5.

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Vi giuro, a volte vorrei essere come tutti.
Vorrei trattar male chi mi da' il cuore e fregarmene delle conseguenze, vorrei imparare a sbagliare senza ammetterlo mai, senza dover mai chiedere scusa.
Vorrei saper rigirare le cose a mio favore, vorrei provare a non essere coerente, a dire un sacco di cose per poi farle crollare un secondo dopo.
Vorrei avere la cattiveria di tutti quando puntano il dito contro qualcuno, o quando trovano nelle persone sono difetti!
Vorrei non aver un cuore per sentirmi superiore a tutti, convinta di non sbagliare mai.
E vorrei cercare qualcuno solo perché ho bisogno di qualche strano favore, senza mai cercarlo per chiedergli se sta bene, se ha voglia di fare una passeggiata o di prendere un caffè.
E vorrei essere ipocrita, un cazzo dì menefreghista come tutti, perché probabilmente si vivrebbe meglio.

« Quando parlo con te devo parlare 40 volte visto che sembra che non mi ascolti mai.. »
« Ti sto ascoltando Silvia.. »
« E cos'ho detto? »
« Che hai fatto sesso con Milos.. »
« Non proprio.. cioè si.. »
La guardai alzando un sopracciglio cercando di capire, ma in realtà era così, aveva solo vergogna di ammetterlo.
Sorrisi scuotendo la testa e rimasi seduta accanto a lei sul divano mentre dalla tv usciva la voce di Paolo Bonolis.

Erano le 19:20 e stavamo guardando quel programma dove spesso io e Silvia facevamo le gare a chi sapesse le risposte di più, era una cosa stupida e banale ma per noi no, perché erano dei piccoli spezzoni della nostra amicizia.
Io e lei ci conosciamo da quando abbiamo più o meno 12 anni ma abbiamo iniziato ad approcciare quando al primo superiore entrambe avevamo deciso il banco all'ultima fila.
Silvia era il mio opposto, estroversa, bella, dolce, simpatica, e l'unico difetto che aveva era che.. era la sorella di Edoardo Conte, migliore amico di Ciro Ricci. Che poi non era nemmeno un suo difetto.

« Stasera siccome siamo soli, Edo ha preso le pizze, tu rimani a dormire qui e poi domani pomeriggio torni a casa? »
« Ma domani è domenica.. non vorrei lasciare sola mamma! »
« appunto, vai via la mattina se vuoi andare »

Annuì guardandola e sbadigliai appena spostando i capelli dal visto, dietro l'orecchio destro e girai il viso al mio cellulare.
« Speri ancora in un suo messaggio eh? »
« Cosa? »
« Parlo di Carmine.. »
« No.. »
« Come no? »
« No.. nel senso che, si, non riesco a lasciare che vada via, però ha scelto lui questa cosa, quindi se ciò lo fa stare bene allora okay.. »
Silvia resto' a guardarmi per qualche istante e poi mi sorrise come solo lei sapeva fare.
« Lo vedo come lo guardi a scuola.. »
« È inevitabile non lo nego, è palese, siamo stati 3 anni insieme non è sicuramente una cosa stupida.. »
« ma non ha senso.. »
« Ha deciso così, un giorno si sveglia e non mi rivolge più la parola, tutto qui, e va bene, davvero.. adesso devo pensare a me »
Silvia annuì subito sorridendo come per dire "era ciò che volevo sentire" e le sorrisi spostando poi subito lo sguardo alla porta che si apri.

« Ue, c stat facenn tutt e doij? »
Quella stupida voce, sospirai appena girando il viso e tornai a scorrere le dita sul touch del mio cellulare.
« Ciro, se apri la porta può darsi che entriamo »
Alzai subito la testa sentendo il nome e deglutì scuotendo la testa, solo lui ci mancava.
« E tu che ci fai qua? » chiese Silvia
« chist oi, deve rompere sempre il cazzo »
« Ma c fa scus, stai un po' qua.. »
Rispose Edo a Ciro mentre lui sbuffava anche per aprire la porta al suo amico con le mani occupate dalle pizze.
« Ja femmine belle venite a tavola che mangiamo! »
Silvia si alzò subito correndo da suo fratello e io mi abbassai a tirarmi i calzini lunghi e girai lo sguardo sentendolo.

« Mi fai sangue pure in pigiama, è normal? »
« Ma quant fai schif.. »
Lo guardai in modo disgustata e girai la testa guardandolo sorridere, oddio che nervi. Sbattei contro la sua spalla per farlo spostare e entrai in cucina sedendomi accanto a Silvia.
« Tali mi aiuti? »
Annuì subito avvicinandomi a lei e l'aiutai nel dividere le pizze e spostai lo sguardo accorgendomene soltanto dopo che Edoardo mi stava guardando da quando ero entrata.
« Oh.. questa è di Edo.. »
Afferrai la pizza che mi diede Silvia e mi voltai porgendola a lui senza rivolgergli nemmeno uno sguardo.

-

« No Edo sparecchi tu, eja! »
« Eja Silvia ma chest so cos che fann e femmn »
« Perché state ancora all'epoca che le femmine devono fare le domestiche e voi gli uomini vissuti? »
Calo' un silenzio esagerato, per tutto il tempo non avevo aperto bocca mentre stavamo mangiando, in realtà Ciro e Edo avevano detto solo cazzate e avevamo parlato di un certo Nazario e poi avevano menzionato più volte Carmine, ovviamente soltanto in modo negativo, senza fregarsene del fatto che io fossi lì.
« Nennè, le cose sono così qua. »
« Ciro Ricci, hai un cervello più piccolino delle palle che ti ritrovi, davvero. »
Guardai la sua mano stringere così forte il cartone della pizza vuoto e sorrisi scuotendo la testa sentendo Silvia ridere e Edoardo tossire.
« Tolgo io la tavolo o Ricci pensa che non sappia fare nemmeno una cucina.. »
« Devi saperla fare per forza, tu non hai là stoviglie, a stento riesci a comprarti un paio di mutande. »
« Non avrò i soldi che hai tu, ma quando li guadagno so che sono puliti e non sporchi di sangue e lacrime di gente. »
Lo guardai con aria di sfida mentre Edoardo si intromise subito.

« Uagliu bast, Ciro jiammuncen a fumá na cann ja. »
« No, aiuto la ragazzina a sparecchiare. »
« Si ma cercate di non scannarvi. Noi cerchiamo un film. »
Si intromise Silvia mentre fece segno ad Edo di lasciarci soli. Sospirai appena scuotendo la testa e apri la spazzatura per infilarci i cartoni delle pizze restando in silenzio.

« Ma tu pensi davvero ca ij song accussi scem? »
« Da quando ti importa ciò che penso? »
« Ma comm e fatt a sta nziem a nu traditor? »
Alzai subito la testa prendendo il cartone che mi porse e serrai la mascella guardandolo. Non finiva una conversazione sensata. Era serio?
« Ma qual'è il tuo problema, che sono stata insieme ad un Di Salvo, che non voglio farti aiuto a scuola o che non sono cascata ai tuoi piedi come tutti? »
Dissi in modo serio, fin troppo.
Finché lui fece in modo che lasciassi la spazzatura e mi spinse contro la cucina, ma stavolta non forte, anzi.

« O problem mij e' che.. non ti ho conosciuto prima do Piecur.. »

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