78. Un anno dopo

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APRILE 1996

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Se ne sta seduto su un muretto fuori dal pub, immerso nei propri pensieri e ben poco disposto a interagire con chicchessia, le cuffie del walkman incollate alle orecchie, una Marlboro accesa tra le dita e una bottiglia di Heineken da sessantasei centilitri (la quinta della serata) stretta nell'altra mano. Dovrebbe rientrare nel locale e fingere di divertirsi, tornare a intrattenere gli amici con la sua parlantina resa ancora più brillante dall'alcol. Oppure attaccare bottone con la biondina che non fa che lanciargli occhiate eloquenti da quando è arrivata e che ora, guarda tu il caso! è uscita a fumare e si è piazzata a neanche due metri da lui. Ma non ne ha voglia. Quella brezza primaverile appena fresca è troppo invitante, gli sfiora il viso accaldato e le braccia scoperte.

Non ha smesso di tagliarsi, ha solo smesso di curarsi troppo degli sguardi altrui. Si nasconde solo quando le ferite sono fresche, cosa che a dire il vero succede raramente. Ora che esce quasi ogni sera e ha una maggiore disponibilità economica grazie al suo lavoro in una cartoleria del quartiere, si sfoga più spesso con l'alcol. O guidando. A gennaio ha preso la patente e una settimana dopo sua madre gli ha consegnato le chiavi della Panda 1000 rossa parcheggiata in cortile.

«Un regalo di tuo padre» gli ha detto, lasciando intendere di non essere disposta a dare altre spiegazioni.

Guidare gli piace. Soprattutto di notte, soprattutto quando non c'è traffico e può pigiare sul pedale dell'acceleratore superando i limiti di velocità, sfidando curve e ostacoli improvvisi, col vento che entra dal finestrino abbassato e la musica a tutto volume. L'idea che ogni volta rischia di schiantarsi contro un muro o precipitare in un fosso lo fa sentire vivo, e al tempo stesso gli permette di giocare con la morte. In quei momenti che considera di moderata follia (perché la vera follia è ben altro, a suo sentire), non pensa minimamente che la sua incoscienza potrebbe mettere a repentaglio l'incolumità altrui.
No: se la Morte dovesse incrociarlo, non avrebbe occhi che per lui. Non ha mai smesso del tutto di flirtare con la Nera Signora, anche se non la cerca più con convinzione.

Ha intenzione di comprare un auto più potente -  una Ford Fiesta XR2i o meglio ancora, una Golf 1.9 TDI, ovviamente rossa - non appena sarà riuscito a mettere da parte abbastanza soldi. Più facile a dirsi che a farsi, all'atto pratico: sua madre dice che ha le mani bucate, e ha ragione. Gran parte del suo dignitoso stipendio se ne va in alcol, cene fuori, libri e CD musicali, sigarette e marijuana (droghe più pesanti non lo attirano), e capi di vestiario. Una volta ripreso peso si è iscritto in palestra e ha abbandonato gli abiti neri e larghi, relegandoli a misura d'emergenza per i giorni in cui si vede goffo e informe.
Non riesce ancora ad apprezzare del tutto il proprio aspetto, ma la consapevolezza che stava maturando in lui prima di finire nel baratro è diventata certezza: è' un ragazzo attraente, la natura non è stata del tutto matrigna con lui in quanto gli ha concesso un bell'involucro per nascondere il disastro che ha dentro. Essere guardato gli piace, ha fatto della seduzione la propria arma migliore. L'immagine di sé che vede riflessa negli occhi delle donne lo illude di valere qualcosa e di poter trovare il suo posto nel mondo. Non disdegna neanche l'apprezzamento maschile, tutto fa brodo, ma con gli uomini non si spinge mai oltre qualche sguardo ambiguo, non riuscirebbe mai a concedersi sessualmente per ottenere qualcosa (come ha fatto invece con la proprietaria della cartoleria).

Quello che è accaduto con Manuel è stato un incidente di percorso, un momento di debolezza estrema dovuto al precario stato mentale in cui versava quell'inverno. Chiarirsi non è stato facile. Spiegare che, per quanto convincente (al punto di averci creduto lui per primo), si era trattato di una simulazione, non è stato facile. Sarebbe buffo, se non fosse doloroso... quando esprime quello che ha davvero dentro, che sia gioia o dolore, le sue emozioni spesso non vengono considerate autentiche. Esagerato e teatrale sono due degli aggettivi con cui viene descritto più frequentemente.
Invece, quando finge, è credibilissimo. Perché lui non recita nel senso comune del termine. No, lui sa trasformarsi in chiunque, all'occorrenza. La sua natura indefinita è gassosa, o forse fluida come sangue, gli permette di assumere la forma del contenitore di volta in volta più adatto. Contenitori sempre troppo piccoli, comunque, che gli vanno stretti, e da cui non vede l'ora di fuggire in cerca di una forma che possa sentire davvero sua.

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora