Autunno 1989
L'ITIS Cartesio non è come se lo immaginava. Non ha nulla della maestosità evocata dalla definizione di istituto, non ha neanche la larga scalinata gremita di studenti che si aspettava.
È una piccola scuola di periferia dall'aspetto quasi rassicurante, formata da tre palazzine basse disposte a ferro di cavallo attorno a un piccolo cortile, situata in fondo a una strada malmessa che le recenti piogge hanno riempito di pozzanghere. L'ultimo baluardo della civiltà prima che l'asfalto lasci spazio a una fitta coltre di erbacce.
Un po' di soggezione gliela mette comunque, però, perché è un mondo nuovo e sconosciuto, in cui dovrà trascorrere i prossimi (se tutto va bene) cinque anni, e dopo il trauma da poco superato del passaggio dalle elementari alle medie, ecco che si ritrova al punto di partenza. Nuovi compagni, nuovi professori, nuove difficoltà.
Per di più, lui lì non ci voleva proprio andare: ha insistito fino all'ultimo per essere iscritto al liceo artistico, o al limite al classico, incoraggiato anche dagli insegnanti, ma Tommaso è stato irremovibile. Con i disegni e il latino non si va da nessuna parte, meglio studiare informatica o telecomunicazioni (nella sua somma magnanimità gli ha promesso che potrà scegliere da solo l'indirizzo del triennio), le Professioni del Futuro, e conseguire un diploma che gli aprirà le porte del mondo del lavoro.
Dei tre istituti tecnici disponibili in zona, il patrigno ha optato per quello che a parer suo è il più tranquillo, libero dalla piaga dei movimenti studenteschi di sinistra.Nonostante l'ansia e le premesse, Alessio è positivamente emozionato. Le brutte esperienze vissute fino a quel momento non hanno intaccato il suo ottimismo di tredicenne e tutto gli sembra possibile, anche essere felice e farsi degli amici. Aspetta trepidante l'inizio delle lezioni, osservando gli altri ragazzi - maschi, per lo più - e tira un sospiro di sollievo nel constatare che ce ne sono anche di timidi e mingherlini come lui.
Pochi minuti prima che suoni la campanella chiede dove sia l'aula A3 e varca per la prima volta la porta a vetri che rifletterà la sua immagine per cinque lunghi anni, guardandolo sorridere nei giorni migliori e tenere lo sguardo basso in quelli in cui la vita gli sembrerà un inutile fardello di cui liberarsi a colpi di lametta; la stessa porta davanti alla quale rischierà un attacco di panico nel giugno del 1994.
La sua classe è la prima A.
A come Amici, pensa.
Ma A sta anche per Agitazione. Si rifugia in bagno per calmarsi, non vuole correre il rischio che qualcuno si accorga del suo stato emotivo e lo prenda di mira rendendogli la vita un inferno. Quando trova il coraggio di affrontare la sua nuova classe le lezioni sono già iniziate. Si scusa col professore e si guarda intorno, una rapida carrellata dei volti dei compagni.L'unico volto familiare è il faccione di Gerardo, che nel vederlo si contrae in una smorfia infastidita.
Idiota, sono uno dei pochi che non ti ha mai preso in giro.
Ma un po' lo capisce. Come lui, probabilmente, anche l'odioso secchione occhialuto vorrebbe ricominciare da zero, lasciandosi alle spalle tutto quello che gli ricorda la disastrosa esperienza delle scuole medie.
Va a sedersi in un banco vuoto in fondo all'aula e al cambio dell'ora si mette alle orecchie le cuffiette del walkman. I Bon Jovi sono sempre la soluzione migliore, e un giorno anche lui sarà un bravo chitarrista come Richie Sambora, suonerà in una band famosissima, altro che informatica!
Canticchia sottovoce, ripetendo le parole che ha trascritto dall'inserto di TV sorrisi e canzoni senza capirne il significato.I walk the borderline
Between day and the night, wrong and the right
Borderline
The voices they scream from inside of me
On the borderline
I walk the borderline
Yeah, yeah, yeah

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Alessio
Ficción GeneralATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...