Immerso in un sonno piacevole e ristoratore - tre notti di fila senza incubi, un vero record - Alessio non sentì la sveglia e aprì gli occhi con tre quarti d'ora di ritardo. Di norma avrebbe fatto spallucce e si sarebbe preso tutto il tempo che voleva per prepararsi e fare colazione. Entrare in aula a lezione già iniziata per lui non era mai stato un problema. Ma quella mattina non voleva perdere neanche un minuto della preziosa ora di matematica.Finalmente avrebbe rivisto la professoressa Wysniewski! In realtà l'aveva incrociata la mattina precedente nell'area ristoro, e lei gli aveva sorriso, facendogli un cenno di saluto. Aveva delle mani bellissime, piccole e delicate, con le unghie laccate di un lucido rosso scuro che contrastava deliziosamente col candore della pelle.
Era tornato in classe con la sensazione di fluttuare a un metro da terra, fantasticando su quelle dita sottili, immaginandole intente ad aprigli la patta dei jeans o strette attorno alle sue braccia mentre facevano l'amore. Sì, l'amore. Nessuna donna gli aveva mai fatto battere il cuore in quel modo oltre a suscitare istinti più terra terra.Doveva tentare tutto il possibile per sedurla, e sedersi in prima fila era imprescindibile, a costo di condividere il banco con Gerardo. Sospettava che ci sarebbe stata un'inconsueta corsa per conquistare quel posto solitamente poco ambito ed era quindi necessario arrivare in classe prima dei compagni.
La remota possibilità di farcela svanì quando si accorse del temporale. Pioveva senza tregua da ore.
E a Roma pioggia equivaleva a traffico ancora più congestionato. A meno di non farsi quei tre chilometri e mezzo di corsa, presentandosi in aula fradicio d'acqua e sudore, sarebbe arrivato sicuramente in ritardo.«Non sei ancora pronto?» Tommaso gli si parò di fronte nel breve tragitto tra la camera e il bagno. Per qualche motivo gli sembrò più imponente del solito, ma non se ne curò.
Se osa anche solo sfiorarmi gli spacco la faccia.
«Non ho sentito la sveglia.»
«Vestiti, sbrigati. Ti do un passaggio.»
«Non c'è bisogno...» Grazie. Devo aggiungere grazie. «...grazie.»
«Ho un colloquio vicino alla tua scuola. Sbrigati, non ho tempo da perdere.»
Meglio non contraddirlo. Iniziare la giornata facendo a pugni con quel bestione sarebbe stato ancora peggio che perdere i preziosi cinquanta minuti di lezione con la professoressa più sexy del globo terracqueo. Si sciacquò il viso, si lavò i denti e, ravviandosi i capelli con le mani, tornò in camera per infilarsi i primi jeans e maglietta che trovò nell'armadio. Avrebbe volentieri preso un caffè e messo qualcosa nello stomaco che brontolava, ma sarebbe sopravvissuto anche senza. La sbobba dei distributori automatici e una brioche industriale avrebbero fatto comunque il loro dovere di dispensatori di zucchero e caffeina.
Seguì Tommaso in macchina e venne colto da un'ondata di nausea. L'odore dell'Arbre Magique alla frutta mista non solo gli ricordava quello di un cassonetto dell'immondizia in piena estate, ma anche gli spiacevoli momenti in cui la Bestia gli si avvicinava troppo, per picchiarlo o trascinarlo nel ripostiglio. E anche ora erano pericolosamente vicini. Alessio sedette rigido, i sensi tutti in allerta. Tirò un sospirò di sollievo quando la pioggia cessò di cadere, permettendogli di aprire il finestrino. L'aria carica dei gas di scarico delle auto gli sembrò brezza di montagna.
«Che materia hai alla prima ora?»
«Matematica.»
«Ah, con la gnoccona.»
«No, c'è la supplente. La Proietti è in maternità.»
«Peccato.»Tommaso si voltò a guardarlo e per un attimo parve quasi umano.
«Anche io e tua madre stiamo pensando di fare un bambino, lo sai?»
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Alessio
General FictionATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...