Se qualcuno, dieci giorni prima, avesse chiesto ad Alessio come immaginava la vita senza Tommaso, lui avrebbe risposto: Perfetta. Tranquilla, libera e felice.
Le prime tre settimane, in effetti, si rivelarono proprio come previsto: fu come rinascere e vedere finalmente il mondo come doveva vederlo Manuel, pieno di colori, prospettive per il futuro, sogni che non venivano interrotti da una scarica di insulti e minacce di morte.
E di amore. Marta continuò a coccolarlo e a vederlo come un figlio perfetto, capace e meritevole d'affetto anche quando tornò a star bene fisicamente.L'atmosfera in casa era idilliaca: il momento dei pasti insieme era una piccola festa, un momento di intimità tra madre e figlio che spesso si prolungava sul divano, guardando film con una brocca di tè freddo o di latte e sciroppo d'amarena in cui galleggiavano cubetti di ghiaccio che ora non servivano più a portare sollievo a schiena e fianchi doloranti. Le bevande alcoliche erano sparite da frigo e stipetti, eccezion fatta per qualche lattina di birra da consumare in terrazzo dopo cena o con la pizza che preparava Marta quando aveva il giorno libero.
Casa non era più un luogo in cui far entrare gli amici solo per pochi minuti e sempre col fiato sospeso nel timore che Tommaso dicesse o facesse qualcosa di sconveniente. Il rischio con Manuel, Ivanka e Bogdan era sempre stato alto: per ironia della sorte, i due ragazzi appartenevano a categorie che la Bestia avrebbe voluto sterminare col lanciafiamme, e la sua bionda amica era ... una donna. Per giunta bellissima. E tanto bastava. Ma in generale, Alessio, si poneva il problema con chiunque, anche con i suoi compagni di classe italianissimi ed eterosessuali. Si vergognava di quel bestione ubriaco, ignorante e maleducato. Ora che se ne erano liberati, poteva invitare Manuel a pranzo per poi studiare insieme tutto il pomeriggio e non sentirsi a disagio se i vicini di casa passavano a trovarlo.
Casa era un rifugio sicuro e accogliente che sapeva sempre di pulito, e mai di alcol e di fumo stantio. Ora Alessio poteva girare in maniche corte senza che qualcuno gli dicesse «Copri quel braccio, idiota psicopatico, mi fai ribrezzo!», e aiutare sua madre con le faccende domestiche senza essere deriso.
Dieci minuti di ritardo non equivalevano più ad altrettante cinghiate, e Marta aveva allungato il coprifuoco. Anzi, non c'era più un vero e proprio coprifuoco: si affidava al buonsenso del figlio, l'importasse era che avvertisse se tardava per cena e rientrasse comunque a un'ora ragionevole.
Studiare in vista dell'esame di maturità divenne più piacevole. Le materie tecniche continuavano ad annoiarlo e la paura di deludere sua madre diplomandosi con un voto mediocre continuava a mettergli addosso una certa ansia, ma non viveva più col terrore di venire massacrato di botte qualora non fosse riuscito a prendere l'agognato Sessanta. Al momento di scegliere le due materie per l'orale, andò contro il consiglio dei professori di affiancare Sistemi o Elettronica alla sua preferita, Telecomunicazioni, e optò per Lettere.
Un paio di volte si addormentò sul divano guardando film horror a notte fonda, sicuro che non sarebbe stato svegliato a calci.
Almeno a livello conscio. Quello che provava sotto quell'apparente serenità totale, infatti, era tutta un'altra storia. Era ancora legato alla sua maledetta croce. Il filo spinato era stato sostituito da corde robuste, respirare era meno doloroso e il suo corpo, esteriormente, non sanguinava più, ma non era ancora libero. Tommaso era ancora con lui e si insinuava nei suoi sogni trasformandoli in incubi. L'idea che potesse tornare anche concretamente lo faceva sobbalzare ogni volta che il campanello suonava o il telefono squillava. Ogni volta che vedeva una Uno bianca malconcia vicino casa o sotto la scuola.
Alessio era felice solo quando era con qualcuno che sembrava volergli bene, o se era impegnato in attività piacevoli o che comunque richiedevano una certa dose di attenzione. In qualunque altro momento, se non era palesemente tormentato da ricordi e timori, sprofondava nel Nulla, una dimensione talmente spaventosa da fargli preferire il dolore. Soffrire era molto meglio che rimanere rinchiuso in quella stanza dalle pareti bianche, priva di porte e finestre; un luogo senza tempo dove non arrivavano suoni, calore, odori; dove non provava nessuna emozione che non fosse angoscia. Dove non esisteva.
STAI LEGGENDO
Alessio
Fiction généraleATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...