65.

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I giorni passavano così velocemente, tra meno di 10 giorni ci sarebbe stato il matrimonio mio e di Ciro, sembrava che tutti fossero più emozionati di noi, cosa impossibile ma Silvia e Rosa la mattina invece del buon giorno mi ricordavano quanti giorni mancavano.
Ciro si era quasi definitivamente traferito da me, era h24 a casa e infatti stava iniziando a cucinare e anche lui visto che io ero spesso a lavoro e lui a casa, si, se ve lo state chiedendo lui mangiava ancora di quei soldi sporchi, su questo non lo smuovevi di un centimetro quando si parlava di soldi, diceva che pur sporchi lui se li aveva "sudati" e quindi li doveva spendere perché ne aveva in quantità, che stupido.

Era il 12 Luglio, tra 10 giorni sarebbe stato 22, la data del nostro matrimonio..
Avevo appena finito di lavorare e avevo parcheggiato l'auto sotto al mio appartamento chiudendo la portiera alle spalle, poggiai lo zaino sulla spalla destra e girai subito lo sguardo ad un Suv nero, alla guida notai che c'era Castaldo: il ragazzo che spesso era fuori al club dei Ricci, mi avvicinai appena, aveva il finestrino abbassato e stava fumando:
« Castà.. che ci fai qua? »
« Signorì.. Don Salvatore mi ha chiesto di portarlo qui.. ma abitate voi qua? »
Nemmeno risposi neanche alla sua domanda, misi a fuoco la cosa e corsi subito nel palazzo, cercai le chiavi nella tasca della giacca e notai che le ascensori erano bloccate, serrai la mascella e iniziai a farmi due a due le scale arrivando col fiatone al cancello e sentì quasi le urla:

« Tu irà esse l'omm da casa mij, tu irà essr l'unico Boss e Napl, e guardt.. rind a n'appartament in affitto, cu na puttan.. ma c ta fatt t la mis ngap? Cirù ma c stai cambiann.. »
Deglutì sentendo le urla di suo padre, ma quelle di Ciro no: il mio istinto diceva di aprire la porta con le chiavi e andare da lui, l'altra parte di me non voleva complicare le cose.. però segui il mio istinto, apri la porta con le chiavi e alzai lo sguardo guardando Ciro con lo sguardo serio poggiato al tavolo della cucina e Don Salvatore mentre si reggeva ad un bastone ma era in piedi, lo guardai e deglutì guardando lo sguardo di Ciro cambiare, infondo alla stanza cera anche Christian, l'altro uomo che lavorava per loro.
« Tali.. vai in camera mo se ne vanno.. »
Non feci nemmeno il tempo di annuire:
« Ma chi se ne va Cirù? Tu te ne vien cu me.. »
« Ij nun veng Pà, a casa mi ormai è cu Talia, ij a fa chell c fai tu nun c'è torn.. voglij sta tranquill »
Guardai Don Salvatore fissare Ciro e poi avvicinandosi a lui con aria di sfida gli puntò il dito contro:

« L'agg semp pensat ca si chiu Strunz e mammt, talequal a ess, pe chest laggia avut accir'r, pecchè vulev ij Adde guard.. e na ser la portai a cena fuori, ebbe un attacco di panico e soffocai che man meij.. stava soffrendo troppo.. e sai cagg fatt? Lagg appicciat Cirù.. »
Deglutì sentendo le parole di suo padre e piano piano mi avvicinai dietro Ciro, guardai gli occhi di quest'ultimo così Rossi, socchiusi e aveva le lacrime agli occhi.
« Ma c omm si? T miett a chiagnr? »
Ciro fece per tirargli un pugno ma bloccai subito la sua mano tenendo le dita sulle sue nocche così strette.
« Vatten.. primm ca t'accir che man meij.. »
« Ma c Strunz r'omm.. »

Don Salvatore si voltò per andare via mentre Christian si avvicinò a suo padre per andarsene via ma Ciro si avvicinò subito a quest'ultimo prendendo la pistola che aveva nei pantaloni dietro Cristian.
« Penz ca si nun si muort rind o spital muor mo »
Alzai subito la testa, no, non poteva succederà, non adesso che le cose stavano andando bene, non adesso che ci mancava così poco per la nostra fine, alzai subito gli occhi mentre suo padre si voltò sorridendo come per sfidarlo mentre la pistola era puntata quasi al suo petto:
« Cre.. a chi stai aspettan? »
« Ciro.. Amo.. no.. t preg.. »
Socchiusi le labbra sentendo gli occhi lucidi e cercai di avvicinarmi piano a lui.
« Cre nun m spar? E fatt già duij muort mo che ne fai un'altro c fa? » sorrise suo padre
Lo guardai mentre i miei occhi caddero sulle sue mani che stava quasi per premere il grilletto, le sue mani tremavano e forse anche le mie, perché quando allungai la mano sulla pistola piano riuscì' a sussurrare:
« amo.. te preg, pienz a nuij.. tu non sei come loro, per favore.. »
Girai lo sguardo al suo volto, stava piangendo, deglutì trattenendo le lacrime e poggiai la mano sulla pistola premendo il bottoncino affianco per far cadere i proiettili e quando ci riuscì Don Salvatore uscì di casa prima di Cristian che prendendosi la pistola andò via.

Girai lo sguardo a lui, non l'avevo mai visto così..
Mi abbassai subito a lui vedendolo sedersi a terra e con le mani sul viso sentì i suoi singhiozzi, poggiai le braccia attorno alla sua testa e gli lasciai baci sulla tempia lasciandolo piangere.
« È stat iss Talì.. »
Erano giorni che Ciro mi diceva che suo padre aveva ucciso sua madre, eppure gli avevo sempre detto di no, che non era possibile, che un amore non può essere così tanto malato, e invece si, così tanto malato da ucciderla per un codice di merda.
Lo strinsi più forte possibile nel momento in cui le sue braccia avvolsero il mio corpo e capì che si.. appena ci saremmo sposati dovevamo andare via da lì, fuggire da questo mondo, fuggire da tutto, pur di vederlo felice.

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