Marta si bevve tutta d'un fiato la versione dei fatti che gli propinarono figlio e compagno: Alessio, a seguito di una non meglio specificata giornataccia, aveva avuto un episodio di autolesionismo e si era macchiato di un piccolo crimine, su cui quel coglione di un vigilantes avrebbe dovuto chiudere un occhio, limitandosi a fargli una paternale (e non una patronale come aveva detto la Bestia). Tommaso l'aveva punito, com'era prevedibile, «Il solito, l'ho picchiato con la cinta», dopo che il fratello poliziotto, all'oscuro dei suoi metodi educativi, se n'era andato promettendo che sarebbe finita lì. Nessuna denuncia, nessuna conseguenza.
Non si premurò, di controllare l'entità dei tagli che si era inferto il figlio o delle botte che aveva ricevuto, e lui nascose il proprio malessere dietro qualche provvidenziale linea di febbre e una serie di starnuti, così come nascose le abrasioni ai polsi tirandosi le maniche fino alle nocche.
Era molto provato, Alessio, molto più di quanto fosse stato in seguito ad altri pestaggi. In poche ore aveva sperimentato quello che i più non sarebbero riusciti a provare in una vita intera. Delusione, abbandono, una crisi fortissima (il suo primo episodio psicotico, avrebbe decretato uno psichiatra anni dopo) con conseguente perdita di controllo sui propri impulsi, terrore, ulteriore sfiducia nel genere umano. L'agente Marini era stato la ciliegina avariata su una torta già marcia, una spaventosa coincidenza che l'aveva convinto che la vita, oltre a non concedergli alcuno sconto, si divertiva a torturarlo giocandogli scherzi crudeli. Oltre al danno la beffa: quante possibilità c'erano, in una grande città, di finire proprio nelle grinfie dell'ultimo poliziotto con cui avrebbe voluto avere a che fare?
I giorni che precedettero il Natale furono insieme terribili e meravigliosi. Terribili perché il dolore divenne ancora più parte di lui, un patto eterno firmato col sangue su una panchina ai giardinetti, meravigliosi perché nella pausa che si prese dal mondo esterno poté rifugiarsi in sé stesso, in quel luogo oscuro che scoprì non essere poi tanto male. Casa divenne di nuovo sinonimo di rifugio e i mostri che l'abitavano erano sempre gli stessi, non gli avrebbero riservato sorprese. Marta e Tommaso non l'avrebbero trattato bene per sempre, non era nella loro natura, ma nel momento in cui avrebbero sfoderato di nuovo zanne e artigli, lui avrebbe saputo cosa aspettarsi.
In piedi davanti allo specchio a figura intera sull'anta dell'armadio, la mattina dell'Antivigilia, non provò il solito smarrimento alla vista del proprio involucro. I lividi erano quasi del tutto assorbiti, i tagli non avrebbero lasciato cicatrici vistose. Del Male subito, all'esterno, esibiva solo ombre, facili da nascondere sotto la luce abbagliante delle sue bugie, tanto nessuno si sarebbe mai preso la briga di scrutare in fondo ai suoi occhi e affacciarsi sull'abisso.
«Puoi essere chi vuoi, dato che non sei nessuno» disse all' immagine riflessa, valutandone il potenziale. «E mi aiuterai a non rimanere solo quando troverò il coraggio di riprendere a uscire di casa.»
Il rifugio era tornato a essere una prigione. Dopo giorni di inappetenza, Alessio aveva di nuovo fame. Fame di vita, di affetto, di emozioni. Di attenzioni. Aveva sperimentato sulla propria pelle cosa comportava nutrire un'anima insaziabile come la sua, ed era pronto ad accettare di nuovo il rischio, a mandare giù anche bocconi di dolore fintantoché fossero stati abbastanza saporiti e avessero riempito gli spazi vuoti tra un'effimera gioia e l'altra.
In attesa delle portate principali, si spostò in cucina e si concesse un aperitivo. Mezzo panettone, tre panini con burro e prosciutto crudo, e un litro di succo di frutta. Stava valutando cosa e se mangiare ancora, quando squillò il telefono.
Spero non sia il fratello di Tommaso.
«Sì?»
All'altro capo del filo, invece, gli rispose una voce femminile, dolce e pacata (ma capace anche di un'inaudita crudeltà). Una voce inconfondibile.

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Alessio
General FictionATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...