53. November Rain

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Pioveva quasi senza sosta da tre giorni, violenti temporali alternati a ore di pioggia sottile ma insistente. Il cielo era sempre cupo, coperto. Alle due del pomeriggio sembrava fosse già notte.
Alessio era esasperato. Amava l'autunno e le giornate uggiose, gli riportavano alla memoria tanti bei momenti della sua infanzia trascorsi con sua madre nella loro prima casa, seduti sul lettone che faceva anche da divano a leggere libri, guardare la TV o semplicemente farsi le coccole, sorseggiando tazze di tè fumanti, o a dormire abbracciati sotto il piumone blu con le stelline bianche. Momenti che con l'arrivo della Bestia erano diventati sempre più rari, fino a trasformarsi in ricordi lontani.
In più, nei mesi che precedevano il Natale, si sentiva in perfetta sintonia con la natura: in lui c'era più buio che luce, c'erano ombre sinistre che spuntavano al calar della sera, freddo e desolazione alternati a giornate di sole. Jon l'aveva capito subito. Tu non sei estate, gli aveva detto prima di iniziare a conoscerlo.
Ma ora, dopo più di settantadue ore di pioggia e umidità, si sentiva in trappola, inchiodato dalla consapevolezza di non riuscire a stare al passo col resto del mondo. Con l'inizio del semestre universitario, Manuel e Gerardo erano impegnatissimi tra lezioni e studio. Le cose con Kornelia andavano alla grande ma lei aveva poco tempo per i loro incontri clandestini, presa com'era dal suo lavoro che non terminava al suono della campanella. Jon era più presente ma finché avesse piovuto in quel modo non avrebbero potuto fare gite fuori porta, servizi fotografici in giro per Roma o lezioni di guida.

«Va tutto bene?» gli chiese Marta, quando lo vide uscire dalla cucina dopo l'ennesimo spuntino. «Sembri un'anima in pena.»

«Io sono un'anima in pena» rispose Alessio, decidendo che fare due chiacchiere con sua madre l'avrebbe aiutato a distrarsi dall'ansia che gli divorava lo stomaco e che cercava di sedare a suon di biscotti e fette di pane e salame.
Dopo l'incidente con lo specchio, a dispetto delle sue catastrofiche aspettative, la situazione a casa era tornata tranquilla. Tommaso aveva continuato a sforzarsi di essere un bravo padre (e lui si era imposto di non fare smorfie o battute sarcastiche ogni volta che quelle due parole venivano pronunciate) e in effetti aveva tenuto le mani a posto e la lingua a freno; Marta stava attraversando una lunga fase da Mammina Amorevole, sommergendolo di coccole e attenzioni. Eppure lui continuava a star male. Oscillava tra la convinzione che il suo malessere fosse la conferma del suo essere destinato a soffrire per sempre a prescindere da come veniva trattato, in quanto nato storto, e profondo rancore verso chi l'aveva reso tanto fragile 

«Mi sento come un vaso pieno di crepe che sta per rompersi.» aggiunse.

«Tesoro, tu non ti romperai. Hai superato tante brutte cose, hai una forza grandissima.»

«È proprio questo il problema. Tutte quelle botte mi hanno incrinato e finché tirava vento mi sono aggrappato per non cadere e frantumarmi in mille pezzi, ora invece... Hai presente nei film, quando qualcuno viene rapito e torturato e lotta per sopravvivere, poi lo salvano e crolla? Ecco, io mi sento così, più o meno. Tipo i reduci del Vietnam che hanno le allucinazioni.»

Con la differenza che qui la guerra non è ancora finita del tutto, e non è detto che non finirò sventrato,  o che non metterò il piede su una mina e boom!

«Devi trovarti un lavoro o iscriverti all'Università. Stare a casa tutto il giorno senza far niente non ti aiuta.»

«Ma mi ascolti quando parlo? Ti sto dicendo che non sto bene, non stavo bene neanche quando andavo ancora a scuola, non cambierò lavorando o studiando.»

«Come puoi dirlo se non hai provato?»

«Non so cosa voglio, mamma. Mi sembra di vivere nella nebbia, non so da che parte andare.»

«È normale essere un po' confusi alla tua età.»

Cosa mai poteva saperne, lei, che alla sua età già aveva un figlio di due anni, si manteneva da sola e aveva bruciato tutte le tappe?

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora