Col passare dei giorni, Alessio riscoprì il senso di fame.
Ma non la voglia di soddisfare quel bisogno a cui non aveva mai dato preso prima di allora, se non nei momenti in cui si accompagnava a un malessere interiore e mangiare non era più una necessità fisiologica bensì un'urgenza, un modo di mettere a tacere il dolore quando non riusciva più a sopportarlo.
Il cibo, un tempo carburante e innegabile piacere, divenne un nemico. A seconda dell'umore del momento, ora era un ostacolo nel suo cammino verso la non-esistenza o qualcosa che gli avrebbe tolto le attenzioni di sua madre.
A differenza di molti anoressici, lui non aveva smesso di mangiare per dimagrire e poi scoprire che il problema era un altro. Aveva sempre reputato il proprio corpo imperfetto, vedendo (anche e soprattutto per via del condizionamento materno) troppo grasso dove non ce n'era ma non era questo il punto. La percezione che aveva del proprio aspetto era troppo instabile per giustificare una dieta così drastica e prolungata, alla convinzione di dover perdere peso si alternava quella di essere troppo esile. No, lui era passato direttamente alla fase successiva: voleva annullarsi, sparire, morire lentamente visto che non aveva più trovato il coraggio di ricorrere a un gesto estremo, e al tempo stesso voleva essere visto, raggiungere un'esteriorità che coincidesse con la sua interiorità, e salvarsi.
Per farlo doveva resistere ai crampi allo stomaco e non cedere alla tentazione delle leccornie con cui Marta riempiva sistematicamente frigo e dispensa.Iniziò a mangiare un po' di più, comunque... fette biscottate, prosciutto cotto, qualche quadretto di cioccolato fondente quando la vista gli si annebbiava, a volte persino mezzo piatto di pasta con olio e parmigiano; ma non abbastanza da frenare il suo rapido calo ponderale e fargli riprendere colore.
Stanco di essere preso a cinghiate quasi quotidianamente, prese l'abitudine di svuotare il piatto in presenza di Tommaso, per poi liberarsi in bagno. Il patrigno non se ne accorse mai, anche se trovava sospetto il fatto continuasse a dimagrire, e una mattina, i primi di marzo, lo trascinò in bagno per pesarlo.«Siamo molto preoccupati» gli disse Marta, spostando la bilancia in un punto in cui avrebbero tutti visto bene il responso. «Se questa situazione non si risolve, dovremo farti ricoverare.»
«Se non ti decidi a mangiare ti cacceranno un tubo in gola» aggiunse Tommaso, con un ghigno divertito.
«Ma io mangio!»
«Evidentemente non abbastanza. Guardati tesoro, dov'è finito il mio bel bambino? Sembri un fantasma.» Sua madre gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a voltarsi verso lo specchio. «Lo vedi come sei ridotto? Togliti il maglione.»
Alessio si sforzò di vedere quello che vedeva lei, si sforzò davvero, ma non ci riuscì. Aveva il viso più scavato, questo sì, e gli occhi cerchiati, ma non era né scheletrico né aveva l'aria di uno che non sarebbe arrivato alla fine della settimana. Sotto la maglia aderente (rispolverata da uno scatolone di abiti che non metteva più dal secondo anno delle superiori) poteva vedere le costole anche senza trattenere il respiro, ma non tanto e non tutte. Stavano facendo troppo rumore per nulla.
«Posso coprirmi?» chiese, facendo spallucce. «Ho freddo.»
«Hai freddo sì, stai morendo di fame. Devi mangiare di più.»
«Sei un insulto a chi non ha cibo» urlò Tommaso, spazientito. «Mio padre ti avrebbe preso a bastonate, lui che ha conosciuto la fame vera. Basta con questi capricci da ragazzina, da ora in poi o righi dritto o righi dritto. Mi sono rotto il cazzo. Pesati.»
Alessio salì sulla bilancia e vide la lancetta fermarsi molto prima di quanto temesse. Sessantanove chili, vestito e con le scarpe. Dopo Natale aveva sfiorato gli ottantadue, in mutande e maglietta. Troppi, a detta di sua madre e dei jeans che si chiudevano a malapena. Possibile avesse perso più di quindici chili in un mese e mezzo? Forse era arrivato il momento di comprare una bilancia nuova, quella doveva essersi rotta sostenendo la mole del patrigno.
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Alessio
General FictionATTENZIONE! Storia ad alto contenuto di violenza, descrizioni crude e linguaggio spesso volgare. -5 luglio 1999- "(...) paziente non collaborativo, mostra ostilità e atteggiamento provocatorio verso il personale medico. Nega di aver tentato il suici...