48.

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La sera era calata e i miei genitori non erano a casa, papà dopo il lavoro aveva chiesto se volevamo andare a cena insieme ma io gli avevo detto semplicemente che stavo bene a casa anche se loro non volevano farmi uscire da sola, non sarei uscita, mio padre sicuramente avrebbe protetto mia mamma in qualsiasi istante e ciò mi faceva stare più tranquilla.

Non avevo detto nulla a nessuno riguardo al mio pensiero: Ciro e Edo avevano sparato ai cugini di mia madre. Ero riuscita soltanto a dire a mio padre di non fare ricerche riguardo quest'accaduto e lui forse aveva capito senza nemmeno farmi domande.
Mi guardai attorno e guardai l'orologio al muro: 20:45, sbuffai appena e apri il frigo ma sentì il campanello e deglutì subito girando la testa.
Grandissima cogliona che sono, non avevo spento nemmeno la luce e la mia immaginazione aveva così tanta fantasia da pensare che forse era qualcuno che voleva uccidere me o mia mamma.
Maledi' il fatto di non portare il cognome di mio papà.

Mi avvicinai piano alla porta e spostai con l'indice avvicinandomi con l'occhio nel buco dove potevamo vedere chi fosse e sospirai appena di sollievo quando notai Ciro.
Apri subito guardandolo e lo lasciai entrate chiudendomi la porta alle spalle mettendoci il lucchetto anche.
« Ma cre oh.. tutt stu tiemp.. »
Alzò un sopracciglio guardando che avevo messo il lucchetto alla porta.
« C stai facenn.. hai mangiato già? »
Scossi la testa in un no guardandolo mentre poggiava le due pizze sul tavolo della cucina e sospirai appena sedendomi sullo sgabello guardandolo.
« Oh ma cre nun parl chiu? »
« Ma c taggia ricr? »
« Mangiamm ja.. »
Annuì e l'aiutai con le pizze.

Il realtà ci fu un silenzio enorme, non era mai successo tra di noi, si sentiva che qualcosa non andava e il mio sguardo rimase assente quasi.
« Nennè.. mi dici che ti succede? »
Lì per lì subito non risposi, lo feci dopo mentre allontanai il cartone della pizza con gli ultimi due pezzi che non volevo e lo guardai.
« Si stat tu e Eduard eh? »
Lui si stava pulendo le mani mentre il suo cartone era vuoto, sentì il suo sospiro e serrai la mascella guardandolo.
« Ti cambia la vita saperlo? »
Mi aveva dato la conferma, mi tirai su facendo per allontanarmi ma la sua mano afferrò subito il mio braccio sbattendomi diritto alla cucina.
« Nun me tuccà.. »
Cercai di spingerlo via sentendo gli occhi pizzicare, ma con scarsi risultati, Ciro era più grande di me e io non potevo difendermi da lui.
« Tali.. ho dovuto farlo per forza.. così non finirà mai questa guerra e noi non potremmo essere felici.. »
« Ma da quando dipendiamo da altri noi? Da quando per essere felice dobbiamo aspettare altri? Teng 18 ann, nun m voglij perdr pe sta vit e merd.. »
Ciro non lasciò la presa anzi, stringeva le sue mani attorno alle mie braccia e cercò in tutti i modi di far sì che lo guardi negli occhi senza aver dei risultati positivi.

« Tali.. o sapiv cosa sarebbe successo dopo.. »
« Ij nun sapev ca tu acceriv a gent pero'..»
« Ma ij laggia fa.. »
« E ij nun pozz sta cu na person ca ogni juorn se sporc e man e sang.. »

Girai lo sguardo schifata sentendo le sue dita sempre più larghe e lasciare le mie braccia.
« Me stai lasciann accussi? »
« Cagn Ci.. cagn si over m vuo bene.. »
« Tu nun può cagnà na perzon.. si a vuo la vuoi per quello che è,  e non cerchi di cambiarla. »
« Pecchè nun capisc..? »
« Capisc tropp buon Talì, sol ca magg rutt o cazz e facc fint e nient. M stai lasciando? »
Mi chiese ancora ma senza guardarlo rimasi in silenzio deglutendo appena.
« RISPUNN »
Urlò così forte che d'istinto poggiai le dita sulle orecchie, chiusi subito gli occhi e alzai il viso a lui guardandolo, annuì subito.
Sussultai quando le sue nocche rosse chiuse in un pugno vennero scaraventate nel muro della cucina, si fissò la mano appena sanguinante e poi mi rivolse lo sguardo.

« Agg rat tutt cos pe te.. e tu c fai.. »
« A verità è ca tu le semp saput che tra noi due non poteva mai funzionare, ma l'abbiamo fatto lo stesso con la consapevolezza ca c'è putevm fa male assai.. »
« Tali.. pe favore nun te fa vre cu nat.. »

Lo guardai annuire, aveva gli occhi lucidi e rossi, forse tratteneva le lacrime e la voce era quasi spezzata. Deglutì appena restando con la schiena attaccata al muro e lo guardai prendere la giacca e uscire dalla cucina ma sotto la porta si voltò di nuovo restando a fissarmi per qualche istante, non perse tempo a tornare indietro e prendermi il viso tra le mani lasciando un bacio con una leggera foga che non riuscì nemmeno a non ricambiarlo, mi alzai appena sulle punte e lo guardai negli occhi:
« O sacc ca è l'ultima vot ma p favor nun t scurda' e me.. pecchè ti amo.. »
Stavolta non mi toccò più, andò via e chiusi subito gli occhi sentendo la porta sbattere.

Molto spesso facciamo cose della quale dopo ci pentiamo, ma se non le facciamo ci sentiamo quasi incompleti, eppure Ciro era stato per me uno dei capitoli più belli della mia vita, per quanto ci fossero stati tanti bassi momenti c'è ne erano stati anche alti, giorni in cui non ho mai raccontato ma che abbiamo vissuto nella costante paura di perderti, perché il nostro amore è un po' così, lo è sempre stato, un piccolo amore ma immenso tanto immenso da diventare noi piccoli, troppo piccoli da sopportare tutto ciò che ci circondava attorno.

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