo che ho sempre usato per esplorare quello che mi circonda.»

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora