20. La Bestia

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WARNING! Contenuti violenti e disturbanti.🩸

La voce di Tommaso risuonò nel corridoio.

«Ho conosciuto la tua supplente di matematica. Gran bel culo, se non ero impegnato una ripassatina gliela davo volentieri.»

 I suoi occhi da rapace lo scrutarono animati da una luce che era un segnale di pericolo. Marta non disse nulla, non se ne uscì col suo solito «Tommy, per favore!» e il tono disgustato che riservava a certe esternazioni da parte del compagno. Altro brutto segno. Bruttissimo.

«Sei andato anche tu alla riunione?» chiese Alessio.

«Non fare domande stupide. Certo che ci sono andato, tesoro. Ho sempre avuto l'impressione che tua madre non mi raccontasse tutto e non mi sbagliavo. Vuoi sapere cosa ci hanno detto?»

Alessio si impose di rimanere calmo e di non abbassare lo sguardo neanche per un istante. Mostrarsi preoccupato o intimorito non avrebbe giovato alla sua causa.

«Ho ottimi voti» rispose. «L'ultimo compito di Sistemi non è andato benissimo, comunque lunedì mi faccio interrogare e rimedierò.»

«Hai rischiato di non essere ammesso agli esami per la condotta» intervenne Marta, gelida. «Perché non ci hai detto niente? I tuoi professori hanno deciso di chiudere un occhio per via del tuo rendimento eccellente, ma ci hanno fatto capire che se non righi dritto in queste ultime tre settimane potrebbero non aiutarti qualora qualcosa andasse storto durante le prove. Siamo molto delusi, Alessio. Per il tuo comportamento a scuola e per le bugie che racconti.»

Perché mi stai facendo questo, mamma? Hai sempre saputo che non ho una condotta esemplare, mi hai sempre retto il gioco e ora che il tuo fidanzato di merda ha scoperto la verità non mi difendi più? Hai paura se la prenda con te? Non ti preoccupi di quello che potrebbe farmi?

No, non l'avrebbe tradita. Non l'avrebbe messa nei guai.

«Non pensavo fosse così grave. Alla fine si tratta solo di qualche ritardo e un paio di rispostacce a un professore che mi provoca in continuazione. Ne abbiamo già parlato.»

Tommaso lo afferrò per un braccio e lo spinse contro il termosifone, un ginocchio puntato contro il suo stomaco e una mano a sollevargli il viso. Se avesse premuto solo un po' di più, gli avrebbe spezzato la mandibola. Alessio trattenne il respiro, spaventato.

«Io ti ammazzo. Giuro che prima o poi lo faccio, a costo di finire in galera!»

«Tommy, stai esagerando. Lascialo stare. Quel professore è odioso, è...» Marta era impallidita. Si avvicinò al compagno e gli sfiorò una guancia, mise le mani sulle sue cercando di convincerlo a mollare la presa.

«Tuo figlio merita una lezione!» Tommaso si allontanò da Alessio e si sfilò la cinta. «Non provare a fermarmi o lo ammazzo davvero.» 
Con una mano indicò il tavolo del soggiorno.
«Avanti, tu, non farmi perdere tempo e te la caverai solo con qualche livido.»

Qualcosa scattò nella mente del ragazzo. Qualche minuto prima aveva giurato a se stesso che avrebbe venduto cara la pelle, ma ora che aveva la possibilità di assestare un pugno in faccia alla Bestia o raggiungere la porta e scendere le scale urlando che il suo patrigno voleva fargli del male, si rese conto che non si sarebbe comportato diversamente dalle altre volte. La reazione di Marta, quel barlume di istinto materno che l'aveva fatta intercedere per lui schierandosi contro la Bestia, gli suggerì un'idea malsana: l'avrebbe punita facendosi picchiare. Se Tommaso era andato alla riunione, la colpa era sua che l'aveva informato, sapendo bene che così sarebbe venuto a sapere quello che gli avevano nascosto per un anno e mezzo.

In silenzio, si tolse la camicia, poggiò la testa sul tavolo, strinse i pugni e si apprestò a ricevere la solita dose di cinghiate. Cinque o dieci o cinquanta, non gli importava. Non sarebbe morto, non avrebbe riportato danni irreversibili. 

AlessioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora