5. Crocefisso

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Alessio si guarda intorno confuso. Quello che scorge nella penombra sembra il corridoio di casa sua, ma è molto più lungo e ha il pavimento di pietra grezza. Al termine, invece della porta d'ingresso, c'è uno specchio rettangolare, enorme. Quando i suoi occhi si abituano alla poca luce, riesce a scorgere il proprio riflesso e capisce perché sente dolore dappertutto.

È stato crocefisso. 

Una figura coperta da un mantello scarlatto con un cappuccio che gli nasconde il viso, esce dallo specchio e incede minacciosa, emettendo un ghigno sinistro.

Il ragazzo sa cosa sta per accadere e sa che non può fare niente per evitarlo. Volge lo sguardo verso la camera di sua madre, sospira rassegnato. Chiude gli occhi.

La figura in rosso srotola lentamente una bobina di filo spinato. Lo usa per bloccargli saldamente un braccio all'asse di legno, glielo fa passare attorno ai fianchi, al petto, fino all'altro braccio e ride, ride sguaiatamente.

«Rimarrai su questa croce per l'Eternità» gli dice, tappandogli la bocca con una mano che puzza come una carogna putrefatta. «A meno tu non decida di liberarti, sapendo a cosa andrai incontro. Vuoi soffrire fino alla fine del tempo o morire  lacerato? Fossi in te sceglierei la seconda. Qualche minuto di dolore atroce e poi la pace.»

Alessio riapre gli occhi. Si ritrova nel proprioletto, abbracciato a un cuscino madido di sudore. Il gocciolio che sente è pioggia, non sangue che gronda dal suo corpo straziato, e il dolore che gli infiamma il braccio destro è dovuto a tre tagli sottili che non ricorda di essersi inflitto.

L'ho fatto di nuovo.

Per fortuna la temperatura si è abbassata notevolmente e può girare in maniche lunghe senza dare nell'occhio. Se Tommaso scoprisse cosa ha combinato, lo picchierebbe a sangue, come del resto ha già fatto sei mesi prima.

«Non sei solo un povero incapace, sei fuori di testa.»

Dieci cinghiate che lui ha incassato senza un lamento, in fondo convinto di meritarsele.
E poi una scarica di botte senza precedenti, fino al terribile impatto col bordo del tavolo, che gli ha incrinato due costole.

«La prossima volta ti sbudello e ti faccio a pezzi.»

Alessio rabbrividisce, si sente mancare l'aria esattamente come quando si è ritrovato sul pavimento a fissare la tovaglia chiazzata di rosso, vivo per miracolo. Deve assolutamente trovare una soluzione per liberarsi di Tommaso prima che sia troppo tardi, perchè non vuole morire ed è stanco di soffrire e avere paura. Denunciarlo è fuori questione, avrebbe dovuto farlo prima. Ora si vergogna, ha compiuto diciotto anni e dovrebbe essere in grado di difendersi.

Osserva sconsolato il cuscino e le lenzuola sporche di sangue. Sua madre scoprirà cosa ha fatto (Di nuovo, Alessio? Cos'hai che non va? Ti rendi conto che non è normale farsi del male?), lo guarderà con quell'espressione di rimprovero e delusione che ogni volta gli spezza il cuore e si porta via un altro pezzo della sua anima marcia, ma se è fortunato non dirà nulla al compagno. Non è così crudele da gettarlo nella fauci della bestia, anche se non ha mai fatto nulla per sottrarlo alla sua furia devastante.

Si affaccia titubante dalla porta della sua stanza. L'appartamento è immerso nel silenzio, ma la luce in cucina è accesa. Attraversa il corridoio cercando di non fare rumore e si rifugia in bagno. Dopo essersi sciacquato il braccio sotto l'acqua corrente, ci versa sopra un'abbondante dose di alcol denaturato. Brucia come l'Inferno ma è niente rispetto al dolore che sente dentro. È una sofferenza piacevole e rassicurante, che lo tiene insieme e gli da la forza di affrontare la giornata.

***

Come da tradizione, rientrando dal turno di notte, Marta ha portato un vassoio di paste fresche. Maritozzi alla panna, brioche con la Nutella e quei bignè con la ganache al cioccolato per cui Alessio va pazzo. La tavola è apparecchiata con cura, l'aroma del caffè appena fatto riempie l'aria. Visti da fuori, sembrano una famiglia felice.

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora