32. Il Vuoto

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Una domenica sera, tornato da una piacevole giornata al lago con Manuel e Ivanka, Alessio trovò la casa vuota e un biglietto sullo sportello del frigo.

Sono a cena con un amico, non ho fatto in tempo a lasciarti qualcosa di pronto. Perdonami tesoro, domani ti faccio la pasta al forno.

Aveva ben pochi dubbi su chi fosse, l'amico. Roberto, il medico che l'aveva visitato un mese prima. Da allora era passato a trovarli almeno un paio di volte a settimana ed era chiaro che non lo faceva certo per verificare il suo stato di salute. Non si presentava mai a mani vuote, portava sempre un vassoio di paste o una vaschetta di gelato, e spesso mazzi di fiori enormi. Una volta aveva portato un regalo anche per lui: una valigetta con colori a olio e un assortimento di pennelli. «Tua madre mi ha detto che sei un'artista».

Lui l'aveva inaugurata la sera stessa, ispirandosi a un dipinto che aveva visto su un libro: una distesa di papaveri. Ora il quadretto era appeso in bella mostra in soggiorno, sopra il termosifone. Marta lo trovava incredibilmente bello, più dell'originale.

Roberto gli piaceva. Aveva gli occhi buoni, e la sua gentilezza non aveva niente di artefatto o sospetto. Era colto, educato, di mentalità aperta. L'uomo perfetto per sua madre, che infatti sembrava stravedere per lui e al suo fianco era molto più rilassata che con la Bestia. 

L'istinto gli diceva che non l'avrebbe maltrattato, in nessun modo, anche se una parte di lui, scottata dall'esperienza traumatica degli ultimi otto anni, non l'avrebbe fatto mai fidare completamente dei fidanzati di sua madre. Era pur sempre un adulto che aveva chiuso un occhio di fronte a un palese caso di violenza domestica. Un medico, per giunta. 
A ogni modo l'idea potesse trasferirsi da loro non lo preoccupava più di tanto e non fu il motivo per cui la serata prese una certa piega, così come non lo fu il fatto di non aver trovato sua madre a casa, cosa che il più delle volte lo faceva sentire abbandonato a se stesso.
Alessio aveva iniziato a star male dopo aver salutato Manuel e Ivanka, che era andata a cena con le amiche e non avrebbe trascorso la serata con lui. Era solo e lo sarebbe stato anche se sua madre fosse rimasta a casa, perché spiegarle quella sofferenza e chiederle aiuto era impossibile, lei non capiva. 

Il grumo di angoscia che l'aveva accompagnato per tutto il viaggio di ritorno, e a cui non aveva dato peso perché era quasi una costante nella sua vita, era diventato una pallina da tennis che gli saltellava avanti e indietro tra il petto e le viscere, e continuava a crescere a ogni rimbalzo. Il motivo non gli interessava, l'importante era trovare un modo di liberarsene.
C'erano tutti i presupposti per una bella sbronza: il bisogno di spegnersi, la casa vuota, la scorta di alcol che nascondeva nell'armadio. Alla bottiglia di vodka ormai agli sgoccioli se n'erano aggiunte altre due, sgraffignate nei supermercati di zona negli ultimi giorni. Si era ripromesso di non farlo più, consapevole del fatto che prima o poi l'avrebbero beccato e sua madre l'avrebbe rinnegato una volta per tutte, ma non era riuscito a controllarsi.

Liscia, fragola, o menta?

Scelse menta, quella che gli sembrava la più adatta alla calda serata estiva e, appurato che a temperatura ambiente era imbevibile, infilò la bottiglia in freezer, sacrificando un paio di sacchetti di ghiaccio per far posto.

Tanto non mi serviranno più.

Nell'attesa che la sua pace liquida fosse abbastanza fredda, fece una lunga doccia, senza alcuna fretta di rivestirsi: sbiaditi i segni degli ultimi tagli e della violenza di Tommaso, Alessio sembrava aver fatto pace col proprio corpo. Aveva passato quasi tutta la giornata in costume e non si era neppure visto grasso o deforme. Ivanka aveva ragione: i difetti che si attribuiva erano solo frutto della sua percezione distorta, non c'era proprio nulla che non andasse in lui.
Almeno all'esterno. Dentro, continuava a sentirsi il solito disastro in via di peggioramento, e lo stato d'animo di quella domenica sera ne era ulteriore prova: stava male anche se non ne aveva motivo, i bei momenti vissuti e l'affetto degli amici gli erano scivolati addosso, lasciandolo precipitare di nuovo in un abisso di malessere di cui non vedeva il fondo.

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora